Bocciare, è questa la funzione della scuola?

18 Luglio 2009
6 Commenti


Gianna Lai del CIDI - Cagliari

Giro di vite nella scuola italiana. Alle superiori, ma non solo. Se, infatti, il numero dei maturandi che non ce l’hanno fatta a prendere il diploma  raggiunge quest’anno quota 15.000, con 3.000 “non maturi” in più rispetto al 2008, anche alle medie le valutazioni degli insegnanti sono state contraddistinte da un cambio di criteri: i non ammessi sono aumentati di circa 12 mila unità e di questi circa 3.000 sono stati bocciati per il 5 in condotta.
Questi  dati sollevano molti interrogativi  e mettono in discussione la funzione stessa della scuola. Ecco, su di essi, una riflessione di Gianna Lai del Centro di inziativa democratica degli insegnanti.

3000 studenti non maturi in più rispetto allo scorso anno, 12 mila in più nella scuola media i non promossi all’esame di licenza, mentre cresce il numero dei “rimandati a settembre”. Un tempo giornalisti e politici si sarebbero mostrati perlomeno preoccupati; oggi si celebrano le lodi della scuola finalmente di nuovo selettiva, e quindi seria. E si plaude alla Gelmini che intende, evidentemente con questi metodi,”ripulire le scuole dalle incrostazioni dell’ideologia comunista e sessantottina”, come lei chiama la cultura costituzionale della Repubblica che “rimuove gli ostacoli”.
Diretta conseguenza dei tagli alla scuola pubblica in favore della privata, questi esiti segnano il venir meno del suo mandato istituzionale. Viene meno infatti il ruolo della scuola di fronte alla società, che si ammanta di severità e atteggiamenti punitivi per non saper rispondere, in termini democratici, alle nuove istanze culturali e politiche della scuola di massa. E insieme alla messa in crisi della scuola aperta a tutti, si delegittimano l’obbligo scolastico e il diritto allo studio; si sottrae cultura di base a migliaia di cittadini, cancellando ogni forma di quella mobilità sociale che ha segnato la crescita dell’Italia, ma di tutto l’ Occidente, dal secondo dopoguerra in poi.
La perdita di autorevolezza della scuola, che non è imputabile evidentemente solo ai provvedimenti dei governi Berlusconi, se le attuali proposte di legge del Pd ne imitano pedissequamente impianto e orientamento verso il privato nonostante il dettato costituzionale, impedisce ogni forma di ragionamento sull’insuccesso scolastico e sui modi per fronteggiarlo. Bastano poche scorciatoie: 5 in condotta, reintroduzione dell’uso dei voti nelle scuole elementari e medie in termini punitivi, e bocciature stabilite con circolari ministeriali, salvo poi consentire al privatista della maturità, di sostenere le prove d’esame senza alcuna forma di ammissione, cui sono invece sottoposti gli studenti frequentanti la scuola pubblica. E’ così che si accontenta l’opinione dominante formatasi ai talk show televisivi e alle letture dei quotidiani del presidente. Come se per decenni la cultura, quella alta, della scuola di massa, non si sia alimentata proprio delle esperienze sulla valutazione degli studenti, a partire dalla lezione di don Milani, quella della lingua che fa eguali, dei figli di operai e contadini destinati a finire in fretta la scuola per esser avviati giovanissimi al lavoro, della scuola che, come un terribile ospedale, cura i sani e caccia via i malati. E si erano prodotte leggi innovative di tutto rispetto, del 1977 l’abolizione dei voti nella scuola elementare e media a favore di una valutazione che tenesse conto di come si sviluppa tutto il processo di apprendimento, del 2007 l’innalzamento dell’obbligo finalmente a 16 anni. E si era promossa la cooperazione educativa fra i docenti, e il lavoro di gruppo in classe con gli studenti, proprio per sconfiggere le forme della competizione, che tornano oggi trionfanti nella scuola del merito e del familismo. Il governo inizia questa volta dai bambini stranieri, per i quali si prevede il ritorno alle classi differenziali, dette volgarmente classi ponte. E dai più deboli in generale, fine del tempo pieno e divaricazione precoce dei percorsi, subito dopo la terza media, con una formazione professionale fuori dalla scuola, nelle agenzie regionali private. E dagli insegnanti, maestro unico nella scuola elementare e rimessa in discussione delle cattedre per tutti gli ordini di scuola, con relativo licenziamento in massa dei precari. Certo, la perdita di credibilità del ruolo della scuola conduce inevitabilmente alla perdita di autorevolezza culturale e sociale della funzione docente, che spiega, almeno in parte, la mancata risposta degli insegnanti ai provvedimenti governativi. Basteranno gli esiti delle prossime rilevazioni internazionali a capire che una scuola con un alto numero di bocciati, di cui si vantano ministri, governo e benpensanti della nuova destra, ci colloca ancora più in basso nelle graduatorie europee? E che è giunto il momento per il Sindacato e l’associazionismo in generale di lavorare alla ricostruzone della fiducia e del ruolo critico di insegnanti e studenti?

