L’ass. Milia: l’anno prossimo il sardo a scuola, forse

29 Gennaio 2013
3 Commenti


Micheli Podda

A perdonare, Andri’!
Ma ite ti nde paret de custa cosa? De bajulare, at a esser? A narrer chi siat corfiu dae su ‘e esser in sa lista po sa camera, Milia? O chi siat pessamentosu po sas votassiones regionales, dae noche a pacu tempus? Abbisu meu carcunu s’est zirande in cherbeddu, s’est! Ello si nono, cumente si podet narrer chi in chimbe annos fortzis sas famìlias cheren su sardu in iscola? E finas a tando? E su ‘e non che lassare a una banda s’italianu, cosa de narrer diat esser?
Pro a mie est prus de su tantu, e non bi la poto bajulare. E apo iscritu. Castia a biri tui e fache cumente cheres.
Cun salude. Micheli
L’Ass. Milia: dal prossimo anno il sardo in classe.
Sono letteralmente sobbalzato sulla sedia, alla vista di un tale annuncio in bella evidenza sulla home page del sito regionale. Ma è stato un attimo: memore di altri numerosi e altisonanti annunci del Sesto Moro (il Quinto, ripudiato da Soru, glielo ha soffiato Prato), ho aspettato a stappare lo spumante. Corro al sito di Vito Biolchini, ma non trovo nulla: evidentemente anche lui qualche dubbio ce l’ha. Questo il 24 c.m. mentre oggi eccolo qui, puntuale: che lo abbia chiamato qualcuno dalla Regione? Comunque…
Ricordo le dure accuse del Nostro (Ass.re) rivolte allo “Stato tiranno che nell’ultimo anno ha cercato di ridimensionare in ogni modo la lingua sarda”, e il richiamo accorato alla Giunta e al Consiglio regionale perché “non possiamo chiedere a Roma una tutela della lingua che neppure noi diamo” (si cantat e si sonat); commovente. Questo a dicembre, a conclusione dell’ennesima Cunferèntzia di Aggius, che Milia chiuse con una richiesta forte al Consiglio regionale per un maggiore “sostegno finanziario alle politiche linguistiche”. Poi a gennaio la richiesta di 7 milioni a Cappellacci per la “limba”, per poter proseguire con le distribuzioni secondo il Piano triennale di “cento” voci di spesa; le regionali incombono, senza contare il secondo posto in lista alla camera.
Vado a leggere e, fra le varie amenità e luoghi comuni, trovo che “l’assessore Sergio Milia aveva sollecitato il direttore scolastico Enrico Tocco alla sensibilizzazione dei dirigenti delle autonomie scolastiche all’inserimento dell’opzione per l’insegnamento della lingua sarda nei moduli di pre-iscrizione per l’anno scolastico 2013-2014”.
Mi son cascate le braccia: dunque è questa l’opera di Milia? Ha sollecitato… per sensibilizzare… per l’inserimento dell’opzione? Ancora? Sono circa 20 anni che la Regione “sensibilizza”, ma sono 40 anni che gli intellettuali e gli appassionati cercano di sensibilizzare i politici regionali perché si INTRODUCA L’INSEGNAMENTO OBBLIGATORIO DELLA LINGUA SARDA IN TUTTE LE SCUOLE DELL’ISOLA, come materia curricolare, all’inizio. Qual è dunque la novità?
Proseguo nella lettura e mi imbatto stavolta nelle parole del Direttore scolastico regionale Tocco: “Ogni scuola in base al grado, all’organico, alle strutture fisiche, alle risorse finanziarie, strumentali e professionali … realizza il suo Piano dell’Offerta Formativa. Il curricolo obbligatorio può essere quindi arricchito e integrato da ulteriori proposte formative”. Dunque se tutte le condizioni elencate lo permettessero, il normale curricolo si arricchirebbe con qualche corso di lingua sarda. Ma come, da oltre 15 anni si sono tenuti migliaia di corsi di lingua sarda in tutte le scuole dell’isola. O no?
“Appare opportuno” prosegue Tocco ”che per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, per il percorso riguardante l’italiano, si prenda in considerazione, tra l’altro, la ricchezza e la varietà delle lingue minoritarie”. Opportuno? Si prenda in considerazione? Tra l’altro? ASSURDO!
Non basta, riprende a parlare l’ass. Milia: “L’obiettivo è raggiungere in cinque anni almeno la maggioranza delle famiglie che optano per il sardo (o le altre lingue presenti in Sardegna) e un’educazione multilingue che non dimentichi l’italiano e le altre lingue straniere”. PAZZESCO! Le famiglie devono optare? Mi pare che ogni popolo DEVE CONOSCERE BENE LA PROPRIA LINGUA, e finora mai è stato vietato di organizzare corsi di lingua sarda su proposta di docenti, alunni o genitori, in tutte le scuole della Sardegna. Dov’è la novità? Forse nella certezza che passeranno almeno cinque anni prima che il sardo entri davvero a scuola? Bella trovata!
Ma ancor più divertente la precisazione “che non dimentichi l’italiano”: siamo già in regime di sovranità o indipendenza? INCREDIBILE! Ma chi è che consiglia il povero Assessore? Nessuno, NESSUNO si sognerà mai di togliere l’italiano dalle nostre scuole, neanche se dovessimo entrare in guerra contro lo Stato italiano! Secondo me sono parole sfuggite, un soffio d’aria, leggero, non intenzionale; o forse sì, ad effetto.
L’articolo è molto divertente anche nelle parole successive: “la Regione si impegnerà… sensibilizzazione… università di prestigio… Edimburgo, Madrid, Padova… le battaglie saranno riprese…
Di tutto, salvo la LEGGE PER L’OBBLIGO DEL SARDO A SCUOLA. Perché? Eppure per la riduzione dei consiglieri si è fatto in tempi brevissimi; perché la lingua no?
Sembra quasi che faccia comodo l’attuale “status quo”, una fase di stallo in cui le miserevoli somme destinate alla “limba” possano costituire una piccola fonte di guadagno per tanti volenterosi operatori (ma anche consistente per alcuni eletti), e soprattutto la possibilità di “manovra” per i massimi responsabili, l’Assessore e il Direttore dell’Ufficio Lingua Sarda. Ma non credo.

