Renzi e Vendola: li due facce della fine della sinistra

27 Gennaio 2014
1 Commento


Amsicora

Che bella sorte la più grande sinistra d’occidente! Il PD ha eletto segretario Renzi, che è il beniamino di B. Questo già lo si sapeva. Il cavaliere non ha mai nascosto la sua simpatia per il ridolini di Firenze, che, a paragone del legnoso e serioso Alfano, gli sembrava un dio dell’Olimpo. Ma oggi, vistosi corrisposto dal segretario del PD, sembra così entusiasta da dargli una sorta d’investitura o di benedizione. “Finalmente un segretario del PD col quale si puà dialogare!”, esclama il condannato. E ancora “Renzi propone quanto io avevo già proposto nel 2006; solo che allora la sinistra scatenò il referendum e tutto andò a monte”.  “Ora invece possiamo andare spediti“. E Renzi, di rimando e dopo averlo invitato in casa PD, a segnare la sua totale sintonia col pregiudicato: “la proposta non si tocca se B. non è d’accordo“. E giù a muso duro verso le opposizioni interne, invitate alla  resa a scanso di massacro. 
E allora, da questo avvio della segreteria Renzi, cosa si desume? Che, rispetto all’alleanza di governo col PDL d’inizio legislatura, c’è un salto di qualità. Berlusconi si propone come ispiratore, padre nobile della linea Renzi e questi assume la veste del realizzatore, di quello che imbriglia il PD e lo costringe a fare quello che finora, pur fra u cedimenti, non aveva mai completamente fatto: essere l’esecutore e il relizzatore della linea dettata da B. Napolitano tace perché sembra d’accordo. So che è un’esagerazione, ma rispetto alle questioni istituzionali si è creato un nuovo grande partito di cui Berlusconi è il presidente e Renzi il segretario.
La proposta di legge elettorale risente dell’impronta anticostituzionale  di B.. E’ contro la Carta e contro la Corte. Contro la Costituzione, che prevede un sistema elettorale proporzionale, con la tolleranza di piccoli correttivi. E contro la Corte costituzionale, che pochi giorni fa ha reso nota la propria interpretazione della Carta, dicendo appunto ch’essa non ammette premi di maggioranza, ma solo piccole soglie di sbarramento,  non incidenti sul carattere proporzionale del voto, che - appunto - dev’essere “uguale” nel momento dell’espressione e nel momento della sua trasformazione in seggi. Ed ancora, essendo il nostro un sistema rappresentativo, non è legittima una legge che ci dà un Parlamento, che non rispecchia nei suoi membri la volontà e la scelta del corpo elettorale.
B. poi ha sempre detestato le minoranze e i movimenti o i partiti che le rappresentano. Ha sempre pensato al partito come azienda, con le gerarchie aziendali. E Renzi ha ripreso questo ritornello, cantandolo con toni alti, chiari e decisi. Lui e il Cavaliere propongono una legge che lascia in campo il PD-PDL e il M5S. Nessun altro. Tutti gli altri o dentro il primo raggruppamento a capo chino o fuori dal Parlamento e dalle balle!
Ma qui viene il secondo paradosso della sinistra italiana: il suicidio di SEL, che è rientrata in Parlamento solo grazie alla sua funzione ancellare nei confronti del PD, e che ora, incredibilmente, vorrebbe fare con Renzi, ciò che fece con Bersani, senza prendere atto che il sindaco di Firenze, insieme al Cavaliere, ha dichiarato guerra ai piccoli partiti, ai quali hanno lasciato solo l’alternativa di sciogliersi e confluire o essere dissolti col voto. E così sabato al Congresso di SEL abbiamo assistito alla patetica attesa da parte dei delegati di SEL del loro boia-Renzi e alla loro delusione quando questi ha inviato un qualunque quaraquà ad attestare che per il segreterio del PD loro non contano nulla, non sono che un cadavere in attesa di sepoltura.
Compagni e amici, non ve ne siete accorti? Stiamo assistendo all’epilogo della vicenda nata dalla Bolognina quando Occhetto decise la morte del PCI. Dei due tronconi, il più grosso, attraverso una serie veloce e ripetuta di mutazioni (PDS-DS-PD), è finita al centro e dentro l’egemonia berlusconiana; l’altro (Rifondazione comunista fino a SEL), dopo una serie infinita di scissioni e frazionamenti, si è ridotta al nulla. Ha, dapprima perso la propria autonomia politica, divenendo una “ruota di scorta” del PD, svolgendo una funzione di recupero dei voti del suo elettorato di sinistra in uscita. Ora SEL, ormai esausta, si è acconciata a sperare perfino nel soccorso di Renzi, che dell’approdo centrista del PD è l’inequivocabile suggellatore.
Due storie (quelle nate dal PDS e Rifondazione comunista) che hanno in Renzi il comune becchino e in Vendola l’inconsolabile, ma non incolpevole, vedova. Non è questa la sede per spiegare le ragioni di questo fine della sinistra italiana. Si può solo dire che è frutto di due grandi ipocrisie. Quella del PDS-DS-PD, che volevano rappresentare il volto non più comunista, ma fortemente progressista della sinistra italiana e non lo sono mai stati: liberismo, allontanamento dalla Costituzione, svalutazione del lavoro e dei lavoratori, abbandono dell’etica pubblica, sono le tappe di questa deriva. Per Rifondazione ed eredi il discorso è speculare: allontanamento progressivo ma deciso dai valori di fondo del Movimento operaio, dall’egualitarismo al socialismo, alla perdita dell’etica del lavoro col prevelere del carrierismo e conseguentemente dell’etica pubblica.
Volete la controprova di quanto dico? Con la mente passate in rassegna i dirigenti sardi del PD e quelli di SEL: sono indelebilmente marchiati da una doppia morale: belle parole, azioni poco commendevoli. Guardate le rappresentanze di questi partiti. Guardate i loro candidati. I nomi seri, di gente normale adusa a vivere del proprio lavoro, sono messi in lista per carpire il voto di quelli di noi non hanno capito ancora la deriva. Gli eletti però non saranno loro, saranno gli eterni esponenti delle bande interne, i soliti satrapi della politica. che hanno ucciso la sinistra in infinite lotte interne e infischindosene dei problemi della gente comune. E Pigliaru? Francesco condivide la deriva centrista del PD perché è uomo convintamente moderato in politica e liberista in economia. Quanto alla cattiva compagnia che gli sta attorno, finge di non accorgersi e finissce così, condapevolmente o meno poco importa, per coprire un’accolita di fedifraghi certificati e, perfino, di indagati.
Un nuovo inizio è possibile a sinistra? Il disatro ha le dimensioni di uno tsunami, per ora e impensabile. Un filo d’arianna per la ripresa? Questo sicuramente,  c’è: è la nostra Costituzione nata dalla Resistenza che riassume il meglio della cultura politica democratica italiana. Non a caso la Carta fondamentale oggi è attaccata da ogni parte. Anche nella campagna elettorale sarda, non c’è nessun partito che la difenda e la proponga come progromma per la rinascita politica e morale  della Sardegna e del Paese. 

1 commento

  • 1 giovanni43
    27 Gennaio 2014 - 23:33

    e quindi?la soluzione??? dobbiamo ascoltare il comico?almeno si può ridere!!

Lascia un commento