Due donne in drogheria: “Massimo, a noi chi ci pensa”?

26 Aprile 2011
2 Commenti


Amsicora

Stamattina in drogheria due donne, popolane, parlottavano fra di loro delle comunali. Una diceva:”a me Zedda proprio non mi convince“; e l’altra “poita Fantola è mellus?”. “Neanche per sogno!“, di rimando l’altra. “Ci vorrebbero le donne al governo!“, esclama una. Ed io, che quando si parla di politica, non sò farmi i fatti miei: “certo, purché non siano come quelle che mette Berlusconi!“. E loro. “Ti  arrori! No, no, donne serie…ma di governar bene non ne frega niente a nessuno“. “E de is pobiritus prus pagu puru!“.
Ho pagato i miei chiodini e ritiro lo scontrino. Le due donne mi guardano, come a chiedermi una risposta. Del resto, me la sono cercata, intervenendo nel loro dialogo. Ma io saluto in fretta e scappo via. Non avrei saputo cosa rispondere. Certo, donne serie in lista ce n’è, a partire da Cristina nel PD, ma anche nella altre liste, Vanna Madau in SEL, le prime che mi vengono in mente, le giovani candidate di Rifondazione, piene di entusiasmo e passione. Certo bisogna scegliere bene, fare in modo che in Consiglio ci vadano persone oneste, preparate e motivate. E’ fondamentale. Ma questo non basta a rispondere alla domanda delle due donne: “a noi, persone comuni, chi ci pensa?”.
L’altro giorno su L’Unione sono state pubblicate tutte le liste. Josto, mio figlio, ne ha contate 31, sì, propro così, trentuno! Circa 1200 candidati. Bella prova di partecipazione e dialettica democratica, direte. Ma è proprio così? O è il segno della sfarinamento della democrazia nell’individualismo, nell’improvvisazione e nel pressapochismo? Non doveva servire il nuovo sistema elettorale a semplificare i partiti, uno-due a destra, altrettanti a sinistra, quattro-cinque in tutto. Elezione diretta del sindaco e governabilità, governabilità, governabilità. E invece? Lo spappolamento. Ognuno per sé, in corsa solitaria contro tutti gli altri, la mitica “immaginetta” e via! Verranno eletti coloro che controllano voti, in qualunque modo: professionisti con un po’ di giro, piccoli capi che curano una clientela in vista di traguardi anche più ambiziosi, chi è alla testa di piccoli gruppi.
E la politica e i programmi? In questo ambiente sono fuor di luogo. Estranei al contesto. Che c’entra la politica o il progetto in questo sfascio? O si è dentro questi meccanismi, incriccati con qualcuno oppure che fai? Le due popolane della drogheria alla fine sembravano orientate ad astenersi. Ma lo dicevano sconsolatamente e dopo avere espresso il desiderio di avere un governo che si occupasse di loro, dei problemi della gente comune come loro. E non hanno torto. Capiscono che in questo sfrangiamento delle liste chi perde in partenza sono i ceti popolari, è la democrazia; non è che il comando venga meno o sia assente. No. Hanno mano libera i poteri di qualsiasi genere. Quelli che assalgono i colli o violentano la città e il territorio. Quelli di chi si fa la cricchetta per lucrare un’indennità ed erogare una piccola prebenda ad un minuscolo portaborse, magari coi fondi del gruppo consiliare. E di fronte a questi poteri grandi e piccoli nulla può la mobilitazione generosa delle minoranze attive (associazioni democratiche di vario genere) perchè anche queste per ottenere risultati hanno necessità di un referente politico serio e affidabile, non di un insieme magmatico di eletti; paradossalmente, avrebbero bisogno di una controparte forte quanto basta per essere un intelocutore visibile, afferrabile, contrastabile. Nulla di nulla. I poteri ci sono ma sono invisibili, impersonali, agiscono anche vicino a noi.
Ma voi pensate che le 31 (proprio così, trentuno!) liste e l’assalto dei 1200 potranno darci qualcosa di diverso, qualcosa che si avvicini ad un progetto o a una politica? Realisticamente, dovete ammettere che questo è poco probabile. Ed allora scegliete qualche buon candidato, ce n’è in tutte le liste del centrosinistra, ma non sperate di avere una politica e un progetto. Quelli ormai non fanno più parte delle elezioni nè delle assemblee elettive. La Costituzione non è assediata, è morta. Il golpe che taluni attribuiscono alle intenzioni del buon Asor Rosa è già avvenuto ed ha tanti padri, di tanti diversi colori. Anche dei vostri.

2 commenti

  • 1 Aldo Lobina
    26 Aprile 2011 - 12:14

    Non concordo con questo giudizio pessimistico. La Costituzione non è morta, come dice il professor Pubusa, è ferita e avvilita, questo sì.
    Essa vive in tutti coloro che credono sinceramente nei valori di libertà, giustizia e fratellanza. Respira in tutti quelli che portano a casa il pane dopo una giornata di onesto lavoro, vive negli ospedali dove chi soffre trova ristoro, nei campi dove si coltiva col sudore della fronte, nelle scuole dove matura il giudizio critico, nelle associazioni di volontariato e nel cuore di tutti quelli che confidano nella democrazia. Essa è minacciata - è vero - continuamente da tristi figuri, servi di un padrone, che è già diventato una maschera italiana. Questa maschera sopravviverà al personaggio che la incarna. Vivrà molto a lungo e nella memoria collettiva rappresenterà tutte le ossessioni italiche, dove, per dirla con Erasmo da Rotterdam, “il principe accantona le sue responsabilità per giocare a dadi, ballare, puttaneggiare, far musica e andare a caccia”.
    Viviamo un tempo in cui sembra “franata la pretesa della cultura di fornire un percorso di salvezza al mondo”, in cui la guerra è “frutto della peggiore pazzia”, quella che rende l’anima “pura come la fogna di Parigi”, nota a Erasmo.
    Non c’è da stare molto allegri. Anche se non siamo ancora arrivati al punto di dover scrivere l’epitaffio della Costituzione, tuttavia dobbiamo stare attenti, prendere posizione contro il dispotismo di ogni colore e l’odio verso la libertà fondata nella giustizia.
    Concordo sulle difficoltà crescenti che il potere impersonale di cui parla il professore frappone.
    Senza scomodare Platone, che giudica idonei al governo dello stato soltanto quelli che vi sono trascinati contro voglia, penso anche io che tra i 1200 candidati di Cagliari ci sono di sicuro persone capaci di accrescere con le proprie doti personali la dignità della funzione di amministratore. Bisogna aprire gli occhi e scegliere bene. Anche se è difficile e il numero è adatto a confondere le idee. Ma…bisogna provarci.
    La Costituzione si difende anche così! Mi viene il dubbio che questo sia l’unico modo in democrazia per difenderla: la libera scelta delle persone migliori.

  • 2 Aldo Lobina
    26 Aprile 2011 - 22:08

    Devo chiedere scusa al professor Pubusa e ad Amsicora. Ho attribuito al primo giudizi non suoi, togliendoli al secondo. Perdonate l’errore.

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