Favole di Natale e … conflitto d’interessi

26 Dicembre 2008
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Red

I conflitti d’interessi sono tutti uguali? O ce n’è buoni e cattivi? Il quesito nasce dal fatto che in Sardegna ci sono coloro che ritengono  quello di Berlusconi  nefasto e insuperabile e invece quello di Soru buono e superato. Basta affidare la gestione delle azioni ad un Prof. Avv., e, oplà, il conflitto è sparito, volatilizzato. Il Presidente governerà la cosa pubblica dimentico d’essere imprenditore… E così, per incanto, le aziende del Capo dell’esecutivo partecipano alle gare o gestiscono concessioni dello Stato e delle Regione. E tutti vissero felici e contenti, come sembra volerci far credere un sito cagliaritano filosoriano. Una vera favola di Natale!
Peccato che le favole non si addicano alla politica, sopratutto quando c’è un sottostante mondo d’affari. Il conflitto d’interessi è un fatto materiale che nessuna legge può far scomparire, se non si elimina o la titolarità delle azioni  o la eleggibilità alla carica. Non siamo soli in questa convinzione
. La pensa così anche Furio Colombo, noto giornalista e senatore del PD, già direttore de L’Unità, che nella scorsa legislatura ha presentato una proposta di legge che risolve il conflitto d’interessi in modo semplice, semplice… con l’ineleggibilità dei grandi imprenditori. Il conflitto, una volta insorto, non è neutralizzabile da nessuna Autorità indipendente, tantomeno da un Prof. Avv. per quanto serio.  Può esserlo solo inibendo la candidatura; ineleggibilità che esiste nell’ordinamento per figure meno rilevanti dei grandi imprenditori: ad es. per i presidenti dei Consorzi regionali, per gli autisti della Provincia nel loro ente, e così via. 
Ma ecco i due approcci, quello favolistico (molto intonato al Santo Natale e al  finto buonismo che gli è proprio) e quello realistico. Non c’è bisogno di commenti.

Soru, stop al conflitto di interesse col negozio fiduciario, il controllo
delle proprietà a Gabriele Racugno
di Cinzia Isola da www.altravoce.com

L’aria intorno al conflitto di interessi si era appesantita. Nelle ultime settimane, gli attacchi esterni e interni avevano ripreso vigore. Tiscali, L’Unità e Funtanazza erano diventati nuovo terreno di scontro politico. Fino a sconfinare in pesanti affondi sul piano personale. Uno scontro avallato dalla stessa Statutaria regionale ma anche dal codice etico del Pd. Era davvero arrivato il momento di farlo. E Renato Soru l’ha fatto: stop al conflitto di interessi, via al negozio fiduciario. Che libera presidente dimissionario delle sue partecipazioni, finché sarà necessario. Finché sarà impegnato nell’attività politica. Come presidente e come candidato bis alla guida della regione sarda. Ad occuparsi dei suoi averi d’ora in avanti sarà Gabriele Racugno, professore di diritto commerciale all’Università di Cagliari.
In verità l’obbligo rispetto alla legge non era più vincolante. Lo precisa lo stesso presidente: «Pur non essendo ancora stata istituita la consulta che la Legge Statutaria prevede si pronunci sulla reale presenza di conflitto di interessi mi sono voluto comportare come se questa consulta fosse già operante e applicare le regole che la stessa legge prevede. Occuparmi solo di politica è una scelta che ho fatto già cinque anni fa, quando sono stato eletto alla Presidenza della Regione e ho rinunciato completamente ad occuparmi di ciò che possedevo. Oggi, nel rispetto della legge, ho voluto rendere questa separazione anche formale».
Una decisione importante, sottolinea Soru. Che ha precisato: «Sono felice di averlo fatto». La ragione coincide nell’obiettivo: «Voglio fare politica serenamente, senza prestare il fianco a polemiche. Voglio allontanare ogni possibile critica spogliandomi di qualsiasi partecipazione, in modo da togliere dalla mente di qualsiasi cittadino della Sardegna l’idea che il Presidente della Regione possa anteporre altri interessi».
Si tratta del primo blind trust nella versione italiana del negozio fiduciario applicato alla politica. La consulenza e il testo sono stati affidati all’avvocato Giuseppe Macciotta, mentre l’atto è stato sottoscritto davanti al notaio Roberto Vacca. «Con questo provvedimento, che avrà efficacia sino a quando resterò in politica - ha ricordato Soru - si instaura tra me e il professor Racugno, persona di specchiata moralità, docente di diritto commerciale, un rapporto di fiducia “cieco”: lui gestirà le mie proprietà con la diligenza del buon padre di famiglia ma senza dover rendermi conto di niente. Io non posso riferire niente a lui, né lui può riferire a me. Per questo il negozio fiduciario è l’equivalente del blind trust inglese». Soru si soffermerà con parole di stima sul “fiduciario”, persona di «grande spessore morale», che ha accettato un compito senza nessun compenso: «È il suo modo di essere al servizio della politica regionale».
  (…E tutti i sardi vissero felici e contenti….) 

