Rappresentanza democratica o amministratori abusivi?

17 Giugno 2010
2 Commenti


Marco Ligas - Direttore Il Manifestosardo

Nell’intento di approfondire la riflessione da noi già avviata sul voto amministrativo di domenica e lunedì pubblichiamo questo interessante articolo del Direttore de Il Manifestosardo www.manifestosardo.org . Il quesito è semplice e al tempo stesso angoscioso: le elezioni servono a legittimare democraticamente gli eletti; ma si può parlare di rappresentanza quando partecipa al voto 1/4 o 1/3 del corpo elettorale? O piuttosto si tratta di abusivi che, senza averne titolo democratico, occupano le istituzioni? E in questo quadro è da considerarsi un argine democratico alla destra la vittoria del centrosinistra in Sardegna oppure si tratta di una semplice variante dello stesso sistema di idee e di valori oggi dominante? Sentiamo cosa ne pensa Marco Ligas e invitiamo i lettori ad intervenire qui e/o sul Manifestiosardo o su entrambi.

Solo un terzo degli elettori, forse anche meno, è andato a votare: questo il risultato dei ballottaggi. Dunque nessuna inversione di tendenza rispetto al primo turno ma una crescita ulteriore dell’astensionismo. Chi si aspettava un atteggiamento diverso degli elettori farà bene ad accettare una verità che sembra ormai consolidata: la politica così come viene proposta e praticata non piace, non viene accolta come occasione di partecipazione alla vita democratica del paese, non è vissuta come impegno teso ad affrontare i problemi dei cittadini. Sono sempre più numerose le vicende che vedono i rappresentanti delle istituzioni coinvolti in operazioni torbide, dove l’uso del denaro pubblico è funzionale alla creazione di nuove reti clientelari e al mantenimento dei privilegi dei gruppi di potere; tutto ciò mentre si impongono ai lavoratori e al paese restrizioni sempre più pesanti.
Un uso così impudente della politica, sempre disponibile a superare i baluardi della legalità, non può non provocare conseguenze deleterie.
Certo, centro destra e centro sinistra non si dividono in parti eguali le responsabilità di questo degrado. Ma è ormai evidente che la questione morale richiamata a suo tempo da Enrico Berlinguer riguarda anche le formazioni del centro sinistra. Ed è all’interno di questo imbarbarimento che trova alimento il disincanto e la repulsione della politica. Forse l’unico dato positivo dell’astensionismo verificatosi in queste elezioni va riscontrato nella sua dimensione allargata: non sono stati solo gli elettori del centro sinistra a disertare le urne, delusi più che mai della inadeguatezza dei propri rappresentanti, ma anche quelli del centro destra. Fra questi ultimi ha avuto un peso rilevante la guerra per bande che si è protratta per tutta la campagna elettorale. Non escludo però che almeno una parte di quell’elettorato stia prendendo coscienza che Berlusconi e il gruppo dirigente che lo sostiene non governano certo nell’interesse del paese.
Sono numerosi i segnali allarmanti che l’esecutivo, nel corso degli ultimi mesi, ha inviato in modo inequivocabile: si va dai tagli delle retribuzioni e della spesa pubblica ai decreti che limitano le libertà di informazione e i controlli delle attività delle organizzazioni criminali. I problemi dell’occupazione sono sempre sacrificati davanti alle esigenze del rilancio delle imprese in difficoltà. Clamoroso il caso della Vinyls che rischia la chiusura nonostante la lotta dei lavoratori e le ripetute promesse di un impegno teso alla prosecuzione delle attività. In verità è sempre la grande impresa al primo posto quando si parla di sostegni pubblici, anche quando Marchionne decide di ricattare i lavoratori con ultimatum che non rispettano neppure la carta costituzionale.
Ecco, non credo che tutto ciò non abbia influito sul comportamento elettorale: da una parte l’arroganza del potere, dall’altra l’inadeguatezza dell’opposizione manifestatasi sia nella individuazione di una politica capace di contrastare quell’arroganza sia nella scelta di candidati non condivisi, hanno prodotto i risultati che abbiamo davanti. In qualche provincia (Cagliari), complice anche una legge elettorale quanto mai opinabile, risulta eletto un Presidente con meno del 13% dei consensi fra gli aventi diritto al voto.
C’è da cantare vittoria perché il centro sinistra ha difeso le sue postazioni o siamo vicini alla morte della democrazia? Con amarezza mi sento di dire che i palazzi delle istituzioni saranno occupati da abusivi. Non è ammissibile che gli istituti della rappresentanza popolare subiscano questa mortificazione.
Si può fare qualcosa per uscire da questa situazione? Bisogna fare qualcosa!
10 anni fa, Luigi Pintor, partendo dalla crisi della sinistra, fece una proposta a tutte le sue componenti. Provo a sintetizzarla in modo schematico:
Perché non proponiamo una costituente da cui far nascere una formazione politica capace di raccordare le potenzialità che sono presenti nella sinistra , offrendo qualche possibile risposta? Non dico una federazione o un partito ma una “formazione politica” con forme organizzative elastiche di nuovo conio, su cui misurare la nostra fantasia.
La proposta si arenò per ragioni molteplici. Purtroppo in questo decennio è andata avanti la crisi della sinistra che ha prodotto persino la sua esclusione dal Parlamento. Se guardiamo con attenzione l’elenco delle liste presenti in queste elezioni amministrative ci rendiamo conto che sono un’infinità. Se poi controlliamo i risultati ottenuti vediamo quanto tutto ciò sia paradossale: percentuali che oscillano tra lo 0,…1 e l’1 o il 3%. Spesso le liste che ottengono questi risultati rappresentano gruppi di sinistra. È evidente come siano indicatrici di un malessere profondo. Al tempo stesso, fuori dai partiti, esistono forze consistenti che si battono per la difesa delle libertà, dei diritti del lavoro ecc.; si chiamano di volta popolo viola o dei girotondi o dei forum sociali e in tanti altri modi ancora. Tutte queste forze non riescono a dare continuità al loro impegno e non trovano un referente politico capace di sedimentare queste potenzialità.
Perché non provarci ancora? E chi deve provarci? Persone singole e associazioni e formazioni politiche che avvertano il bisogno di una fuoriuscita da questa palude.

