Il Tribunale boccia la denuncia del Questore

23 Aprile 2016
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Red

L’altra mattina sono bastati pochi minuti al giudice del Tribunale dei minori per archiviare la denuncia del Questore di Cagliari nei confronti di tre ragazzine non ancora diciottenni accusate di aver violato il poligono militare di Teulada, lo scorso 3 novembre, durante le manifestazioni contro l’esercitazione Trident. Ricordate lo strepito del Questore: proclami minacciosi, fogli di via, perquisizioni degli autobus dei manifestanti, cariche a inermi manifestanti, e poi denunce alla magistratura. Ed ecco la decisione: il fatto commesso dalle tre ragazze è irrilevante. In altri termini sul piano penale è inesistente. Archiviato.
Al Questore abbiamo già lanciato un suggerimento: di leggersi la Costituzione sulla quale ha giurato, che gli impone di far sì che le manifestazioni si svolgano tranquillamente. E’ un diritto e una libertà fondamentale sancita dall’art. 17 della Costituzione. Non ha accolto il nostro amichevole invito. Ora gliene lanciamo un altro: se il Tribunale ordinario e il Tar bocciano il suo operato, chieda trasferimento. In effetti, il primo pensiero sarebbe quello d’invitarlo a cambiare atteggiamento, ma la testa di questi personaggi non si cambia. E a poco serve lo stimolo alla lettura della Carta, perché fa parte di quelli che anche quando leggono la Legge fondamentale, non la capiscono. Son fermi alla legge di pubblica sicurezza del 1931, quella fascista.  Ci sono anche costituzionalisti con tanto di cattedra che appartengono a questa tipologia, immaginate i Questori!
Dato che siamo in vena d’inviti, ne facciamo, anzi ne rinnoviamo, uno anche allo smorto Presidente Pigliaru: visto che non l’ha fatto nell’imminenza delle gravi violazioni delle libertà costituzionali dei sardi che legittimamente manifestavano contro le esercitazioni Trident Juncture, se gli atti del Questore verranno annullati dal Tar e cestinati tutti dalla Magistratura. esprima formalmente al Ministro il non gradimento di chi si è manifestato così inadato a gestire democraticamente l’ordinario esercizio di libertà fondamentali.

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