Una questione di decenza

23 Febbraio 2015
1 Commento


Lucia Pagella

Fervono i lavori di rottamazione. Costituzione, rappresentanza, diritti dei lavoratori? Tutti ferri vecchi da eliminare perché c’è il nuovo che avanza :
Il giovane premier, il grande Marchionne, L’Europa che “ce lo chiede “.
Vorrei soffermarmi in particolare sulle modifiche alla Costituzione ma non per dire quello che penso su un argomento che non è di mia competenza ed è stato attentamente esaminato da altre persone  ben più qualificate ma per cercare di interpretare lo sconcerto dei cittadini di fronte a tante novità, tutte presentate come un pacco dono.
La nostra Costituzione venne scritta da uomini e donne che avevano, nella loro vita, posto l’interesse della nazione al di sopra dei loro personali interessi ed a cui avevano spesso sacrificato gli anni della giovinezza. Lo fecero con passione e competenza e con il loro lavoro vollero cancellare un periodo buio della nostra storia e garantire a tutti i cittadini democrazia e libertà.
Prima di intervenire su questo corpus juris, pertanto, ci si dovrebbe chiedere quale ne è il significato profondo e quanta parte di esso è stato applicato. Si procede, invece, a colpi di machete con la fretta di chi non vuole ascoltare e con argomenti contundenti ( pugni e schiaffoni ).
E chi sono poi questi rottamatori ? Ce lo dice la sentenza n° 1 del 2014 della Corte costituzionale, largamente condivisibile. Uomini e donne che sono stati nominati dalle segreterie di partito e che hanno dato vita a flussi migratori degni di un diaspora. E’ vero questo è consentito dalla Costituzione ma in forza di un principio che è stato travolto: si pensava che essi rappresentassero l’intero popolo italiano e, quindi, potessero farlo anche in un altro partito ma questi, nel migliore dei casi, rappresentano solo se stessi. E sono tanti, decisamente troppi. Molti poi sono diventati “ onorevoli “ in virtù di un premio di maggioranza che premia la compagine più numerosa senza alcun limite per cui basta un solo voto in più per ottenere la maggioranza assoluta.
La sentenza della Corte sancisce l’incostituzionalità della legge elettorale perché questa distrugge la rappresentanza. Non sono quindi argomenti formali che ne hanno determinato l’illegittimità ma il venir meno dello stesso principio base della democrazia.
Ebbene quale conseguenza ne scaturisce?
Il parlamento, ovvero l’istituzione più importante del nostro sistema, è stato eletto con una legge parzialmente incostituzionale ma, poiché le sentenze della Corte non incidono sui rapporti esauriti, non solo continuano ad avere vigenza tutte le porcate che sono state compiute ma l’organo può continuare ad operare sino a quando lorsignori  non provvederanno a cambiare la legge elettorale nel senso indicato dalla Corte e finalmente si avranno nuove elezioni, magari nel 2018! Ma questo parlamento si è intestato il diritto di cambiare la Costituzione.
 Si tratta di un paradosso. Ma dura lex sed lex.
 A me sembra che di duro in questo caso vi siano solo le teste di legno che non hanno compiuto l’unico atto dignitoso: provvedere a modificare la legge elettorale e poi uscire dalla comune. Ma vi immaginate gli Scilipoti, i Razzi e tutti gli altri che ne hanno seguito le orme e non sono meno colpevoli, abbandonare lo scranno?
Una questione di decenza, appunto!
 
 

1 commento

  • 1 admin
    23 Febbraio 2015 - 09:47

    Andrea Pubusa

    Condivido interamente il bell’articolo di Lucia Pagella. Rilevo che un Presidente della Repubblica, veramente custode della Costituzione, anziché procedere alla nomina di presidenti del Consiglio non candidati alla carica o, addirittura neanche eletti, avrebbe dovuto sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. In democrazia si fa così. Ricordiamoci che la nostra Costituzione individua due suoi custodi: la Corte costituzionale e il Presidente della Repubblica. La prima ha fatto il proprio dovere annullando il porcellum, il secondo no, perseguendo una strada perfino di avvilimento della rappresentanza, mantenendo un parlamento costituzionalmente illegittimo e negando a Bersani la prova del voto in Parlamento in favore di Letta (non candidato alla carica) e di Renzi neanche eletto in parlamento e giunto a Palazzo Chigi con una procedura extraparlamentare quali sono le primarie del PD.
    Infine, contrariamente a quanto si vuol far credere, in Italia non siamo senza legge elettorale; questa esiste ed è quella (di tipo proporzionale) che risulta dopo l’annullamento delle parti illegittime del porcellum ad opera della Corte cost. Quindi si poteva eleggere un parlamento secondo Costituzione l’anno scorso anziché nomnare Renzi.

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