Carbonia. Renzo Laconi a Carbonia e poi Sandro Pertini e Lelio Basso. Nasce in città la Federazione Giovanile Comunista, attivissimi ragazze e ragazzi: al loro fianco, le donne della sinistra e dell’Udi

30 Aprile 2023
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Gianna Lai

Come ogni domenica dal 1° settembre 2019, un post sulla storia di Carbonia.

Appena nata la Federazione Giovanile Comunista, diviene ancor più significativa in città la presenza di ragazzi e ragazze durante quella importante campagna elettorale. Importante la loro partecipazione ai comizi rionali, che si spingono verso la periferia più estrema della città, fino alle frazioni e poi, ancora, verso l’intero Sulcis. E, nelle sezioni, dove è sempre fervida l’attività di distribuzione del materiale di propaganda e l’organizzazione di incontri e di assemble di caseggiato e di quartiere. Ma determinante il lavoro porta a porta che tutti coinvolge, giovani e adulti, e poi presso gli ingressi della miniera, prima ancora che gli operai raggiungano i cantieri: una partecipazione di uomini e donne fortemente coinvolti, così sentita l’elezione del primo Consiglio Regionale, finalmente poter contare e impegnarsi a cambiarla, questa isola, attraverso una rappresentanza democratica liberamente eletta. E poi legami stretti del Comitato di zona del Pci con tutti i paesi del Sulcis fino a Carloforte, campagna elettorale e campagna della pace, “tutte le forze democratiche contro la guerra”, aveva detto Velio Spano. Ed allora, contro il Patto Atlantico, a condannarlo, manifestazioni popolari ovunque.
Crescono e si moltiplicano così i Comitati per la pace, durante quella campagna elettorale del 1949, in tutte le città dell’isola, a sottolineare come il Patto Atlantico sia argomento centrale di discussione e, insieme, profondamente divisivo nella sua articolazione, anche in Sardegna. Da un lato le maggioranze governative a sostegno, dall’altra i ceti popolari e la stampa di sinistra. A Carbonia partecipano ai Comitati anche le associazioni dei disoccupati del Sulcis i quali, nel mentre, chiedono l’ampliamento del mercato e dell’ospedale e la costruzione degli edifici ancora mancanti in città, per assicurare nuovo lavoro. E l’associazionismo femminile, in quei giorni particolarmente attivo nella mobilitazione per la pace,“Assemble delle donne contro la guerra” titolano i giornali, a Carbonia e nell’isola: vi partecipano le donne del PCI, con Nadia Spano e del Psi, con Maria Piga, Joice Lussu del Psd’azs e Tullia Melis del Psd’az. E l’intera Udi e l’Inca, l’Istituto Nazionale di Assistenza della Cgil, ancora impegnati nella campagna per assicurare ospitalità ai bambini di Carbonia, “figli delle vittime della repressione poliziesca”, presso le famiglie di operai della Penisola.
A fianco dei giovani comunisti, presenti i giovani socialisti e del Psd’az socialista nei comizi elettorali e per la pace contro il Patto Atlantico: Renzo Laconi in data 28 aprile, lo annuncia L’Unità del 27, parla a Carbonia di momento importante e della necessità di una forte mobilitazione cittadina contro la repressione, piazza Roma invasa da “una folla immensa”. E contro la guerra, parla l’oratore, i pericoli di un nuovo conflitto in un mondo diviso tra le due grandi potenze. Ma centrali, nel suo discorso, i temi dell’autonomia, per la quale bisogna ancora combattere se non si vuole vederne svilito il significato, e dell’allenza operai - contadini, che già durante le lotte di quei mesi si sta avviando in tutto il territorio. E del sostegno del partito alle lotte dei minatori e dell’impegno delle sinistre in Consiglio Regionale e in Parlamento, ad affermare la dimensione nazionale del problema Sulcis. Così come della questione sarda, che “doveva essere affrontata e risolta, in primo luogo, attraverso il previsto concorso dello Stato”. Per un progetto “capace di qualificare in modo democratico e organico il rinnovamento della società e dell’economia sarda, porre mano alla ricostruzione, ma anche affrontare i problemi da tempo rimasti irrisolti, mobilitando i lavoratori della terra e dell’industria,… accanto alle comunità urbane immiserite anch’esse in seguito al conflitto”.
E poi Emilio Lussu, la difesa delle miniere, da attuare in Parlamento e ora in Consiglio Regionale, e la politica estera, “il nostro Paese non ha che un interesse: la pace. E la sola probabilità di favorire la pace è di proteggere se stesso con la neutralità”. E la politica coloniale dello Stato nei confronti della Sardegna, da combattere con la “solidarietà e l’unità creatrice degli operai e dei contadini”. E poi la confluenza del Psd’azs nei socialisti: una scelta di classe, “Socialismo e autonomia, in cui due correnti storiche si fondono e affermano più solidamente gli ideali della liberazione”, aveva detto poco prima, il 25 marzo di quell’anno, al X Congresso del Partito sardo d’azione socialista, preparando l’unificazione fra i due schieramenti. E si moltiplicano, in città e nel territorio, i comizi dei dirigenti locali, Pietro Cocco, a fine aprile, seguito da “il compagno socialista Aldo Lay” a Pula e Capoterra. E poi ancora, tra i dirigenti nazionali, parlano a Carbonia Lelio Basso e Sandro Pertini, “oltre 15.000 persone nella piazza Roma” ad ascoltarli,.
Così descrive la campagna elettorale il prefetto da Cagliari, in aprile, sottolineando l’insistenza degli “oratori comunisti sulla polemica contro il Patto Atlantico” e accusando di tendenziosità il quotidiano del Pci: “La pagina sarda de L’Unità presenta giornalmente i fatti di vita cittadina e paesana attraverso interpretazioni sempre tendenziose, ciò che non può non esercitare una notevole influenza sugli animi generalmente incolti dei lettori”. A rincarare la dose il questore: “Campagna deleteria insistente e continua dei partiti dell’estrema sinistra contro il Patto Atlantico” E così ancora prefetto e questore sulla campagna elettorale, sempre tra marzo e aprile, riferendo dei vari schieramenti: “Nelle imminenti elezioni del Consiglio Regionale, ciascun partito con candidati propri, comunista, socialista, democristiano, antiautonomista, liberale, sardo d’azione, sardo d’azione socialista, qualunquista, movimento sociale, monarchico, socialista del lavoro”. Il questore, dopo avere segnalato la grave crisi degli alloggi e la “difficoltà di esportazione dei metalli per la continua diminuzione dei prezzi, pur se “sollievo ha determinato l’assegnazione di fondi Erp per la ricostruzione economica dell’isola”, annuncia infine l’arrivo di Alcide de Gasperi in Sardegna: c’è “attesa per l’arrivo del presidente del Consiglio”. Impegnato a sostenere, secondo lo storico Antonello Mattone, “il carattere amministrativo e non politico delle elezioni sarde, nel timore che il partito comunista voglia fare del Consiglio Regionale una catapulta contro il governo centrale”. Come chiarisce la storica Maria Rosa Cardia, “Tanto più in quanto, con la vittoria del blocco del popolo nelle prime elezioni regionali in Sicilia…, la Dc aveva compreso come l’ente Regione potesse fungere da referente della volontà di riforme sociali e sopratutto di quella riforma agraria che scuoteva il Mezzogiorno con forme di lotta inedite per ampiezza e organizzazione”.

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