Andrea Pubusa

Ci risiamo. Piantedosi non ha ancora capito che le libertà fondamentali sono inviolabili, cioè fuori della disponibilità del potere. Se no, non sarebbero libertà. La nostra Costituzione le tutela direttamente in modo dettagliato e chiaro. Sono espressione e al tempo stesso strumento della sovranità popolare sancita all’art 1 Cost. Per la libertà di manifestare  basta leggere l’art. 17. In luogo aperto al pubblico (sala,  cinema ecc.) la riunione non richiede alcuna formalità, nessuna comunicazione preventiva. Essendo una libertà si può svolgere liberamente appunto. Discorso parzialmente diverso vale per le riunioni pubbliche, per strada, in una piazza. Qui vengono in considerazione altre libertà, prima fra tutte quella di circolazione. La Costituzione prevede perciò un preavviso, che non è volto ad ottenere un’sutorizzazione (non esistono libertà autorizzate), ma solo ad informare della manifestazione, e ciò al fine di consentite all’autorità competente di garantire lo svolgimento della riunione, contemperandola con la circolazione. 

Si può vietare un manifestazione? Sì ma solo per comprovati motivi di incolumità e sicurezza pubblica. Il punto centrale di questa formulazione costituzionale sta nell’aggettivo “comprovati”, che vuol dire che le ragioni del divieto devono riposare su fatti accaduti, oggettivi che per la loro natura recano pericolo alla incolumità e alla sicurezza pubblica. Non bastano dunque le opinioni di chi esercità l’autorità, come avviene nel caso di Piantedosi. Non si può neanche sindacare il contenuto, la finalità della manifestazione, come invece sembra voler fare confusamente Piantedosi. La riunione di solito è contro la politica governativa, quindi non può essere sindacata dall’esecutivo. Invece, deve svolgersi pacificamente e senza armi, ma ciò riguarda il suo svolgimento, non il momento precedente del preavviso.

Piantedosi si metta dunque l’anima in pace, la manifestazione pro Palestina si farà e sarà pacifica e imponente.