Ecco perché Marino non diventerà segretario del PD

1 Settembre 2009
4 Commenti


Massimo Marini

Mentre Ignazio Marino parlava durante l’incontro cagliaritano dell’altro ieri, ho capito. D’improvviso, così. L’ho capito mentre ascoltavo i suoi ragionamenti, le sue posizioni, le proposte, le idee. Ho capito che Ignazio Marino non ha alcuna possibilità di diventare il nuovo Segretario del PD. Lo sanno tutti certo, anche i suoi più accesi sostenitori in cuor loro mirano ad ottenere la più alta percentuale possibile al Congresso prima e alle Primarie poi. E’ scontato, ovvio. Il fatto è che credo di avere capito anche il perché. Niente di particolarmente originale per carità, tutte cose note, ovvie appunto. Ho scoperto l’acqua calda? Mah, può darsi. Però infilare, nel senso di mettere in fila una dietro l’altra, mettere in ordine insomma, anche quelle che sono considerazioni scontate può essere utile a capire meglio. E capire meglio fa bene. Ignazio Marino non ha alcuna possibilità di diventare il nuovo Segretario del PD perché siamo in Italia. E in Italia, sfortunatamente, è pieno di italiani. Il cittadino italiano si è evoluto in questi anni. Lo ha fatto nel senso letterale del termine, ovvero si è “adattato” all’habitat che lo circondava. Ha capito che per sopravvivere deve adattarsi ad un sistema fatto di raccomandazioni e scambio di favori, di nepotismo, mazzette e ricatti. Che per salire qualche gradino della scala sociale deve affinare l’italianissima arte della prevaricazione, della furberia, dell’egoismo. Che deve imparare a curare minuziosamente i propri particolarissimi interessi, dimenticando la comunità. Che per avanzare in carriera deve ingraziarsi il proprio superiore ridendo ad ogni sua battuta (quando basta). Ha capito che non conta chi sei, ma chi conosci. In qualche caso questa metamorfosi, questa mutazione, è avvenuta inconsciamente, altre volte scientemente. Ogni italiano ha in se il gene modificato. Ognuno di noi ce l’ha. E se ci facciamo un attento esame di coscienza, onesto, ce ne renderemo conto. Alcuni cercano di soffocarlo autosomministrandosi cultura e informazione critica in dosi massicce, recitando mantra a base di senso civico, onestà intellettuale, etica e moralità. Ma non è facile, solo pochi riescono a debellarlo. In genere chi emigra. L’aria di Paesi più civili pare che aiuti a neutralizzare l’azione devastante del gene mutante. Davanti a questa mutazione così profonda come si può sperare che una persona qualunque, un non politico per intenderci, che parla di merito, di laicità, di bioetica, di energie rinnovabili e risparmio energetico, di flessibilità protetta, di formazione continua, di diritti di donne, omosessuali, immigrati, di rispetto delle libertà individuali, di democrazia partecipativa, di centralità dei circoli e della base nella vita di un partito, di informatizzazione per un più diretto e rapido coinvolgimento di tesserati e non, possa avere qualche speranza di vittoria. Come si può pensare che abbia anche una sola possibilità se si considera che quando parla di questi temi non lo fa in modo fumoso, generico, di principio, ma lo fa in modo puntuale, dettagliato, preparato, con risposte asciutte, chiare, nette. Con proposte concrete pure. Se poi questa persona si circonda addirittura di collaboratori, amici, compagni che la pensano esattamente come lui, o addirittura risulta essere perfino credibile quando parla perché non ha mai compiuto azioni contraddittorie con ciò che afferma, si rischia di apparire scioccamente ingenui puntando anche un solo euro sulla sua elezione. Un individuo così, con una proposta politica così, da queste parti non ha alcuna speranza. Quando perfino i giovani dei circoli, la base in generale, dopo aver ringhiato minacciosamente per mesi - organizzando autoconvocazioni, assemblee, documenti - in preda ad un’acuta Sindrome di Stoccolma, rientrano nei ranghi di posizione sperando di essere prescelti per la prossima tornata elettorale o magari anche solo per qualche ufficio pubblico; quando capacità importanti e consolidate, talenti interessanti e promettenti, non riescono a compiere il salto del cambio definitivo, incondizionato, si capisce come l’Italia sia in scacco del gene mutato. Certo la forma più grave è quella che porta le persone ad ammirare e votare Berlusconi, ma quella più dannosa, più preoccupante, più triste, per l’Italia e per i suoi (nostri) figli è senza ombra di dubbio quella che prende tutti gli altri.

4 commenti

  • 1 marco castella
    2 Settembre 2009 - 14:35

    condivido al 100% l’analisi…

  • 2 erasmus
    5 Settembre 2009 - 18:22

    E’ triste ma temo che tu abbia ragione.

  • 3 ilda Curti
    5 Settembre 2009 - 23:21

    Condivido, ma sono i motivi per cui ho deciso di tesserarmi a luglio, dopo 2 anni di mal di pancia e per i quali sostengo Marino. Perchè credo ancora che valga la pena provarci. Perchè sono stufa di dare la colpa all’arbitro se la partita va male. Perchè non ne posso più dell’italianità come destino e vorrei vivere in un paese normale. Perchè se non ora, quando?

  • 4 Paola giovanardi
    27 Ottobre 2009 - 10:37

    Abbiamo perduto l’unica occasione per diventare civili, con la guida di Marino pianopiano, la nostra mentalità sarebbe cambiata, avremmo trovato la dignità di uomini onesti e non mafiosi di ritorno…….
    E’ stata scelta di nuovo la politica della corruzione, del favore in cambio di voti, è civiltà questa?? Menomale che i giovani talenti vanno a lavorare all’estero……..in Italia resteranno solo i nullafacenti !!!! Bel risultato……..L’Italietta resterà sempre un Paese di serie B !!!!!

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