3 commenti

  • 1 Arrubiu
    29 Gennaio 2013 - 12:43

    Tenes rejone Podda est solu gazzosa.
    No b’at nudda.
    /////////////

    Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
    Ufficio Scolastico Regionale per la Sardegna
    Direzione Generale
    Ufficio Quarto
    Prot. AOODRSA.REG.UFF. n. 640 Cagliari, 15 gennaio 2013

    Ai Dirigenti scolastici
    delle Istituzioni scolastiche del PRIMO CICLO
    della Sardegna

    Oggetto: Iscrizioni per il 2013/2014. Insegnamento curricolare del sardo e delle lingue minoritarie presenti in Sardegna.
    Le iscrizioni alle scuole dell’infanzia e alle classi delle scuole di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2013/2014, che coinvolgono le famiglie e le scuole, sono disciplinate nel corrente anno dalla circolare ministeriale n. 96 del 17 dicembre 2012.
    Ogni scuola, in base al grado di istruzione che è chiamata a gestire, all’organico di cui dispone, alle strutture fisiche, alle risorse finanziarie, strumentali e professionali a cui può fare affidamento, realizza il suo Piano dell’Offerta Formativa e offre alle famiglie il percorso scolastico, secondo gli obblighi che la legge le impone e le opportunità formative che è in grado di sostenere. Il curricolo obbligatorio può essere quindi arricchito e integrato da ulteriori proposte formative, che, all’atto dell’iscrizione, la stessa si sente in grado di fornire, nel rispetto delle competenze del Consiglio di istituto e del Collegio dei docenti.
    In questo quadro appare opportuno ricordare che le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione prevedono, per il percorso riguardante l’italiano, di prendere in considerazione, tra l’altro, la ricchezza e la varietà delle lingue minoritarie, che hanno particolare rilievo nel patrimonio linguistico della Sardegna. Non va tralasciato, inoltre, che, a norma del DPR 275/99, ogni istituzione scolastica è chiamata a definire il POF in base alle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale.
    Parimenti la legge 482/99, che tutela, per la nostra regione, la lingua e la cultura delle popolazioni catalane e di quelle parlanti il sardo, stabilisce che i genitori comunichino all’istituzione scolastica interessata se intendono avvalersi per i propri figli dell’insegnamento della lingua della minoranza.
    Tutto ciò premesso, si ravvisa l’opportunità di suggerire ai dirigenti scolastici la predisposizione del modulo di iscrizione (per il quale si propone l’integrazione come da modello allegato) finalizzato anche a permettere la scelta dell’ eventuale insegnamento della lingua minoritaria.

    IL DIRETTORE GENERALE
    /om Enrico Tocco

  • 2 paulu pisu
    31 Gennaio 2013 - 10:10

    Tocat a s’arregordai ca in Sàrdara eus deliberau in consillu comunali po pediri a sa RAS de s’imponni cun s’Ufitziu Scolàsticu regionali po su chi spetat a is mòdulus de preiscritzioni de scola: art 4 c. 5 L 482/99, est a nai ca sa scola depit ponni sa pregonta a is famillias “boleis chi s’impart su sardu a is fillus?” Cun Sardara ant deliberau gia 110 comunus, unu muntoni mannu de deliberatzionis. Custas iant a ai dèpiu donai fortza contratuali a s’assessori Milia e invècias totu su chi at scendiau, o strumau, abortiu, est custa tzircularedda prena de “se, ma, forse, se volete”. Tocat a sighiri sa batalla perou deu nau ca tocat a profitai de custa trassa mediàtica e scriri a is famillias de pediri chi in is modulus de scola ddoi siat custa possibilidadi. In Sàrdara provaus a ddu fai.

  • 3 michele podda
    31 Gennaio 2013 - 22:55

    Sas dillìberas de sos 110 comunes sun nande craru su chi est in sa mente e in su coro de totu sos sardos: SA LIMBA NON DEPET MORRER, ca est issa chi mantenet sa cultura nostra, de totu sos mannos nostros chi s’an a esser furriande chentu bortas in sa tumba.

    Ja est abberu chi primu primu benit su traballu, ma cussu una die o àtera s’at a benner a lu buscare; sa limba intro ‘e pacos annos si ch’andat, e tando la cassamus a sa coa. Unu cras at a tocare a l’istudiare dae sos libros, ca non b’at aer prus pessones chi l’an a connoscher bene, a su chi si biet oje in die.

    Apo intesu chi Biolchini e Fondazione Sardinia sun fachende atobios in Pratza Dettori donzi bindigada, po nachi faeddare in sardu. Cosa bona est chi non diat esser, ma a parrer meu cussos atòbios los aia fatos in su palatu de Via Roma, addala ‘e suta, e a boghe manna, chi ch’esseren intesu sos prendas bonos de su Cussizu. Ca si no est sa leze chi lu ponet su sardu in iscola, totu s’àteru tenet pacu balia, e caminu non si nde fachet de capu.

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