Congresso prov. ANPI: per la pace e l’accoglienza nel solco della Costituzione

21 Marzo 2016
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Marco Sini

Si è svolto ieri a Cagliari il Congresso provinciale dell’ANPI, alla presenza di numerosi delegati, di lavoratori ed esponenti del mondo culturale dell’area cagliaritana. Riproduciamo ampi stralci della relazione del presidente provinciale Marco Sini, che ha delineato lo scenario internazionale ed interno nel quale si colloca  l’impegno dell’ANPI in una linea di continuità ideale e concreta coi valori della Resistenza. 

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Marco Sini nella sua ampia relazione introduttiva ha rivendicato con orgoglio l’attività dell’ANPI. Abbiamo promosso - ha detto - o siamo stati compartecipi di iniziative di memoria attiva dell’antifascismo e della Resistenza, degli uomini e delle donne che l’anno resa possibile e che noi non dobbiamo mai cessare di ringraziare e di ricordare per il loro impegno, dei valori e dei principi di libertà e liberazione, democrazia e giustizia sociale che l’hanno animata (la Resistenza) e che sono stati trasfusi nella Carta Costituzionale.
Valori e principi ai quali oggi continuiamo a ispirarci perché caratterizzano l’identità e le finalità dell’ANPI e perché ci guidano ancora nelle sfide e nell’impegno dell’oggi.
Poi l’esame preoccupato del quadro internazionale. Una realtà di conflitto e di guerre che in alcuni contesti assumono contorni a sfondo religioso e fondamentalista, con un evidente ed inevitabile aggravamento dei rischi già in atto e delle situazioni disastrose che già constatiamo, non solo in quei luoghi ma anche in Europa, per le ripercussioni che ciò determina. Tutto ciò si innesca in un contesto di crisi economica e finanziaria di dimensione mondiale, una crisi ricorrente di democrazia e di restrizione dei diritti. Il Documento nazionale dell’ANPI fa riferimento esplicito alla famosa riunione delle Società di Rating, da cui uscì il suggerimento della necessità di cambiare le Costituzioni dell’area mediterranea, proprio in relazione ad “intrinseci e comuni difetti” (tra virgolette) di queste Costituzioni che impedirebbero o ostacolerebbero quella diffusa tendenza allo spostamento dei poteri sempre più verso l’esecutivo, il ritorno di varie forme di autoritarismo, lo sviluppo e la pratica – in molti Paesi - di un liberismo sfrenato e la  tendenza al predominio dell’economia sulle ragioni del diritto (e dei diritti).
C’è poi l’ideologia nazista, che sembrava sconfitta dalla storia e perfino dalla realtà, e che invece torna a farsi strada in modo prepotente: ci sono nazisti nel Governo ungherese e in Paesi vicini, ce ne sono nel governo dell’Ucraina, sono presenti in modo abbastanza organizzato in tutta Europa (ne abbiamo un esempio nei frequenti raduni, apparentemente poco significativi, che avvengono in Italia e specialmente in Lombardia, in stretto collegamento con i movimenti neofascisti o parafascisti, di vario tipo, da casa Paund, ai gruppi ultrà che infestano le curve degli stadi).
Infine - osserva Sini -  e non è certo l’ultimo dei fattori di preoccupazione, e anche di angoscia, c’è il fenomeno dei “migranti”, che esiste da tempo, ma che, di recente, ha assunto forme, dimensioni e proporzioni epocali. Agli sbarchi ed ai cadaveri, di cui è pieno, ormai, il Mediterraneo, si è unita – più di recente – la forte pressione di quantità rilevanti di persone che provengono dalla Siria e da altri paesi del Medio Oriente, che creano uno spettacolo altrettanto devastante.
In questo quadro Sini colloca la grave situazione del Paese. Non c’è più Berlusconi e si è frantumata la destra (lo vediamo anche in questi giorni). Ma i disvalori culturali, e anche etico-morali, alla base di quella stagione sono penetrati profondamente nel tessuto sociale e finora non è stato fatto abbastanza per contrastarli e sostituirli con i valori della Costituzione.
E’ avanzata e a preso piede inoltre un’orda selvaggia di destra estremista che sta proponendo i peggiori richiami al razzismo, alla xenofobia e ai c.d. istinti “umani”, come armarsi per difendere la proprietà, di cui ciancia Salvini.
