Andrea Pubusa

À 50 anni dalla morte ecco un ricordo di Emiĺio Lussu.
Certo anche il piccolo Emilio a_d Armungia ha giocato coi suoi coetanei; nei paesi, immersi fra le campagne e le montagne c’era tanto spazio per fare scorribande a caccia di piccoli animali o solo per osservarli. Ma Lussu di questi ricordi infantili ci ha lasciato poco. Di più lo hanno intrigato i racconti del padre, Giuannicu, sulla caccia, sui cacciatori-pastori. E tanto li ha pensati e ammirati, che, ai suoi occhi, erano dei capi, dei re, i re-pastori, appunto. Uomini di poche chiacchiere e di molti fatti, dalla parola ferma, grandi cacciatori, balentes nelle loro bardane nelle pianure per procurarsi il grano e nella caccia per la carne, ma questa la producevano con greggi e mandrie e dunque la caccia grossa, al cinghiale o al cervo, ma di più al cinghiale, era il modo per riaffermare la superiorità dell’uomo sulla natura, per mostrarne la balentia. Il massimo era diventare capo caccia, un re cacciatore, dalle decisioni indiscutibili e dagli ordini perentori e inappellabili. Ho anch’io conosciuto in bidda un vecchio capocaccia, un mio zio, cugino di mia madre, a cui mi presentai, accompagnato dal figlio, per chiedere di partecipare ad una battuta al cinghiale. Ero curioso. Ne avevo sentito parlare tante volte fin da bambino. Saputa la ragione della visita, tziu Armandu, cosi si chiamava, ha abbandonato d’un tratto i convenevoli e mi ha chiesto con fare serio e perentorio da capo: “hai il fucile e il porto d’arma?” Io, con un pò di vergogna, ho dovuto confessare il misfatto. Non avevo né l’uno, né l’altro”. “E allora non posso ammetterti alla battuta, non si viene lì a guardare, ad assistere”, che era quel che io speravo. Totore, il figlio, prontamente disse allora che avrei potuto unirmi ai battitori. Zio Armando mi squadrò severo, mi vide un po’ sovrapeso, non avevo l’aria di un camminatore e sentenziò inappellabilmente, che non avevo i requisiti per unirmi alla compagnia. Una sentenza. Poi, smessi i panni del capo caccia, tornò a parlarmi gentilmente, per poi salutarmi con cordialità. È stato l”ultimo grande capo caccia in paese. Alla sua morte, come in tutte le famiglie reali, le dinastie, il comando è passato al figlio, ma non sò se lo eserciti allo stesso modo, alla maniera antica. Capo caccia - ricorda Lussu - non si diventa per elezione, ma mostrando l’attitudine con una vita di saggezza dentro la compagnia e fuori, così il capo sarà chi dimostrera sul campo di essere il migliore, il più affidabile. Homine, un uomo a cui non si può che dir di sì, pena l’estromissione dalla compagnia, come capitò a quel giovane che ebbe da lamentare di non essere stato indicato come colui che abbattè il cinghiale in un caso controverso. In quelle cacce di cui si tramandava il ricordo di padre in figlio, nei racconti mitici, davanti al fuoco nelle lunghe sere d’invero mentre fuori freddo e neve rendevano vuote le strade. C’erano animali che parlavano, come quel cervo che invitò il cacciatore a non colpirlo perché non aveva ancora scontato la penitenza per la mala condotta da uomo, o il cinghiale segnato che nessuno riuscì ad abbattere o quello che sfuggì a mille inseguimenti, un cinghiale del diavolo, appunto. E quando un cacciatore osò sparargli, esplose il fucile e la bestia con un balzo volò via non si sa dove.
In questo mondo favoloso e magico i re pastori e cacciatori formavano un patriziato tutto speciale, deposito di virtù e saggezza antiche. E Lussu di quelle doti fu espressione, quando nell’Altopiano guidò con le virtù del capo caccia i suoi uomini, divenendo, giovanissimo, un mito per tutti i sardi della Brigata. E tale rimase a guerra finita nella lotta antifascista, nell’evasione da Lipari, nella direzione di Giustizia e libertà, coi fratelli Rosselli e dopo il loro assassinio. Capo caccia lo si è per sempre e ovunque. Fino alla morte e anche dopo. E Lussu lo fu.



2 commenti
1 Aladin
31 Ottobre 2025 - 15:23
Anche su #aladinpensiero online: https://www.democraziaoggi.it/?p=9261
2 Aladin
31 Ottobre 2025 - 15:24
Anche su #aladinpensiero online: https://www.aladinpensiero.it/?p=170430
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