Caro Massimo, non tornare indietro!

31 Gennaio 2014
1 Commento


Amsicora

Caro Massimo,

hai notato l’atto di riguardo che ti ho riservato ieri? Io sono stato il primo a Cagliari a sapere del tuo appello avverso le sentenze del Tar sul caso Crivellenti. E sai perché? Perché il mio amico Andrea Pubusa, appena l’ufficiale giudiziario gli ha notificato l’appello quale difensore della Dr.ssa Angela Spocci, mi ha chiamato e me lo ha perfino letto. E allora perché non sono partito in quarta con tiro ad alzo zero contro di te? Perché io penso davvero che tu voglia voltare pagina rispetto al passato. D’altra parte, caro Massimo, se non avessi pensato questo, avrei dovuto concludere che in te c’è uno sdoppiamento della personalità: un novello dr. Jekill e mister Hyde. Virtuoso nel nominare Marchetti e scellerato nel ricorrere in appello. Sia ben chiaro, lungi da me l’idea che l’appello sia uno strumento di arroganza o di prepotenza: è uno rimedio previsto dall’ordinamento, una garanzia costituzionale, e, dunque, nulla di stravagante, sul piano strettamente giuridico, che tu possa chiedere un nuovo giudizio. No, caro Massimo, il problema non è questo, le ragioni che mi hanno fatto desistere da una critica immediata sono altri.
Anzitutto, la nomina di Marchetti. E’ un PM in pensione, dopo un’onorata carriera di magistrato, che interesse ha ad invischiarsi nella tue iniziative arrischiate e prive di senso? Sì perché l’appello è privo di senso. Tu avresti dovuto dimostrare l’interesse, non tuo ma dell’amministrazione, a rimettere in sella la Crivellenti. Ed allora, ecco una prima osservazione: la Crivellenti poteva costituirsi nel giudizio davanti al Tar per difendersi e non l’ha fatto. Lei era legittimata anche all’appello e non lo ha presentato, Ed allora perché farlo tu? In nome di quale interesse pubblico? No, caro Massimo, avresti solo aggravato la tua posizione penale, perché sarebbe stata un’ulteriore prova del favore da parte tua verso la Crivellenti. A quel punto è anche evidente che il dr. Marchetti avrebbe dovuto prendere le distanze dalla tua iniziativa, esprimendo una critica nei tuoi riguardi o addirittura dimettendosi. E questo per te oggi sarebbe stata una deriva più catastrofica di quella che hai percorso nell’anno passato.
Bene, dunque, hai fatto a smentire immediatamente l’impugnazione. Questa volta è convincente anche la tua giustificazione. Avevi dato mandato nell’immediatezza ai tuoi legali di appellare e loro lo hanno fatto, l’ultimo giorno. Tuttavia, se il ricorso non viene depositato nella Cancelleria del Consiglio di Stato, diventa improcedibile. I tuoi avvocati, dunque, volevano consentirti una rifllessione più pacata su come chiudere la vicenda. E tu hai scelto subito la soluzione migliore. La Fondazione torna alla normalità, il sovrintendente inizierà la sua attività. Il Consiglio di amministrazione e il collegio dei sindaci vigileranno sulle spese, che - sopratutto - di questi tempi, è un elemento fondamentale della buona amministrazione. Da questo punto di vista, ho già detto che - ferme le indiscutibili qualità di Meli - c’era fra i 44 chi aveva già dato prova di saper coniugare qualità a rigore finanziario, insieme ad un buon rapporto coi dipendenti, che oggi necessitanno di essere rassicurati e motivati. Di questo si può e si dovrà parlare. Ciò che però ora conta è il ritorno alla legalità e alla normalità. E su questo, penso che il tuo ravvedimento sia serio e irreversibile. Se tu facessi il contrario, Marchetti dovrebbe abbandonarti al tuo destino, non potresti più presentarti in pubblico. E, siccome sei giovane dalle belle speranze, penso che il buon senso prevarrà. E’ tuo interesse, ma sopratutto del Teatro e della nostra città.

1 commento

  • 1 cesare
    31 Gennaio 2014 - 18:01

    Gentile Amsicora,
    Ma quale “normalità”? E quale “legalità”? Come si può essere così manichei ? […] Ora che Massimo Zedda decide di esperire ricorso presso un’ulteriore istanza giurisdizionale amministrativa, egli non sarebbe che un ragazzo “capace di iniziative arrischiate e prive di senso”. Che visione del Diritto è mai questa? […] Consiglio vivamente, a Lei che pare non capacitarsi di quanto grave, illegittima, amorale e tutt’altro che “normale” sia la situazione venuta a determinarsi in Teatro con la designazione […] alla Sovrintendenza, di dismettere immediatamente i panni del Solone paternalista. È ora di dire la verità: la città di Cagliari è legittimamente rappresentata dal Sindaco eletto dagli aventi diritto, oppure dal tandem […] Mauro Meli- Gualtiero Cualbu? Inizi a chiederselo con urgenza, in quanto, rebus sic stantibus, chi di Teatro musicale e di produzioni sinfoniche capisce qualcosa (e non mi sembra il Suo caso, non me ne voglia) sa perfettamente che è assai meglio una Marcella Crivellenti che duecento Mauro Meli. Tutto il resto, non appartiene che al dominio […] di soggetti affetti irreparabilmente dal virus delle cointeressenze ed incapaci, evidentemente, di guardare al bene della città nel suo complesso. L’azione amministrativa di Zedda è criticabile sotto molti punti di vista, in ordine ai nodi programmatici rimasti insoluti, ma la squallida conclusione temporanea della vicenda Teatro Lirico, insegna che, perlomeno su quest’ultima, Zedda aveva ragione.


    Risposta di Amsicora

    Quando ho parlato di “normalità”, in tutti gli interventi sul Teatro, mi sono riferito esclusivamente alla correttezza amministrava e procedurale, al rispetto del principio di legalità. Ritengo che questo sia un elemento imprescindibile della buona amministrazione. Non mi sono mai riferito agli aspetti sostanziali, ai quali evidentemente Cesare si riferisce. Su questi aspetti non so nulla. Se qualcuno, nei modi dovuti, vuole dire la sua il blog è aperto a tutti. Noto, però, che anche Zedda, nel difendere le sue scelte, ha solo fatto riferimenti generici, allusioni a grumi di potere, ma non ha mai sviluppato pienamente il tema né ha mai chiamato noi cittadini a misurarci con queste problematiche. E siccome lui è il sindaco di Cagliari aveva ed ha il dovere di mobilitare i cittadini democratici contro ogni forma nascosta di esercizio di fatto del potere.
    Ho inviato una mail a Cesare per dirgli questo e anche per giustificare il perché dei tagli al suo commento (si trattava di giudizi inutili), ma Cesare non esiste o almeno non esiste la mail indicata o almeno così mi ha detto il mio computer. Insomma, pare che il buon Cesare copra con l’anonimato una critica che, purgata da giudizi sulle persone al limite dell’offesa, è perfettamente legittima e utile, anche per chi non la condivide.

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