“In piazza contro l’eolico selvaggio sulla Sardegna”

10 Maggio 2023
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Red


Ambientalisti e attivisti per la difesa della Sardegna hanno indetto un sit-in di protesta sotto il palazzo del Consiglio Regionale nella Via Roma a Cagliari, il prossimo venerdì, 12 maggio con inizio alle ore 10.

Sul tema della sufficienza energetica in Sardegna, segnaliamo l’appuntita riflessione di Fernando Codonesu, esperto della materia, pubblicato in questo sito poco tempo fa. Questo contributo, pur non negando il valore della protesta, ci dice pero’ che si puo’ e si deve lavorare in positivo per avanzare proposte fattibili, come le comunita’ energetiche formate dai sardi, enti territoriali, associazioni di cittadini. Solo in questo modo si taglia lo spazio ai devastanti interventi esterni. Si pratica - come si diceva una volta - l’obiettivo. Ecco ora l’appello alla partecipazione al sit-in del 12

Ambientalisti e attivisti hanno indetto un sit-in di protesta sotto il palazzo del Consiglio Regionale nella Via Roma a Cagliari per chiedere l’applicazione del decreto Legge n. 199 del 8/11/2021 al fine di regolare e contrastare l’ondata speculativa di impianti eolici e fotovoltaici che senza alcun criterio ricadono sui territori sardi. Questa volta gli ambientalisti, per la loro provenienza, mettono a fuoco sopratutto gli interventi sulla area del Sulcis.
Ecco il loro comunicato, in cui spiegano le ragioni della protesta e indicano le loro richieste.
Chiediamo “il rispetto dei vincoli (archeologici, identitarie e paesaggistici), presenti come tutela, in varie norme regionali”, affermano gli attivisti, “i vari temi che intendiamo affrontare riguardano la capacità della Sardegna di produrre più energia elettrica di quanto ne consuma, i dati Terna del 2021 indicano una sovrapproduzione pari al 25,8%”.

“Il Piano energetico regionale è fermo al 2015 e mai aggiornato, manca l’attuazione della legge delega nazionale n.53 del 22 aprile 2021 e del decreto legislativo 199/2021 che impone l’individuazione da parte delle Regioni dei siti idonei e non idonei – prosegue la nota – lo stesso PNIEC spinge su una Pianificazione energetica orientata sull’autoconsumo e sulla costituzione delle Comunità Energetiche”.

“Questa mancanza di Pianificazione e programmazione energetica regionale lascia spazio al fai da tè con gravissime conseguenze devastanti sul territorio, sul paesaggio, i beni culturali e archeologici”, protestano gli ambientalisti.

“La Giunta Regionale con Delibera n.5/1 del 28/01/2016, nel Piano Energetico 2015/2030, tra i vari obiettivi promuove l’autoconsumo istantaneo fissandone nella percentuale del 50% il limite inferiore di autoconsumo istantaneo. La stessa delibera esclude la possibilità di realizzare impianti di produzione energetica di grandi dimensioni al fine di favorirne una produzione diffusa”, scrivono ancora , “Una eccessiva produzione di energia elettrica crea un sovraccarico sulla linea aerea di trasporto ed è una produzione di energia che non viene immessa in rete, producendone uno spreco”.

Sandro Torella
“Questi impianti fotovoltaici ed eolici non prendono in considerazione gli effetti cumulativi con relative ricadute sul paesaggio e l’ambiente, ciò crea un sovraccarico di richieste in spazzi territoriali ristretti, (Nuraxi Figus ne
è l’esempio), e in alcuni casi si sovrappongono” … “Una valutazione degli effetti cumulativi può realizzarsi solo attraverso procedure V.I.A effettuate contemporaneamente per tutti gli impianti proposti nella zona vasta”.

“Solo in questo modo si possono controllare gli effetti prodotti dagli impianti esistenti e di quelli in via di approvazione o di valutazione”… “Inoltre le scelte dei luoghi da parte delle imprese energetiche dove installare gli impianti non seguono il principio di pianificazione e programmazione, ma sono legati a fattori ambientali favorevoli”.

“Questa tipologia di scelta “affaristica” dei luoghi da installare gli impianti non tiene conto delle criticità esistenti, consumano territori agricoli e a pascolo, non tengono conto delle criticità, dei vincoli della tutela degli Habitat dell’avifauna, dei beni tutelati dall’Unesco, (es, muri a secco), o dei luoghi tutelati dall’Unione Europea come
ad esempio, i Siti di Interesse Comunitario e le Zone Speciali di Conservazione”, prosegue la dettagliata denuncia.

Conclusione. “Alla luce di quanto fin qui esposto si chiede al Presidente della Regione autonoma della Sardegna e ai vari assessorati di intervenire per l’adozione di misure di salvaguardia prendendo in considerazione la sospensione dei procedimenti in corso, in attesa di individuare sul territorio le aree idonee e quelle non idonee attraverso l’attivazione di una programmazione territoriale e una pianificazione che coinvolga le amministrazioni comunali e provinciali, le popolazioni ivi residenti, e recepisca e applichi quanto contenuto nell’art. 20 presente nel Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n.199”.

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