Il conflitto d’interessi

26 Febbraio 2010
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Andrea Murru

Sul conflitto di interessi, o meglio, sui conflitti di interessi, sono state spese tante parole e purtroppo pochi fatti. Ne è un esempio la mancata approvazione di una legge che ne bloccasse la moltiplicazione. Detto ciò, in questi ultimi mesi ne è emerso un altro, o forse il solito, ossia quello che riguarda la giustizia, i cittadini comuni ed il primus super pares. Dai dati forniti dall’ANM i processi pendenti in Italia ammonterebbero a circa 6 milioni e 600 mila, di cui 5 milioni e 400 mila in ambito civile e 1 milione e 500 mila in quello penale. Di primo acchito, e non solo di primo, è una tragedia, ma occorre ragionarci sù. La crisi del sistema giustizia nasce dal problema dei problemi, ossia la carenza dei fondi e dell’organico della stessa. Da sempre i magistrati lamentano il numero ridotto dei giudici in servizio rispetto a quelli previsti nelle piante organiche, i buchi nel personale amministrativo, le strutture fatiscenti ed i tagli ai fondi della giustizia. Solo nell’ultima finanziaria sono previste riduzioni di spesa per 365 milioni di euro per il personale, 246 milioni per il gratuito patrocinio e 350 milioni per le spese correnti, per un totale di più di 950 milioni in meno.Visto lo stato dell’arte si pensa bene, quindi, di introdurre, anziché una vera e radicale riforma della giustizia, una “porcheria” (così l’ha definita Pier Ferdinando Casini) che ha l’unico scopo, vista la recente bocciatura della legge Alfano, di rasserenare gli umori del primus super pares. Riporto un recente commento al ddl sul processo breve del presidente e del segretario dell’ANM : “Oggi sentiamo il dovere di dire che questa riforma avrebbe effetti devastanti sul funzionamento della giustizia penale in Italia [….]; saranno destinati a inevitabile prescrizione tutti i processi per reati gravi quali abuso d’ufficio, corruzione semplice e in atti giudiziari, rivelazione di segreti d’ufficio, truffa semplice e aggravata, falsi in bilancio, ricettazione, traffico di rifiuti, violenza privata, omicidio colposo per colpa medica, maltrattamenti in famiglia, [….]; per limitarci a qualche esempio, la legge provocherà l’immediata estinzione di gran parte dei reati per i crac Cirio e Parmalat, per le scalate alle Banche Antonveneta e BnL, per corruzione nel processo Eni-Power”. E tutto questo con buona pace delle parti lese da tali reati, a cui certamante il primus non pensa, come gli azionisti dei vari crac societari, i familiari delle vittime della mala sanità o ancora le donne e i bambini vittime dei maltrattamenti in famiglia. Se si vuole realmente intervenire sulla giustizia, perché non si è dato il via alla class action (azione collettiva) che consentirebbe di azionare un unico processo, in ambito civile, con risparmio di tempo, denaro e con la possibilità per i cittadini (vittime del reato) di vedere riconosciuti i loro diritti? Perché non si provvede ad assumere più personale, soprattutto amministrativo, che coadiuvi il lavoro dei magistrati? Perchè non si finanzia a dovere il comparto della giustizia, intervenendo sui reali sprechi ma non tagliando quelle che sono le spese necessarie? La risposta è una soltanto: non si vuole che la macchina proceda correttamente, la si vuole solo controllare a proprio piacimento, magari ponendo i Pm sotto l’egida dell’esecutivo alla stregua di semplici funzionari ministeriali cui impartire direttive e circolari e magari suggerendo loro quali cause o indagini portare avanti. Chi si professa tanto garantista dovrebbe pure riconoscere che non vi può essere migliore garanzia dell’operato di un organo indipendente che abbia l’obbligo dell’azione penale. Ed arrivo al punto del conflitto d’interessi, in questo caso riguardante, da un lato l’interesse dei cittadini (e non dei sudditi) ad una giustizia giusta, celere e garantista contro, dall’altro lato, l’interesse del primus super pares a sottrarsi alle sue responsabilità sfuggendo all’esame dei giudici. L’eletto (neanche fosse unto dal Signore) minaccia le fondamenta della nostra democrazia, della quale non riconosce nè l’importanza nè i principi cardine, primo fra tutti quello sulla separazione “costituzionalizzata” dei poteri. Da ultimo spero, e quì lo dico col cuore in mano, che PD e UDC non cadano nel trappolone preparato dagli avvocati-parlamentari del primus, i quali minacciano disastri per i più al fine di ottenere il salvacondotto per l’uno. Non si può cedere ai ricatti di chi, e non è un caso, preferisce la compagnia di Gheddafi e Putin a quella di Obama e Zapatero.

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