Raimondo Sorgia, da conciatore di Marina alla forca

13 Agosto 2012
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La figura di Sorgia (insieme a quella del sarto Putzolu) è interessante perché testimonia l’intreccio, nella Congiura di Palabanda, fra l’intellettualità democratica e i popolani dei quartieri cagliaritani.

La voce è tratta dal volume di Vittoria del Piano, già citato.

SORGIA RAIMONDO mastro conciatore, residente a Cagliari, nel quartiere della Marina. ”Gia processato per delitto capita1e”, scrive il Manno, partecipa come “Ajutante di Campo del Corpo delle tre Cavallerie Miliziane” dei sobborghi della Marina, di Stampace e di Villanova, alla guerra contro i francesi dei primi mesi del 1793 e merita “il gradimento di chi presiedeva al govemo, ed all’ispezione sugli affari di guerra”. Respinti i nemici, in aprile, con Angelo Farris e col mastro Sebastia no Puddu “hanno fatto a proprie spese il ridotto di Quarto nel luogo detto Serra Perdvsa, o Sa Guurdiu, a riserva dei trasporti pei quali contribuirono gratuitamente i p carrile Comunita di Quarto, Quartucciu, Selargius, Settimo, Mara e Sinnai”. Durante l’emozione popolare del 28 aprile      1794, che e anche da lui fomentata, in seguito alla quale vengono espulsi i piemontesi dalla Sardegna, esegue c0n vero patriotico zelo, non disgiunto dall’attaccamento all’augusta persona del Sovrano,  ed al suo maggior servizio” tutte le incombenze che gli sono affidate ”all’oggetto di conseguire la tranquillita gia turbata in questa Capitale, avendo anche servito di Comandante nelle milizie urbane della Marina senza stipendio alcuno”. Guida il popolo nelle richieste autonornistiche e  diventa suoportavocenello Stamento reale, come avviene il 1° maggio 1794 quando, con l’avvocato Efisio Luigi Pintor, propone la pubblicazione di un pregone con l’indulto a tutti i partecipanti all’emozio; la possibilita per alcuni rappresentanti del popolo di assistere alle riunioni stamentarie ”acciocché sia consapevole di tutto quello che si tratta e si risolve, e si 0rdina; la comunicazione agli Stamenti di quanto deliberato dalla Reale Udienza ; onde concordare ne’ termini che dovrebbero essere i piu onorevoli alla Sarda nazione e ipiii espressivi della fedelta della mdesima verso l’Augusto Regnante, sua reale Famiglia”, ed infine la compilazione da parte della R.U. di un registro tutte le provvidenze che si dann0″. La gR.U. nello stesso mese, su richiesta dello   Stamento militare, gli affida l’incarico di provvedere nel quartiere della Marina al ritiro delle armi sottratte il 28 aprile ai soldati del reggimento Schmid, mentre il Pintor avra la stessa incombenza per Stampace, l’avvocato Pala ed il figlio per Villanova, ed il visconte di Flumini per il Castello. E sempre lo Stamento militare propone, per non lasciar disarmati i popolani che dovranno costituire le milizie urbane, che vengano loro distribuiti i fucili che si trovano nei regi magazzini. In maggio vengono consegnate “al Sig. Tenente Colonnello Sorgia la quantita di duemila cartuccie per i paesani, un cartoccio di  polvere fina, ed un pane di piombo per formar palle di varia qualita, come dall’unita richiesta segnata dal riferito Sig. Sorgia, visata dal Generale” marchese di Neoneli. In giugno é incombenza della formazione del nuovo fortino di Sant’Elia” e gli si consegnano scudi per pagare  materiale e gli operai. Nel maggio dell’anno successivo indirizza una supplica marchese della Planargia per ottenere un posto di lavoro renumerato reputandosi meritevole, per i servizi prestati, d’aver parte nelle sue grazie”. Tenuto d’occhio dal generale della Planargia e dall’intendente Pitzolo, il suo nome compare piu  volte nelle carte sequestrate in casa delQ generale il 6 luglio 1795, nelle quali é classificato tra i soggetti pericolosi e fra i capi gi dell’em0zi0ne del 1794; é specificato perche la sua partecipazione alla sommossa gi non aveva 10 scopo di introdurre i francesi, pensiero che ossessionava il generale devotissimo al sovrano, ”ma solo per dominare”. In un altro appunto dell’ottobre 1794 si parla di un parere su una sua supplica e, annota il notaio Todde che classifica i documenti, che il parere, “benché sia favorevole é per alquanto velenoso, poiché lo caratterizza per uno dei principali autori dell’em0zi0ne del 1794″; un altro parere del mese successive e a lui contrario. Ed ancora é registrata una ”parlata” contro il generale, la nobilta e il governo, ”che supponesi da lui fatta nel caffe di Carboni”, il caffettiere che dopo il 15 aprile 1793 aveva offerto lire 2 e soldi 16 per opere di difesa contro i francesi. Nel luglio del 1795 sottoscrive, con gli altri  probi uomini della Marina, la Rappresentanza inviata dagli Stamenti al re sull’0ccorso irz Cugliari del 6 luglio, ed il Rugivnumenta giusticutivc sugli avvenimenti dello stesso mese. E’ incluso per l’ann0 1796 nella terna per la scelta del secondo sindaco della Marina. In ricompensa dei servizi prestati ”in diverse occasioni, ed in critiche circ0stanze” il 1° febbraio dello stesso  anno gli viene conferita la nomina di “Direttore ed Ispettore provvisicnale dei fortini eretti in questa citta, non meno che nei suoi contorni col tit0l0 di Comandante delle Milizie della Marina, con annesso salario di scudi cento cinquanta sardi da corrispondergli dalla R.a Cassa a quartieri maturati, cominciando a decorrere dalla data delle presenti”. Tale incarico gli é confermato, con lo stesso stipendio, il 27 maggio 1799 ”fino ad altra ra pr0vv.za. e durante la di lui servitu, ed a nostro bene placito”. Con molti popolani partecipa alla congiura di Palabanda del 1812 (v. Salvatore Cadeddu) ed ha l’incarico, con altri, di reclutare adepti, incarico che svolge con diligenza anche nei paesi del circondario e tra le truppe. Due  sergenti del battaglione Real Marina non solo aderiscono alle sue proposte, ma pensano a futuri soci nell’impresa nei loro commilitoni ”venu’ci poco anzi dalla Spagna e  facili a scapestrare”. Tale battaglione infatti era formato da piemontesi, restituiti al re dagli inglesi, ai quali si erano arresi in Spagna mentre combattevano con le truppe francesi. E’ arrestato fra i primi cospiratori, il 5 novembre, ed é condannato a morte col solito rituale; é impiccato il 13 maggio 1813. Come gli altri condannati non fa il nome dei complici “nemmeno ai piedi della forca”, scrive Lorenzo Del Piano, ed una figlia, traumatizzata per la  vicenda, e ospitata in casa dell’avvocato Giuseppe Ortu anch’egli implicato nella congiura. Un’altra figlia, Angela Romana, sposa il figlio del notaio Frau e di  Francesca Sciaccaluga.

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