Conflitto d’interessi: per  vincerlo lo si deve prevenire
di Furio Colombo (senatore PD, già direttore de L’Unità) *

Rispondo a centinaia di e-mail che continuano ad arrivare nella mia posta elettronica e al giornale, e pubblico in questo editoriale la proposta di legge sul conflitto di interessi che ho depositato al Senato. Per ora reca solo la mia firma ma spero che altre, più autorevoli della mia, si aggiungeranno.
Come sapete un’altra legge è depositata alla Camera dalla maggioranza a cui appartengo e comincerà ad essere discussa in maggio.
Con la mia proposta di legge, profondamente diversa, spero di essere di aiuto sia perché penso di rappresentare, con gli intenti di questa legge, idee e sentimenti di coloro che ci hanno votato, sia perché, scrivendola, ho voluto evitare vuoti di memoria, e la inclinazione a pretendere che nei cinque anni del governo Berlusconi non sia successo niente, che a volte viene presentata come gesto necessario per riconoscerci tutti da una stessa parte.
Continuo a pensare che non siamo tutti da una stessa parte (altrimenti non esisterebbe la politica) e che visioni contrapposte e diverse siano i tratti essenziali della democrazia.
La visione espressa in questa legge considera pericolosa la commistione di vasti e potenti interessi privati di qualcuno con l’interesse pubblico di tutti. Il testo di legge che segue si propone di tracciare una netta linea di demarcazione che protegga il Paese dal grave pericolo che abbiamo già sperimentato.
* * *
Onorevoli colleghi, il problema del conflitto di interessi - ovvero di incompatibilità dei titolari di funzioni di governo che siano anche titolari di rilevanti attività aziendali - è lo scopo di questa proposta di legge. Con essa si vuole impedire la paralisi della normale vita politica di un paese che si verifica quando una persona, oltre che responsabile di attività di governo, è anche alla guida di rilevanti attività economiche. Questa proposta di legge tende a colmare due vuoti legislativi pericolosi e allarmanti. Il primo riguarda la portata e le dimensioni dell’attività privata che - facendo capo a una persona che svolge funzioni di governo - tende a creare il problema gravissimo di una sovrapposizione o aggancio fra responsabilità pubblica e interesse privato.
Il secondo vuoto riguarda l’attenzione scarsa o nulla finora prestata al delicatissimo settore imprenditoriale delle comunicazioni intese in tutte le possibili forme, modi e settori in cui tale attività si può svolgere, dalla Tv, alla radio, ai giornali, alla telefonia, all’informatica.
Il problema, in tutti e due i percorsi indicati, è materia così delicata e rilevante al fine di definire incompatibilità e separazione completa di responsabilità pubblica e interesse privato, che la sua regolamentazione non può essere rinviata ai criteri decisionali, che possono essere di volta diversi, di una autorità garante.
Nessuna autorità può essere messa in condizioni di decidere su un conflitto di interessi in assenza di una legge che stabilisca le modalità per risolverlo. Non è ragionevole chiamare qualcuno - per quanto autorevole - a decidere su un conflitto già in atto fra attività di governo e interessi privati. Infatti quando tale conflitto è insorto, si sono già stabilite le condizioni di pericolo per la legalità che possono rendere inagibile l’azione di una eventualità Autorità incaricata di risolvere il problema.
È persuasione di chi presenta questa proposta di legge che ogni aspetto della incompatibilità tra funzioni e interessi e ogni regola sul come identificare, impedire o fermare un conflitto di interessi debba essere definito e diventare legge della Repubblica prima che il conflitto insorga, così come avviene per ogni comportamento giudicato - da una comunità e dai suoi legislatori - pericoloso per la vita della repubblica e i rapporti fra i cittadini. Nel caso che stiamo discutendo, è in gioco la credibilità e rispettabilità di un governo e dei suoi membri, il rispetto per le norme e decisioni di quel governo, la certezza che in nessun caso e per nessuna ragione possa esservi dubbio sul completo disinteresse di ogni azione e decisione di governo, il costante rispetto di ogni norma vigente, l’armonia con i principi della carta costituzionale, prima fra tutte è la prescrizione, che è anche vincolo comune: «La legge è uguale per tutti».
