Pale eoliche fra attacco ambientale e mafie

30 Ottobre 2009
1 Commento


Red

Ma perché il boom di richieste per impianti eolici off shore sulle coste sarde? Perché Kioto ha stabilito che le aziende produttrici di energia devono produrne almeno il 5% in modo pulito. Ed allora le società europee del settore dove hanno deciso di mettere le pale? Manco a dirlo in Sardegna. E ci sono anche sindaci imbecilli che vedono nelle pale un affare vantagioso per le loro comunità. Anche il golfo di Cagliari dovrebbe essere invaso dalle pale. Niente di grave dice anche il WWF sardo perché c’è già la Saras a deturpare il Golfo degli Ancheli. Bel discorso! Siccome c’è già una schiffezza, mettiamone tante altre!
Dietro questa partita, come sempre quando ci sono forzature in violazione sostanziale dello spirito delle leggi, c’è di mezzo anche il malaffare. A tal punto che la questione finirà direttamente sotto esame nella commissione parlamentare Antimafia. La malavita organizzata, infatti, si stà spostando verso lo smaltimento abusivo e verso tutto ciò che coinvolge l’ambiente. Perché questo è il nuovo eldorado. E per di più con le connivenze della grande industria e di organi dello Stato. In particolare l’interesse si concentrerà sulla Iare (Is Arenas Renewables energies), la prima delle società che ha presentato istanza per innalzare pale alte cento metri ai limiti di un’area marina protetta, vicino al monumento di S’Archittu. «Una società con sede legale inesistente - l’ha definita l’altroieri il vice presidente della commissione Antimafia, Fabio Granata - per questo bisognerà accertare la reale provenienza dei suoi capitali ». Era stato il parlamentare del Pdl, Mauro Pili, a denunciare, venerdì, il paradosso della Iare, società con basi a Montecarlo e in Lussemburgo, e l’officina di un meccanico al posto della sede legale in via Azuni 23 a Bosa. La conferma era arrivata anche dai carabinieri della compagnia di Cuglieri. Pili aveva manifestato forti dubbi «sul complesso castello societario che si intreccia fino a confluire nell’unico nome che compare negli atti del progetto Is Arenas». Dubbi sul sistema di scatole cinesi che, aveva spiegato l’ex presidente della Regione, «attraverso una fitta rete di partecipazioni azionarie conduc alla Kaitech, nota alle cronache per alcune vicende processuali legate al “tesoro” dell’ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino e per la quale sarebbero intervenute ricapitalizzazioni con denaro di provenienza sospetta». «A Beppe Pisanu, presidente dell’Antimafia - ha annunciato nei giorni scorsi il suo vice Fabio Granata - sottoporrò la necessità di affrontare nella commissione la questione della proliferazione di domande per parchi off-sho- re in Sardegna e non solo». «Un problema - ha continuato - che assieme ai colleghi sardi ho valutato come rilevante e urgente, e che incontrerà di certo l’interesse del senatore Pisanu». I colleghi sardi sono i parlamentari Mauro Pili e Bruno Murgia che con Granata hanno definito ieri i documenti da sottoporre all’Antimafia, perché avvii un’indagine. «Ci sono molte analogie tra quello che sta accadendo in Sicilia e quanto si preannuncia in Sardegna – hanno sostenuto – i troppi segreti di queste società senza nome e cognome, con indirizzi in paradisi fiscali esteri, incroci societari tesi a celare i veri finanziatori di queste operazioni, rendono urgente una puntuale indagine conoscitiva su quanto sta accadendo». Ancora: «Le inchieste siciliane che hanno portato a diversi arresti sul versante dell’eolico, prospettano legami che appaiono sospetti con almeno due iniziative avanzate sull’off shore in Sardegna». Si riferiscono alla Iare e alla Green Energy Sardegna, interessata alla costruzione di parchi nella zona di Matzacarra, territorio di San Giovanni Suergiu. «La mozione che proporremo si muove su due livelli - ha aggiunto il vicepresidente dell’Antimafia - quello politico che riguarda la tutela ambientale delle coste sarde e non solo, e uno più tecnico, per fare chiarezza sulle reali partecipazioni finanziarie a questi progetti». In modo che, hanno detto Pili e Murgia, «si arrivi a un intervento normativo per impedire che capitali occulti possano insinuarsi nel settore delle energie alternative come l’eolico».
Ecco una battaglia su cui una convergenza bipartisan sarebbe non solo auspicabile, ma sacrosanta. Occorre però mettere in campo tutto l’ambientalismo. Quello serio e indipendente, perché il pericolo è grande.

1 commento

  • 1 Andrea Murru
    30 Ottobre 2009 - 17:57

    Ma perchè non chiediamo all’ Europa di destinare la Sardegna a sito in cui concentrare la percentuale che i vari stati membri devono lasciare a verde?

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