6 commenti

  • 1 Giulio Lobina
    18 Luglio 2009 - 10:36

    …la maggioranza degli adolescenti con cui abbiamo a che fare nel Centro di Prima Accoglienza dell’Istituto Penitenziario Minorile di Quartucciu non ha concluso le scuole medie. La scuola oltre che insegnare le materie scolastiche dovrebbe esser educatrice e guida. Potendosi anche, in alcuni casi, sostituire alla famiglia, quando questa non è in grado di provvedere all’educazione dei figli. Bisogna insegnare ai bambini anche il rispetto delle regole e la necessità di un mondo “giusto”. L’educazione civica non va presa sottogamba, ma anzi! Nel mondo di oggi, in modo particolare con alcuni “adolescenti difficili”, insegnare il rispetto dei diritti propri e degli altri è una necessità principe che vien prima di altre materie.

  • 2 piero atzori
    18 Luglio 2009 - 13:03

    A Giulio Lobina, certamente l’educazione civica è importante e non va presa sottogamba, ma io rimango dell’avviso che non vada prevista come materia a se stante, bensì insegnata con l’esempio. Non va paragonata alle discipline. In altri termini, mentre si insegna matematica, o disegno, o storia, o meccanica, si sta già impartendo l’educazione civica intesa come rispetto per sé e per gli altri. Questo se la scuola funziona. Se non funziona, come non funziona, hai voglia di ficcare dentro le varie educazioni e hai voglia di considerare la condotta alla stregua di una materia scolastica. Per educare bastano e avanzano i dieci comandamenti. Così, una volta, rispondendo a chi parlava della necessità di educare a questo e a quello, si espresse Enzo Biagi e così pare anche a me. Credo si sia persa la lezione di Don Bosco.

  • 3 Giulio Lobina
    18 Luglio 2009 - 16:36

    A rigor di logica e di Fede, per educare basta un solo comandamento, il più importante di tutti: “AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO. L’educazione civica, o meglio l’educazione alla legalità deve stare prima di tutte le altre materia. Hai voglia di insegnare ai bambini a “contare” se poi da grandi non comprendono il senso della Proprietà. Hai voglia d’insegnar loro a scrivere…se poi scrivono sui muri. L’educazione civica, l’educazione alla legalità va insegnata con GLI ESEMPI, richiamando magari il comportamento di alcuni comuni che vincono premi per la raccolta differenziata, di alcune Associazioni che si occupano di Volontariato, di uomini come Gandi o Mandela o premi Nobel che ci insegnano giornalmente l’importanza della vita, del rispetto per le persone, per diventare cittadini completi. S’insegni allora proprio come materia scolastica…e se ne faccia esperienza partecipando a programmi della Legambiente o a Biennali della Democrazia. Si insegni la PARTECIPAZIONE politica, senza colori di partito, ma come impegno nella vita sociale. Impegno che nasca da piccoli. Che possa realmente cambiare le nuove generazioni…non col plagio, ma con l’esempio. E, parliamoci chiaro: una BOCCIATURA, qiando meritata, salva un alunno. Non è mai un anno “perso”. Gli anni non si possono perdere…nè si ripetono. Ogni anno è diverso…e si è ogni anno più maturi. Se qualche genitore desse ancora qualche “schiaffo”, ci sarebbero meno 5 in condotta, meno scritte sui muri, meno bocciature…e anche meno ragazzi in carcere.