Sui governi che si sono susseguiti dal 2011 in poi, siano essi tecnici e non, non spetta all’ANPI esprimere un giudizio politico. Ciascuno di noi naturalmente può farlo, e lo fa, su un piano personale, ma l’ANPI non lo fa, anche se non può esimersi dal registrare criticamente un fenomeno allarmante che già cominciava a profilarsi negli anni precedenti, ma che ora tende a manifestarsi in modo sempre più tangibile: il poco rispetto per la Costituzione, prima il tentativo, non riuscito grazie all’ampia mobilitazione, di cambiare le regole (l’art. 138, che disciplina il modo per modificare la Carta), poi è stata avviata un’altra fase di attacco alla Costituzione, col pretesto di modificare alcuni difetti del bicameralismo paritario “perfetto” (sul che, era possibile raggiungere subito un accordo generale, scegliendo tra i modelli, di bicameralismo “corretto”, presenti anche in Europa) si è messo mano ad una riforma che tende a svuotare gli strumento di garanzia, in primis un Senato degno di questo nome.
Si è andati avanti su questa strada, su iniziativa del governo, non del Parlamento, a colpi di fiducia e di maggioranza parlamentare precostituita che coincide con il quadro di governo, determinando un inedito contesto che con arroganza ha rotto quel naturale quadro di intesa Costituzionale che dovrebbe caratterizzare confronti e ricerche di riforma della Carta con il concorso di tutte le componenti politiche e culturali democratiche dei diversi schieramenti parlamentari, siano essi di maggioranza o di opposizione.
Una soluzione fortemente contrastata dall’ANPI, non per conservatorismo (l’ANPI dice che sono assolutamente possibili modifiche costituzionali, purché rispettino le linee fondanti e il “sistema” equilibrato di poteri, contro-poteri e garanzie, dettato dalla Costituzione), ma perché, così facendo, si ridurrebbero gli spazi di democrazia, si inciderebbe fortemente sulla rappresentanza dei cittadini, si svilirebbe, con la riforma il ruolo dello stesso Senato che rimane, perché rimane come parvenza.
La legge elettorale, poi, più volte rimaneggiata, alla fine nel testo definitivo approvato, sembra fatta a vantaggio di un presunto vincitore che, con l’aiuto di un forte premio di maggioranza potrebbe diventare – senza neppure più l’ostacolo del Senato – il padrone del Paese o quantomeno del Parlamento.
Ed anche in questo caso, anziché restituire la parola ai cittadini, come ha invocato la stessa Corte costituzionale, gliela si toglie ancora una volta, prefiggendo una platea con troppi “nominati”, oltre ad un sistema che, in caso di ballottaggio, consentirebbe a chi prevalesse, di “vincere “con pochi voti.
Di fatto, questa riduzione degli spazi di democrazia e di limitazione della sovranità popolare, si è realizzata anche in altri modi, imponendo una sorta di supremazia del Governo sul Parlamento (è il Governo che, spesso, detta l’agenda e i tempi del Parlamento), svuotando quest’ultimo del suo potere dovere di discussione e riflessione, attraverso il sistema dei decreti legge, delle leggi delega praticamente in bianco e dei numerosissimi voti di fiducia, con i quali si toglie la possibilità stessa di discutere e formulare proposte ed emendamenti.
In questo quadro è in atto anche un attacco alle regole fondamentali della democrazia. Si mettono in discussione gli organismi intermedi di rappresentanza, si ignorano e si ironizza sulle organizzazioni sindacati (riconosciute e disciplinate dalla Costituzione), evitando e svuotando ogni forma vera di confronto.
Questi temi  sono stati ripresi dai numerosi interventi e recepiti nell’ordine del giorno del Congresso nel quale è centrale la condivisione della decisione assunta dall’ANPI nazionale il 21 gennaio di aderire con Smuraglia al Comitato Nazionale per il NO alla Riforma del Senato e con Guerzoni al Comitato per il contrasto alla Legge elettorale (Italicum). “Ciò ha detto Sini con forza - ci impegna a promuovere, in sede locale, l’adesione ai Comitati già costituiti, e questo lo abbiamo già fatto, e a promuovere, con altre associazioni democratiche e con singoli cittadini, incontri finalizzati alla divulgazione delle posizioni dell’ANPI ed alla costituzione dei Comitati locali nei grandi e piccoli comuni”. Ciò perchè - ha concluso Marco Sini -  l’ANPI considera la Riforma del Senato e la legge elettorale, così come approvate dal Parlamento, un vulnus al sistema democratico di rappresentanza ed ai diritti dei cittadini, in sostanza una riduzione degli spazi di democrazia.
Dopo il ricco dibattito l’elezione del Comitato provinciale con l’immissione di tanti nomi nuovi anche del mondo dell’arte e della cultura.

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