Privatismo e vecchie responsabilità

25 Febbraio 2010
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Francesco Cocco

Qualche tempo fa l’instancabile Amsicora su  “democraziaoggi” ha scritto un interessante articolo sul privatismo come causa della crisi istituzionale e morale che attanaglia l’Italia. Concordo con la sua riflessione anche perché evidenzia i gravi danni che ne derivano allo stato democratico. La trasformazione in società per azioni di organi amministrativi, per loro natura con valenza esclusivamente pubblica, sono il segno di un degrado che affievolisce persino le funzioni prime ed elementari dello Stato, da cui trae la sua stessa origine. Si pensi ad esempio al ricorso a società per azioni per l’approvvigionamento della difesa militare o per la protezione civile. “Così le procedure diventano più snelle”, sostengono i difensori di tali provvedimenti. Ma è vero , secondo quanto evidenziato nell’articolo citato, che così si degrada la tutela del cittadino ed aumenta il deficit democratico. E poco importa che taluno di questi provvedimenti venga poi accantonato in attesa di tempi più propizi.
Ricorda Amsicora che trattasi di orientamenti emersi anche in certi settori della sinistra, come abbiamo avuto modo di verificare in comportamenti che andavano prendendo forza in esperienze di governo della passata legislatura regionale. Non è che certo modo di governare diventi democratico perché suffragato da una qualche componente sedicente di sinistra. Anzi semmai il contrario, perché una forza che si autodefinisce tale dovrebbe essere ancor più attenta a non incidere negativamente sulla piena tutela dell’ interesse pubblico e sul rispetto delle garanzie democratiche.
Va sottolineato (ed qui il motivo di queste righe) che certi processi di degrado della pubblica amministrazione affondano le loro radici in taluni modi di procedere ed in linee politiche e sindacali alle quali la sinistra non è estranea. Esse sono andate emergendo sin dagli anni settanta del secolo scorso, e hanno finito per affermare la necessità della privatizzazione della pubblica amministrazione. Di qui le motivazioni del “Rapporto Giannini”, predisposto negli anni ottanta da una commissione coordinata da un insegne giurista di convinto orientamento democratico (Giannini da giovane era stato partigiano e poi capo-gabinetto di Nenni al ministero per la costituente) in cui si teorizzava il passaggio al privato di tutto ciò che non è strettamente riferibile all’esercizio di funzioni pubbliche.
Queste posizioni nascevano dall’impossibilità di governare una pubblica amministrazione gonfiatasi a dismisura ed in preda ad incontrollabili impulsi di stampo corporativo. Già negli anni ’70 si avvertiva la fine di un’epoca, e con essa una certa concezione dell’ amministrazione forgiatasi sul modello napoleonico. E’ in questo passaggio epocale che funzioni inequivocabilmente pubbliche stanno transitando verso forme di esercizio puramente privatistico, con conseguente lacerazione del tessuto democratico.
La crisi diventa galoppante quando si fa strada la deresponsabilizzazione dell’individuo e crollano i tradizionali codici di comportamento sociale. Questo però non impedisce che il fenomeno si accompagni ad una crescita incontrollata del sistema pubblico e dei conseguenti oneri finanziari. Cresce il “padrinato politico” al quale segue un significativo indebolimento delle strutture della pubblica amministrazione. Non si dimentichi che sui pericoli rappresentati da questi processi d’impossessamento delle istituzioni e di privatizzazione dello Stato, Enrico Berlinguer, nei primi anni 80, aveva incentrato una grande battaglia democratica.
Oggi è ancora possibile incentrare la propria azione su strategie ed alleanze finalizzate ad arrestare il degrado delle nostre istituzioni democratiche. A tal fine la sinistra deve riprendere la sua funzione di rappresentanza degli interessi generali della società, ponendo al bando qualsiasi richiamo corporativo o comunque settoriale. Se una qualche componente di una sinistra sempre più variegata avrà la forza di porre al centro della sua battaglia un tale obiettivo certamente non mancheranno i risultati.

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