I referendum buttano verso un neocentralismo ademocratico?

7 Maggio 2012
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Marcello Madau

Pubblichiamo volentieri questo commento di M. Madau perché solleva quesiti di fondo della nostra democrazia. Ci sono nella battaglia contro la “casta” istanze positive e sacrosante, ma anche umori non democratici. La soluzione di sopprimere enti rappresentativi anziché riformarli, la sostanziale trasformazione delle assemblee rappresentative in consigli di amministrazione, facilmente trasformabili in comitati d’affari, la generalizzazione di organi monocratici in luogo di quelli collegiali, dove portano? Lo stesso uso così sovrabbondante dei quesiti referendari dove và a parare? Non c’è al fondo il desiderio di un uomo solo al comando, al vertice di una gerarchia di tanti piccoli capi?

Si può discutere su questo o quel referendum, sul fatto di abolire le provincie ‘in eccesso’, diminuire i consiglieri (io preferirei mantenerne il numero e diminuire gli stipendi), e altri ancora.
Ma questa modalità di proporre dieci referendum tutti in una volta mi sembra una maniera inaccettabile e ‘consumistica’ di pensare la democrazia, che svilisce lo stesso istituto referendario, che umilia i tempi e i modi di un vero approfondimento.
Una maniera formale, tutta politica, di intenderla, rivelatrice di chi li ha promossi. Non vi è nulla in comune con la pratica dei referendum sull’acqua e sul nucleare, vissuti dai movimenti e animati in una continua discussione, perché sinceri.
Anche allora è mancata la comunicazione istituzionale, ma a differenza di oggi il coinvolgimento della gente e la conseguente esistenza di una vera informazione, di una vera discussione sono apparsi evidenti e reali.
Mi sono astenuto, io che non amo certo l’astensionismo, da questa che mi è sembrata una parodia della democrazia speculare alla sua degenerazione, opera di attori che interpretano parti diverse.
Se i soldi pubblici spesi per la consultazione serviranno almeno a far capire questo, non saranno spesi male.
Ora il risultato dei referendum andrà valutato nel tempo. Mi auguro davvero che le forti preoccupazioni per i rischi, e l’apparenza di democrazia in queste misure che molti di noi vedono concretamente, motivato, si dimostrino infondate. Temo che la casta, che qualcuno anche sinceramente vedeva combattuta con questi referendum, grazie a questi risultati con la diminuzione dei consiglieri e non degli emolumenti, si rafforzerà. Speriamo che essi non preludano ad un nuovo, pesante centralismo ‘regionale’, del quale ci sono molte avvisaglie (nel settore del quale mi occupo, nella pericolosa proposta di una Fondazione unica per la gestione del patrimonio culturale della Sardegna).
Dal mio punto di vista, la distanza della democrazia formale da quella sostanziale si allarga, e i luoghi delle pratiche e delle conquiste democratiche saranno altri.

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