Il conflitto di interessi in atto infrange, prima di tutto, tale fondamentale principio. Infatti attribuisce al titolare del conflitto la disponibilità di un doppio criterio decisionale: l’efficacia erga omnes di una determinata norma o decisione; ma anche la possibile convenienza privata di quella norma o decisione nell’ambito degli interessi personali di chi governa, se chi governa è titolare di conflitto. Ovvero è in grado di decidere sul proprio beneficio privato.
Questa legge indica le dimensioni, ovviamente cospicue, del tipo di interesse privato, finanziario, azionario, proprietario o manageriale cui si intende porre argine e stabilire impedimento.
L’esperienza, anche recente, insegna che esercitare funzioni di governo - mentre si rappresentano vasti interessi privati - è situazione in grado di travolgere l’autonomia di qualunque Autorità (per esempio attraverso insistenti ed efficaci campagne di intimidazione e delegittimazione mediatica, campagne facilmente orchestrabili con mezzi adeguati). La stessa esperienza dimostra la capacità di condizionare una assemblea legislativa (certo la parte di assemblea che sostiene il titolare di un vasto conflitto di interessi) sia attraverso il peso mediatico, sia attraverso la versatilità e varietà di interventi, premi e vantaggi in svariati settori e in luoghi diversi della vita pubblica e privata, in modo da rendere compatto il consenso ogni volta che esso riguardi una legge “ad personam”.
Le leggi “ad personam”, di cui è stata costellata la legislatura precedente, sono il capolavoro del conflitto di interessi, nel senso di manifestazione perfetta del danno nei confronti di un paese, delle sue leggi, dei suoi cittadini. Dimostrano che un potente titolare di conflitto di interessi tende a usare la condizione anomala esattamente nel senso per il quale tale condizione deve essere preventivamente proibita; ovvero, per il suo esclusivo, privato, personale interesse. E poiché, come si è visto e constatato di recente in Italia, è in grado di farlo usando l’obbedienza compatta di una maggioranza, si ha la dimostrazione che il conflitto di interessi - quando esiste in dimensioni abbastanza grandi - è in grado di rompere il patto fra lo stato e i cittadini, di relegare in posizione irrilevante il dettato della Costituzione e di usare un vasto consenso, creato dall’uso spregiudicato del conflitto di interessi, per favorire e sviluppare tutti i modi - che sono in sé l’opposto dell’interesse pubblico - in cui quel conflitto si può esprimere.
Ciò dimostra quanto sia arduo e irrealistico immaginare che una Autorità garante - che è parte delle istituzioni umiliate e vilipese dal conflitto - possa smantellare le difese di un potere pubblico-privato ormai insediato, mentre quel potere è già in grado di intimidire, disinformare e creare gogna per i propri avversari.
Questa proposta di legge indica dunque una definizione chiara, un intervento preventivo, e le norme che rendono impossibile l’instaurarsi di una condizione di conflitto in atto, nella persuasione - già provata da recente esperienza - che un conflitto in atto tende ad allargarsi e, con i frutti di convenienza illegale che ne ricava, è in grado di rendere vana ogni contestazione alla grave situazione di illegalità che il conflitto stesso produce.
L’impegno di questa proposta infatti non conta sul deterrente di multe sempre inefficaci, per quanto severe, verso le grandi ricchezze. Si propone invece di rendere impossibile l’instaurarsi, presso qualsiasi carica di governo, di una situazione di conflitto di interessi che è la peggiore infezione nella vita pubblica e nella moralità di una comunità e di un paese.
* l’Unità, Pubblicato il: 29.04.07

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