Andrea Pubusa

In Sardegna siamo sotto attacco. Pale eoliche, insediamenti di tipo militare per la produzione di armi da guerra e altro ancora. In prima linea c’è la RWM che nel Sulcis oltre alle bombe vuol produrre droni da combattimento. L’azienda ha fatto conoscere gli strabiglianti ordinativi e l’alto numero di nuovi posti di lavoro. Il governo ha già detto che, nella produzione di strumenti di sterminio, possono trovare occupazione i lavoratori in esubero a P. Vesme. La pressione è massima. La Regione infatti non ha dato finora  l’ok al raddoppio degli impianti RWM  al confine fra Domusnovas e Iglesias.

La vicenda trae origine dalla arroganza della azienda che ha addirittura già realizzato l’impianto con un imbroglio. Ha frazionato l’intervento in vari spezzoni per evitare la procedura di VIA e per lo stesso fine ha negato la valenza chimica della produzione di armi. Si tratterebbe di un puro assemblaggio  di pezzi importati, senza trasformazioni. Giochetto sculato dal Consiglio di Stato su ricorso delle associazioni ambientaliste e pacifiste. Allo stato attuale la costruzione RWM è fuori legge e da demolire. Per sanare l’illeittimità, si è chiesta l’autorizzazione con una procedura di VIA ex post, successiva. Ma le associazioni sono intervenute nel procedimento con una puntuale relazione tecnica che dimostra che in quel luogo insistono fiumi ed altri vincoli ambientali che impediscono l”intervento. La regione sta valutando cosa fare. È certo comunque che ci sarà un contenzioso. Se l’autorizzazione verrà accordata, saranno le associazioni ambientaliste a ricorrere al giudice amministrativo; parti invertite se la regione dirà picche. La questione investe anche il dettato costituzionale. L’Italia - dice la Carta - ripudia la guerra, e queste produzioni son fatte per sterminare popolazioni e devastare territori. La Regione deve rigettare la domanda di RWM. La Sardegna non può prestarsi ai progetti bellici criminali, ripudiati dalla nostra legge fondamentale.