Rottamazione e voglia di cambiamento

17 Dicembre 2012
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Francesco Cocco

“Rottamazione”: parola infelice quella usata da Renzi durante le primarie per la conquista della leadership del centro-sinistra. Non si rottamano le esperienze  politiche come fossero dei catorci  di macchine da buttare ai ferri vecchi,  ma credo che sbaglieremmo a non considerare le motivazioni di quel 40% che ha sostenuto il sindaco di Firenze. Certo nei discorsi di Renzi non si può dire  fosse molto presente il senso di continuità della storia, la trasmissione di valori e di esperienze da una generazione all’altra, il giusto riconoscimento dei sacrifici di chi nella lotta ci ha preceduti. Ma credo sarebbe sbagliato non tentare di capire le motivazioni che comunque hanno spinto a votarlo il 40%  dell’elettorato che ha partecipato alla consultazione.
Vi è un senso di profonda sfiducia nei confronti  dei partiti e, in generale, della politica. Il tutto finisce per minare la fiducia nelle istituzioni. Del resto anche nei partiti da cui ha tratto origine il P.D. non sono mancati gravi casi di corruzione e d’impossessamento di risorse pubbliche. E’ scomparso quel senso di sacralità della cosa pubblica che s’imponeva come “dna” degli amministratori dei partiti storici della sinistra.
Non basta dire che “rottamazione” è parola rozza ed ha alle spalle una visione altrettanto rozza e semplicistica. Il che è vero ma è altrettanto vero che l’incazzo è grande e non sta lì a sottilizzare. I cittadini si sentono traditi da un’ arroganza di potere che nega la loro volontà sovrana espressa nei referendum, e segnatamente nel referendum sul finanziamento ai partiti. Non si può ricorrere in questi tempi a furbizie nominalistiche, pena il discredito verso le istituzioni. Anche perché talvolta si finisce nel discredito totale  come qualcuno che il finanziamento ai gruppi finiva per giocarselo al videopoker, o per trastullarsi in cene luculliane, o per  sontuose cure d bellezza (si fa per dire).  
E’ finito il tempo  di  indennità ai parlamentari ed ai relativi gruppi  che superino una dignitosa remunerazione per la loro attività . Abbiamo spesso ricordato che l’indennità parlamentare  nasce per consentire ai meno abbienti di accedere alle cariche rappresentative. Ma vi è un naturale limite di buon senso e di giusta misura  da rispettare!! E questo anche per i partiti che si richiamano ai valori della sinistra.. Se un tale limite non si pone come confine tra un valore democratico  ed al contrario come  ricerca di un solido benessere è difficile che non finiscano per emergere irrazionali e perniciose volontà di rottamazione anche dei valori che il movimento dei lavoratori è riuscito a costruire nella storia.
                                                      

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