Appunti sulle crisi e le sinistre

20 Giugno 2013
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Pino Striglioni

Proseguiamo la pubblicazioni di contributi per la riflessione sulla sinistra, proposti all’Assemblea nazionale dell’ARS - Ass. Rinnovamento della Sinistra - tenutasi a Roma il 14 scorso.

Le crisi sono tante e purtroppo anche le sinistre, frantumate o meno. Mancano disponibilità e capacità concrete a trovare proposte comuni per difendere i soggetti che continuano a subire le conseguenze della finanziarizzazione dell’economia, che consente a pochi di prevalere nella lotta di classe contro tanti. Manca ancora alle vere sinistre la cultura della disponibilità all’unità plurale fra identità anche diverse. Ma senza unità e pluralismo nella sinistra non si possono condividere regole per condizionare i poteri forti della finanza globale, responsabile della crisi che gestisce da quasi sei anni, imponendo politiche di austerità che creano massacro sociale, negano diritti civili elementari di uguaglianza e libertà.Le politiche di rigore hanno prodotto più miseria diffusa, e non hanno evitato che la finanza continuasse a speculare a danno del lavoro vero, pubblico e privato, che produce risorse materiali e immateriali, servizi, benessere.
In Italia le tre minoranze presenti in parlamento ripropongono soluzioni fallimentari degli ultimi venti anni, che non servono peruscire dalla crisi, o contrapposizioni pregiudiziali altrettantoinutili e dannose. Molti costituzionalisti ritengono incoerente con la Costituzione l’attuale legge elettorale, perché non rispetta il diritto di tutti icittadini di eleggere rappresentanze “a suffragio universale e diretto”(Cost. art. 56, c 1), cioè di poter esprimere preferenze nell’elezione dei candidati.
Con le liste bloccate in coalizioni coatte in senso maggioritario-bipolare si è svuotata la rappresentanza parlamentare di buona partedella sua legittimazione democratica popolare, della sua funzioneistituzionale, della sua credibilità. Si è creata la casta che avrebbe dovuto assicurare la governabilitàper gestire il potere di pochi, non la democrazia parlamentarecostituzionale. Ma con la governabilità maggioritaria, imposta negli ultimi venti anni, non si sono risolti problemi, si sono solo aggravati.
Inoltre per far prevalere l’idea di governabilità autocratica di pochi, contrapposta alle rappresentanze plurali e unitarie di culture esituazioni sociali diffuse, la legge elettorale impone soglie disbarramento delle minoranze e un premio di maggioranza talmente sproporzionati da stravolgere il principio costituzionale del dirittodi uguaglianza di tutti i cittadini di “associarsi liberamente inpartiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politicanazionale” (Cost. art. 49).Una causa della crisi della politica, della sua credibilità, delladifficoltà a riconoscerla come servizio, passione, competenza, è anchequesta. Purtroppo interessi di parte inaccettabili hanno determinato e continuano a determinare continui rinvii della soluzione. Senza ritornare nella sostanza a forme di stato e di governo realmente coerenti con i principi di uguaglianza e libertà indicatinella Costituzione salta anche la repubblica democratica parlamentare fondata sul lavoro; e la sovranità non appartiene più al popolo, ma viene commissariata ai poteri forti della globalizzazione. Lavoro, democrazia del lavoro, diritti, beni comuni, ambiente possonoessere la base su cui le vere sinistre possono costruire propostecondivise unitarie e plurali. L’alternativa a larghe intese per gestire politiche commissariate dai poteri forti è l’integrazione tra democrazia partecipata e rappresentativa, tra paese reale rappresentanza.

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