  • 4 Francesca
    19 Luglio 2009 - 00:40

    Oh mamma mia! era da tanto che non sentivo un cumulo di banalità e di consigli repressivi stile scuola anni ‘40 come quelle appena lette del signor Lobina! Ma quanti anni ha? 65? 70? Lo spero proprio! perchè se chi parla è un giovane anche solo di 30 anni, il futuro dei nostri bambini e ragazzi è bello che fregato! Io spero con tutto il cuore che lei interrompa immediatamente il suo lavoro nel Centro di Prima Accoglienza dell’Istituto Penitenziario Minorile di Quartucciu! E che non pratichi mai il lavoro di insegnante. Da ciò che lei dice si deduce già che ciò che riuscirà a trasmettere ai suoi studenti o chi ha la sfortuna di averlo come educatore ovvero REPRESSIONE. Insegnate, insegnate, insegnate! Non sa dire altro…ciò di cui i ragazzi di oggi( e di tutti i tempi) hanno bisogno è fiducia e libertà, è la possibilità di poter esprimere le proprie potenzialità nei modi che più sono loro congeniali(anche scrivendo sui muri se non hanno altri modi per esprimere l’amore e il senso civico che hanno dentro!). I ragazzi, i bambini non sono contenitori vuoti da riempire con nozioni di educazione civica. Educazione civica magari ripetuta a memoria! Ah.. così sì che risolviamo il problema dell’inciviltà di chi scrive sui muri o di chi si comporta da bullo! No! quest’ultima si risolve con 4 ceffoni! roba da pazzi e lei lavorerebbe con degli adolescenti che son finiti nel carcere minorile? poveri cari…è proprio il caso di dire: dalla padella alla brace!
    saluti

  • 5 Giulio Lobina
    20 Luglio 2009 - 18:42

    Carissima Signora Francesca,
    se scendesse dal piedistallo del “so tutto io” e magari esponesse le sue “idee” senza giudicare gli altri da uno scritto, e senza dare consigli su come svolgere o non svolgere una professione…magari potrei commentare diversamente il suo “commento”. Ho parlato di “esempi…e anche del fare esperienza della realtà”, non di una educazione civica insegnata a pappardella, tantomeno a memoria. Probilmente lei è una di quelle “mamme”, o future mamme che se vede il figlio o la figlia fumare, sorride e dice tra sè: “l’abbiamo fatto tutti…ci sta una sigaretta ogni tanto”. Però, quando, e Dio non voglia, ci si ammala di cancro o si passa dalla sigaretta alle altre droghe…non si può dar la colpa alla vita. Faccia esperienza in un Carcere Minorile…e s’accorgerà che, purtroppo ci sono anche “minori” che esprimono la propria potenzialità in modi del tutto sbagliati…

    E’ bene parlare con cognizione di causa, ponendosi nei panni di chi opera in certi ambienti…non emanando sentenze dal divano della propria casa.

    Per esser chiari, io sono un Operatore di Vigilanza e Controllo, non un Educatore…e se svolgo questo lavoro è proprio perchè ad alcuni ragazzi non si può concedere pienamente la “fiducia e la libertà”…perchè c’è da salvaguardare anche il bene delle altre persone, della società. E questo non lo decido io, ma lo Stato. (Io sono fermamente convinto che il Carcere debba restare una extrema ratio…solo per reati come stupro, omicidio e altri perpetrati contro la persona. Il carcere minorile non è una passeggiata, ma è restrizione della libertà.)

    Concludo invitandola ad esprimere le sue considerazioni sugli argomenti, non sulle “persone”, perchè c’è modo e modo di porsi nei confronti delle persone, specialmente di quelle che non conosce.

    Saluti a lei

  • 6 Matteo Veronesi
    12 Gennaio 2010 - 04:19

    Anch’io (pur se su basi umanistiche, più che ideologiche) ho affrontato il problema:

    http://nuovaprovincia.blogspot.com/2010/01/aboliamo-la-bocciatura.html

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