Se alla politica italiana serve un Pertini

23 Febbraio 2010
1 Commento


Gianluca Scroccu

La Scuola, disastrata per la riduzione delle risorse e per le “riforme” degradanti della Gelmini, nonostante tutto, assume iniziative di alto  profilo culturale e formativo. E così domani, Mercoledì 24 febbraio 2010, alle ore 9,00 nell’Aula Magna dell’Istituto Sandro Pertini, Via Vesalio Cagliari si terrà il Convegno dal titolo “20 anni dalla scomparsa di Sandro Pertini-Il presidente Partigiano” organizzato dall’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Sociali “Sandro Pertini” con il patrocinio del Presidente della Repubblica.
Parteciperanno al Convegno Roberto Pianta, Preside dell’Istituto Pertini, Valentina Savona – Assessore Provinciale alla Pubblica Istruzione, Francesco Feliziani – Dirigente Ufficio Scolastico Provinciale, Pietro Paolo Murru -Già Preside dell’Istituto, Gianluca Scroccu, Dipartimento di Studi Storici, Geografici e Artistici-Università di Cagliari.
Per l’occasione uno dei relatori, lo storico Gianluca Scroccu, biografo di Pertini, ci ha inviato il contributo che segue.

 Chissà se i genitori di Sandro Pertini, quando il loro quartogenito nacque il 25 settembre del 1896, immaginavano che il loro figlio sarebbe diventato uno degli uomini politici più importanti e rimpianti della storia italiana. Certo è che un uomo del suo spessore avrebbe molto da dire alla politica italiana di questi ultimi anni. Biasimerebbe il trasformismo e il “voltagabbanismo” senza pudore che si è manifestato copioso in questi anni di cosiddetto bipolarismo, dove abbiamo assistito ad una sistematica opera di demolizione progressiva dei valori costituzionali per cui Pertini lottò.
E avrebbe da insegnare molto anche alla sinistra, uno come Pertini. Forse chiederebbe perché la sinistra italiana non abbia investito risorse e impegno intellettuale nella costruzione di un partito di sinistra unitario e moderno capace di rappresentare realmente quelle che sono le aspettative del suo elettorato; e si sarebbe battuto con tutto il suo entusiasmo per la costruzione di un programma che avesse al centro la giustizia sociale e il valore del lavoro e dei lavoratori, in Italia come nella periferia del mondo.
E forse si sarebbe arrabbiato con quei dirigenti della sinistra troppo tiepidi nel sostenere l’impegno per la pace e avrebbe spinto per il recupero del migliore umanesimo socialista che non è mai “contro” ma sempre “per”, concetto ben espresso dalla famosa frase pronunciata in occasione del messaggio presidenziale di fine anno del 31 dicembre 1979: “Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai”. E avrebbe ribadito l’esigenza della moralizzazione della politica che tanti malumori provocava nei suoi compagni di partito, come quando intervenne per denunciare la P2 o l’inadeguatezza dei soccorsi del terremoto in Irpinia. Senza dimenticare la centralità, per la vitalità della democrazia, delle assemblee parlamentari contro ogni retorica sulla politica del fare e della fantomatica “governabilità”. Forse oggi un uomo come Pertini potrebbe sembrare a qualcuno una mosca bianca, perché sono pochi i politici che non nascondono le loro vere idee sotto una spessa coltre di cinismo; ma questo paese avrebbe bisogno di governanti sinceri, privi di pose e senza nessuna concessione a forme magniloquenti e vane di estetica. Persone che intendano la politica come servizio e come impegno civico per migliorare e far progredire quotidianamente la vita dei loro concittadini; che non usino il potere per fini personali, ma nell’interesse della collettività. Fu lui a dire che la vera politica si porta avanti con “le mani pulite”: quella frase è oggi uno degli slogan del cosiddetto “popolo viola”.
Quando morì, nel febbraio del 1990, preferì uscire di scena senza celebrazioni o maestosi funerali di Stato; chiese una cerimonia privata e di essere cremato e sepolto nella sua Stella, come un qualsiasi cittadino. I grandi uomini sono semplici anche nella morte.

1 commento

  • 1 Francesco
    24 Febbraio 2010 - 17:54

    Non è possibile dimenticare e non condividere l’altissimo e civilissimo insegnamento e, soprattutto, esempio, lasciatoci in eredità da colui che, fino ad ora, è stato ed è tuttora considerato l’insuperabile Presidente della nostra cara nazione.
    In questo momento storico vi è l’urgenza e la necessità ad alimentarci del pane di queste mosche bianche della cultura, sincerità, semplicità, civiltà, quindi, della loro grandezza.
    Sì, siamo circondati da ciarpame e soggetti prezzolati o, meglio ancora, prostituti della propria ed altrui dignità, oltrechè della propria capacità di pensiero. E questo è valido a qualsiasi latitudine e longitudine di appartenenza politica o ideologica.

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