2 commenti

  • 1 Bomboi Adriano - SANATZIONE.EU
    17 Giugno 2010 - 13:08

    Una lettura ideologica ed assolutamente scollegata dalla realtà: esistono amministrazioni che certamente risentono dell’allineamento politico con Cagliari-Roma come esistono amministratori del tutto avulsi da tali logiche e che cercano solamente di fare qualcosa di buono (al di là dal loro posizionamento politico). Voler pensare che la sinistra -a prescindere- sia il luogo geometrico della liceità contro una destra dipinta sempre come autoritaria e con la puzza sotto il naso (quando appunto, se guardiamo magari il Nuorese, è il contrario)…Io penso che stiamo a rincorrere gli asini che volano. E scusate la franchezza. In Sardegna abbiamo bisogno di un Partito Nazionale Sardo, ben distante dalle logiche della politichetta italiana e che ponga gli interessi Sardi al centro della propria agenda politica. Questo lavoro può essere fatto con i riformisti di entrambi gli schieramenti ed ovviamente con la partecipazione dell’indipendentismo. Bisogna spezzare un giocattolo che ha spinto buona parte dei cittadini verso l’astensione mentre chi ha votato, spesso e volentieri HA CONSOLIDATO (confermandoli) personaggi prossimi a logiche clientelari corresponsabili del disastro economico e della disaffezione verso la politica da parte del Popolo. Inseguire la mitologia per non vedere il disastro generale causato sia da destra che da sinistra equivale unicamente ad iniettarsi una buona dose di anestetico per fuggire dalla realtà. Cordiali Saluti.

  • 2 aldo lobina
    17 Giugno 2010 - 16:14

    Il risultato delle urne riferito alla nostra provincia non è incoraggiante.
    L’organizzazione della Repubblica prevede ancora le province e queste debbono avere una amministrazione. Formalmente la provincia di Cagliari sarà amministrata da un presidente e da un consiglio legittimati dai risultati di un ballottaggio disertato dalla gran parte degli elettori, che hanno scelto di non partecipare al voto.
    Gli elettori hanno supportato l’effimero di questa scelta; non ha contato solo, infatti, l’anacronistica persistenza della istituzione “provincia”, ma anche e soprattutto la disaffezione legata al vuoto di proposte programmatiche credibili e realizzabili.
    Quando la partecipazione è scoraggiata, non sono più i partiti a competere. Competono le fazioni e vince quella più forte, meglio organizzata.
    E’ uno dei modi più insidiosi questo per insediare i totalitarismi, per scivolare dolcemente verso la dittatura.
    Dove non c’è partecipazione non c’è democrazia e dove non c’è democrazia c’è sempre un potere, che non serve la Comunità, ma persegue i suoi fini di clan.
    Questa elezione, quale sarà il tempo della sua durata, sarà vuotata fin dall’inizio della consapevolezza di rappresentare davvero una maggioranza di elettori.
    Una situazione di questo tipo imporrebbe una soluzione adeguata a restituire quanti di democrazia. Un modo potrebbe essere quello di voler coinvolgere nel governo della provincia di Cagliari tutte le forze in campo.
    I cosiddetti centro destra e centro sinistra della provincia di Cagliari non sembrano così distanti nei “valori ideali” - ammesso e non concesso che valga parlarne - e nell’approccio ai problemi. Del resto il sostegno promesso dalla dirigenza di MSI - DN e Forza Paris a Milia è un esempio tangibile di quanto vado dicendo.
    Mi rendo conto che per molti il ragionamento fin qui seguito non sta né in cielo né in terra, perché io non sono Milia, per fortuna!

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