Centrosinistra: aprire subito il confronto

20 Settembre 2012
Nessun commento


Red 

Lunedi  1° ottobre è convocato il Coordinamento nazionale dell’Ars - Ass. Rinnovamento della Sinistra alle ore 14.30 nella sala dello Spi-Cgil Lazio in via Buonarroti 12 (7° piano) Roma, vicino alla stazione Termini.
Dato l’interesse generale, al fine di favorire la riflessione dei lettori sulla prospettiva per il dopo-Monti, pubblichiamo la bozza di documento, che costituisce una base per la discussione del Coordinamento dell’ARS.
 

La scadenza delle elezioni politiche si sta avvicinando. Il loro risultato può avere un ruolo importante per fare uscire il nostro paese dalla crisi, per contribuire ad una svolta in Europa.
Le elezioni sono presentate come occasione per un attacco speculativo all’Italia. Eppure senza iniziative qualificate per la ripresa economica come solo un esito elettorale può tentare di dare, l’Italia sarà sempre più debole e quindi esposta agli attacchi speculativi di una finanza senza regole, senza controlli. Gli stessi effetti delle pesanti misure di risanamento finanziario fin qui adottate (tagli alla spesa pubblica e aumento delle imposte) rischiano di essere vanificate dall’aumento degli interessi sul debito pubblico e dai contraccolpi della crisi economica. 
Lo stock del debito pubblico è ormai quasi 2.000 miliardi di euro, il 124 % del Pil, il livello più alto mai raggiunto, proprio perché il Pil si è fortemente ridotto.
Per il risanamento sono state fatte scelte che impongono troppi sacrifici alla parte più debole del paese, per di più senza ottenere il risultato dichiarato e indebolendo la capacità di ripresa del nostro paese. Non a caso è proprio l’assenza di prospettive di ripresa per l’Italia il punto di attacco oggi dei mercati finanziari.
Risanamento, equità e sviluppo sono gli obiettivi dichiarati da Monti all’insediamento del suo Governo. Di questi è evidente il risanamento dei conti pubblici, ma insidiato proprio dall’assenza di equità e politiche di sviluppo.
Il paradosso è che le misure adottate hanno reso il nostro paese più debole, esposto alle incursioni della speculazione finanziaria. Accettare il terreno della destra europea si è rivelato un errore.
Il Governo Monti per parte delle classi dirigenti del nostro paese e dell’Europa dovrebbe continuare per essere garanzia di continuità con quanto avvenuto durante questa transizione. E’ una vera e propria Opa delle classi dominanti sul risultato delle prossime elezioni in Italia, che punta a condizionare l’esito del voto. E’ un pesante tentativo di condizionamento politico del normale svolgimento democratico.
Per questo è importante che il segretario del Pd abbia dichiarato conclusa - con le elezioni - la fase del Governo Monti, tentando di tenere insieme la transizione, che ha forti caratterizzazioni conservatrici, e una nuova prospettiva politica ed economica. Del resto non sono pochi i provvedimenti del Governo Monti accettati da chi lo sostiene contestualmente all’impegno a modificarli.
Chiudere questa fase di transizione è necessario e le iniziative che si muovono in questa direzione sono positive.
La “foto” di Vasto a distanza di un solo anno non c’è più. La divaricazione tra le forze politiche ha assunto toni talmente aspri che sembra difficilmente ricomponibile. Il nucleo di un Governo di alternativa per ora sembra fondarsi essenzialmente su Pd e Sel. Tuttavia sarebbe un errore trascurare il ruolo possibile di altre forze, che potrebbero essere coinvolte, a partire - ad esempio – non solo dai socialisti ma dai Verdi e da altri settori della sinistra.
Il nucleo politico composto da Pd e Sel nei sondaggi è poco oltre il 30% dei voti. Troppo poco per governare una fase economica, politica, sociale e morale molto difficile e complicata, anche con l’aiuto di un premio di maggioranza. Questo schieramento rischia di non avere la maggioranza in parlamento.
Sappiamo che nel paese la sfiducia ha raggiunto livelli sconosciuti. L’allontanamento dalla politica, il diffuso timore per il futuro prevalgono. L’antipolitica è diffusa.
I principali problemi da affrontare sono: il dramma della disoccupazione che, nel caso dei giovani è appesantito proprio dalle misure del Governo; la crisi di settori fondamentali dell’economia nazionale abbandonati a sé stessi, comprese le energie rinnovabili; la prostrazione della scuola, della ricerca, dell’Università; il netto peggioramento dello stato sociale a vocazione universalistica proprio nella fase di maggiore bisogno delle persone e delle famiglie; la crescita della povertà; la diminuzione dei salari e dei diritti dei lavoratori; l’erosione delle pensioni; l’assenza di una politica pubblica di sviluppo.
Le attuali divaricazioni nel campo del centrosinistra sono aspre, nascono da errori e differenze reali e rischiano di portare ad un quadro di alleanze riduttivo. Le difficoltà del compito di governare il paese in questa fase avrebbero bisogno di un’alleanza politica più ampia, forte, radicata.
C’è da chiedersi se non sia possibile aprire un confronto con l’obiettivo di comporre le divaricazioni. Va ricordato che l’Idv ha svolto un ruolo importante nei referendum vittoriosi del giugno 2011 e fu l’unico partito ad essere alleato del Pd nel 2008.
Le difficoltà ci sono tutte, le polemiche aspre ed evidenti. Tuttavia sarebbe utile tentare una fase di decantazione al fine di verificare se è possibile la loro composizione, almeno parziale.
L’esigenza di un’alternativa politica è tanto importante da giustificare tentativi di superare le divisioni. Rinviare le decisioni a dopo l’appuntamento elettorale vuol dire rassegnarsi alle difficoltà oggi e condannarsi a difficoltà ancora maggiori dopo le elezioni.
Per questo è necessario rimettere al centro il problema delle proposte che dovrebbero caratterizzare la coalizione alternativa che si candida a governare. Sia il Pd che Sel hanno introdotto novità nella discussione e partendo da questo occorre sviluppare le iniziative. Il programma per la prossima legislatura non è questione da delegare ai gruppi dirigenti. La piattaforma politica va sottoposta ad una discussione di massa, non solo per cercare consensi ma aprendosi a modifiche, per suscitare un movimento di partecipazione e di sostegno, anche critico, più forte e intenso di quanto avvenne con la fabbrica del programma di Prodi, perché più difficile è la situazione.
La crisi italiana: morale, culturale, sociale, economica, politica, ha bisogno di una lettura non subalterna al pensiero dominante da parte della sinistra, di un respiro europeo. Occorre una lettura alternativa della crisi, delle soluzioni possibili. Il realismo è necessario, ma lo è ancora di più aprire una prospettiva nuova e diversa. Occorre delineare un futuro migliore per i lavoratori, per le classi meno abbienti come fulcro di un nuovo slancio politico rivolto ad un diverso futuro in Europa e in Italia.
[…]
  

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento