Democrazia con bombe: export-import

24 Marzo 2016
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Andrea Pubusa

Ricordate l’invincibile armata di George W. Bush che invade l’Irak? Arrivano i nostri a portare un dono prezioso: la democrazia. Una strana democrazia che si presenta con le bombe, “intelligenti” certo, ma pur sempre bombe, che massacrano e distruggono. Ma - si sa - i tiranni si abbattono così, non con le buone maniere. E Saddam è un tiranno. Il mondo era contrario, un vento pacifista invade le piazze del globo, alimentate anche da una presa di posizione netta e militante della Chiesa. Ma niente da fare, quel Paese, è retto da un autocrate e gli autocrati vanno eliminati. Che poi mantenesse, certamente con mani dura, in equilibrio le storiche correnti dell”Islam, i cattolici e i laici, poco importa, così come non interessa che tutto sommato assicurasse, secondo i loro parametri, una accettabile convivenza.
Poi sappiamo com’è andata. Rotto l’equilibrio, sfasciato il Paese, materialmente e moralmente, nel pantano irakeno monta il revanscismo che porta al Califfato.
Non paghi di questo bel risultato, si fa il bis in Libia, facendo fuori Gheddafi, che, certamente con mano pesante, era riuscito a pacificare tribù, clan e fazioni. E ora vediamo com’è andata. Una sorta di Irak due.
Poi ci hanno provato con l’Egitto e, forse, il peggio è stato sventato dall’esercito, istituzione compatta sotto influenza americana. E in contemporanea ci hanno tentato anche con Assad in Siria, facendo poi retromarcia in corso d’opera, visto che più che esportare la democrazia, ci si è accorti che si stava e si è allargata l’area d’influenza del Califfato.
Ora quella mirabile opera di esportazione della democrazia con le bombe, come un boomerang, produce l’effetto di ritorno verso l’Europa e l’Occidente: ora son loro, quelli dell’ISIS, ad esportare la loro “democrazia”, ancora una volta con bombe ed esplosivi, anche questi “intelligenti”, mirati sulle persone come quelli che hanno fatto stragi nelle loro città.
Questo è il senso dello stragismo jhiadista nelle capitali europee: dente per dente, far provare a noi, sulla nostra carne, l’effetto delle bombe sulle città, esportare in Europa il loro modo di vivere la quotidianità fra stragi, sangue e insicurezza.
Ora individuare un filo di ritorno alla normalità in quei paesi è estremamente difficile. Non si è capito che lì è già un bene prezioso la laicità dei gruppi dirigenti e Saddam, Gheddafi, Assad e Mubarak erano laici, figli di quel movimento che nel dopoguerra ha creato in quei paesi delle vere e proprie rivoluzioni contro monarchie reazionarie e gerarchie religiose. Questi sono i figli del Baath e del Nasserismo. Capirlo per tempo sarebbe stato salvifico. La verità è che quel movimento, di ispirazione nazionalista, rivendicava anche un controllo delle proprie risorse e lì - si sa - c’è l’oro nero. Prenderlo, hanno pensato i nostri strateghi, è meglio che comprarlo.
Come uscirne? Chi lo sa? Certo è che la soluzione va trovata lì, non qui. Qui, in Europa, si può incrementare l’intelligence, controllare meglio, sventare qualche massacro e subirne altri. Ma è lì, in quei paesi, che abbiamo scombinato gli equilibri tante volte e sempre per rapinare risorse senza il rispetto del galateo istituzionale che usiamo in patria, bombardando popolazioni e città. Ma trovare o clonare dei Saddam, dei Gheddafi non è facile. Forse erano unici. E forse sono irripetibili i processi politici che avevano portato a quegli equilibri, il massimo da quelle parti.
Come andra a finire? Chi vivrà, vedrà…

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