Su famini de s’annu doxi

1 Agosto 2012
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Red

Inizia agosto e noi auguriamo a tutti buone vacanze. Come al solito, ad agosto il blog abbandona la quotidianità e offriamo spunti per la riflessione sull’attualità, pubblicando inteventi di autorevoli opinionisti, già apparsi sulla stampa, sui temi più importanti degli ultimi mesi. Quest’anno ricorre il bicentenario della Congiura di Palabanda, che doveva iniziare la notte fra il 30 e il 31 ottobre del 1812. In ragione di ciò questo mese dedicheremo un po’ di spazio ad illustrare questo avvenimento, su cui abbiamo in animo ad ottobre di organizzare un Convegno-spettacolo per ricordarlo. Iniziamo delineando il quadro economico sociale di quel terribile 1812, che nella memoria dei sardi è legato alla gravissima crisi alimentare “Su famini de s’annu doxi”, ancora oggi evocato ad indicare la peggiore penuria alimentare.

Su famini de s’annu doxi
Ci sono avvenimenti nella storia che entrano così profondamente nell’immaginario collettivo che, tramandandosi di generazione in generazione, sembra siano avvenuti in tempi relativamente recenti, perché ce ne ha fatto cenno il nonno e a lui ancora il nonno e via dicendo; o anche perché certi fatti si ripetono ciclicamente nella storia.
E’ certamente il caso delle carestie, pesti, calamità naturali, guerre, che hanno spesso una conseguenza comune, la fame.
La fame è ricordata dall’uomo a prescindere dai libri di storia, ha riferimenti cronologici precisi, ma si confonde con altra fame, per cui viene evocata senza differenze “su fami de s’annu doxi” (e s’intende il 1812, ma la percezione temporale è ormai persa), definito anche “s’annu de su famini”, o “su fami de su quarant…” (e qui c’è ampia facoltà di scelta, in quanto il riferimento varia a seconda dell’interlocutore di un arco di tempo che va dal quarantatre al quarantotto… seconda guerra mondiale).
A noi bambini “viziati” ci ha sempre accompagnato un tormentone simile: “chi teniast su famini chi tenia deu me in su quarantaquattru, bidiast comenti tu ddu papasta!” (se tu avessi la fame che avevo io nel 1944, mangeresti rapidamente tutto di sicuro).
Lo scenario del 1812 in Sardegna fu dunque drammatico, le piogge eccessive degli anni precedenti, impedirono la semina e ne derivò, specie quell’anno, una grave carestia e la conseguente peste.
Le descrizioni che si hanno di Cagliari in quell’anno ricordano molto da vicino la Milano manzoniana del seicento.
Voglio brevemente descrivere il contesto politico/amministrativo di quegli anni.
Ho già fatto cenno in precedenti post a come i piemontesi si sono insediati nel Regno di Sardegna, alle loro convenienze, al loro sfruttamento, ai diversi tentativi di disfarsi dell’Isola, al banditismo che si opponeva alla loro iniqua amministrazione.
In questo quadro, i pochi spiragli di luce sull’Amministrazione sarda, seppur sempre di natura reazionaria, erano dovuti ad alcuni viceré più attenti a qualcosa che non fosse esclusivamente l’esazione delle tasse e più preoccupati, dal loro punto di vista, allo stato dell’Isola.
Nella seconda metà del settecento venne segnalata al Re la necessità di dividere il territorio in Province (come avveniva già in Piemonte) e nel contempo istituire in ognuna di esse una Prefettura, che sovrintendesse in particolar modo alle questioni economiche e all’ordine pubblico (negli anni sessanta del settecento, in un anno, l’attività banditesca aveva ucciso 760 buoi da lavoro per contrastare il potere feudale, eredità spagnola.
Il Re (Carlo Emanuele III) non accolse l’istanza, sostenendo che l’inserimento di nuovi funzionari nel territorio avrebbe limitato il potere feudale, facendo osservare che vi erano già i Consigli Comunitativi (una fattispecie analoga agli attuali Consigli Comunali) a limitare quel potere.
Vittorio Amedeo III, che era Re allo scoppio della Rivoluzione francese, si servì di una memoria sulla Sardegna scritta dal conte Rossi e dopo i deboli tentativi di attacco giacobino del 1792/93, fece costruire delle piazzeforti per la difesa militare e progressivamente affiancò ai militari dei funzionari amministrativi (Intendenti). Con il passare del tempo essi si occuparono in particolare di aspetti produttivi e furono affiancati da giudici (amministratori della giustizia nei territori periferici) e governatori (legati all’attività militare).
Vi fu dunque un complesso percorso che, dal 1807 al 1814, portò all’istituzione delle Prefetture in Sardegna. Il territorio fu diviso in quindici province (otto a settentrione, sette a meridione).
I prefetti ebbero tutti i poteri degli intendenti e dei giudici, dunque di natura economica e giudiziaria. Il percorso non fu esente da problemi, visto che il nuovo apparto si scontrava con quello feudale, costituendone sotto diversi aspetti un doppione. Anche il feudatario, infatti, aveva una struttura giudiziaria, dai tribunali alle carceri.
Si decise pertanto che i tribunali feudali dovessero funzionare solo per la prima istanza (il primo grado). La seconda spettava alla Prefettura.
Iniziò così lo scontro con le istituzioni feudali (soprattutto in mano a spagnoli che ormai si erano stabiliti in Sardegna). La Spagna non poté intervenire in loro difesa in quanto occupata dai francesi.
Nacquero gli archivi, il controllo sull’operato dei Consigli Comunitativi, ma non fu esclusivamente un controllo sull’amministrazione, venivano controllati anche i costumi e le idee della gente. Nasceva insomma lo stato di polizia.
I Prefetti in genere erano sardi, in quanto nominati dal viceré; si affrontò anche la soluzione dei loro problemi logistici.
Ciò si compiva sotto Carlo Emanuele IV e Vittorio Emanuele I.
I sardi, assoggettati e immobilizzati dalla burocrazia, potevano ben dire che si stava meglio quando si stava peggio.
Questo intricato controllo sociale non fu capace di evitare s’annu de su famini, fame solo per il popolo s’intende.
(Storia della Sardegna – 27.3.1996) MP

1 commento

  • 1 max
    13 Aprile 2020 - 21:47

    Vi partecipo la gratitudine per la pubblicazione di questo mio articolo, in quanto purtroppo con la chiusura di tiscali blog lo avevo perso.
    Domani lo pubblicherò sul mio blog che sto pazientemente ricostruendo. Il link è questo: https://diaryofboard2.home.blog/

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