Gli slogans di Renzi: semplici, confusi e menzogneri

27 Maggio 2016
2 Commenti


Gonario Francesco Sedda

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iovotono.it
COMITATO PER IL NO REFERENDUM

Per Matteo Renzi [Enews 427, 16 maggio 2016] «il referendum di ottobre sarà su argomenti molto semplici». Qualche considerazione su due di essi.

1. «Se vince il Sì diminuiscono le poltrone; se vince il no restiamo con il Parlamento più numeroso e più costoso dell’Occidente».
Certo, se vince il Sì diminuiscono le “poltrone” e se vince il NO rimane l’assetto dell’attuale Parlamento italiano. È banale, molto banale! Non siamo più in fase interlocutoria. Senza una maggioranza qualificata sulle modifiche costituzionali è prevista la possibilità di ricorrere al referendum popolare. Ma resta da dimostrare che il nostro Parlamento sia il «più numeroso e più costoso dell’Occidente».
Comunque, prima di andare avanti, noto l’uso cialtronesco della parola “poltrone” al posto di “seggi dei rappresentanti del popolo”. Al politicante dell’antipolitica Matteo Renzi sfugge che le “poltrone” che resterebbero in caso dell’auspicabile vittoria de NO sono le stesse che gli hanno permesso di manomettere la Carta in chiave di restaurazione oligarchica e con maggioranze deboli e forzate.
Torniamo ai conti. Anche con una diminuzione dei seggi il Parlamento potrebbe restare numeroso per il paese o il più numeroso dell’Occidente. Dipenderà dall’entità della diminuzione dei seggi e dai termini del confronto rispetto allo stesso paese o al resto dell’Occidente.
Nel Regno Unito (bicameralismo debole) le “poltrone” sono 1.439 (con 650 deputati).
In Italia (bicameralismo paritario) i parlamentari sono 945 (con 630 deputati).
In Francia (bicameralismo differenziato) i parlamentari sono 925 (con 577 deputati).
In Germania (bicameralismo forte su base federale) i parlamentari sono 669 (con 600 deputati).
In Spagna (bicameralismo differenziato) i parlamentari sono 614 (con 350 deputati).
In Austria (bicameralismo debole)  i parlamentari sono 245 (con 183 deputati).
Negli USA (bicameralismo differenziato) i parlamentari sono 535 (con 435 deputati).
Ora, a uno sguardo sbrigativo o a “volo d’uccello” (come si usa dire dalle parti di Rignano sull’Arno) e tenendo conto del peso non molto diverso della popolazione, tra Regno Unito, Italia, Francia e Germania, il “poltronificio” più virtuoso risulta quello tedesco (e tale resterebbe anche se non venisse cancellata la “giorgi-napolitanesca” riforma conservatrice a gestione renziana). Anche se nella Germania – federale e con sistema di voto proporzionale corretto – il numero dei seggi parlamentari è rimasto invariato (non è aumentato e neppure diminuito). Come dicevo sopra, invocare una generica diminuzione di “poltrone” dimostra poco o niente. La Riforma federale del 2006 ha modificato il procedimento legislativo, ma non la struttura degli organi (Bundestag e Bundesrat) né il numero dei loro componenti. Il potere di veto del Bundesrat è stato limitato con una nuova rimodulazione delle “leggi perfette” che richiedono obbligatoriamente la doppia approvazione. La Camera alta non è stata tuttavia sbeffeggiata né svuotata delle sue competenze e funzioni che sono state ridefinite, arricchite e persino aumentate.
Quando si fa qualche confronto – «il Parlamento più numeroso e più costoso dell’Occidente» – occorre individuare un criterio o un insieme di criteri che rendano giustificato e ragionevolmente decifrabile il confronto stesso. Così, assumendo come criterio la rappresentatività rispetto alla popolazione, il caso degli USA (con oltre 300 milioni di abitanti) è quello più virtuoso tra quelli considerati sopra (con un solo stato che supera gli 80 milioni di abitanti, alcuni stati più o meno sotto i 70 milioni e il resto sotto i 50) – ma ciò non vuol dire che sia “immediatamente” il più adeguato. Secondo tale criterio moltissimi parlamenti “occidentali” dovrebbero rispetto al caso USA subire una riduzione numerica fin quasi alla disfunzionalità oppure conservare più o meno lo stesso numero di componenti e restare “tutti” sovradimensionati, tutti eccessivamente numerosi. Dunque, confronti “scriteriati” fanno solo propaganda confusa.
È un’altra banalità la constatazione che se diminuisce il numero dei parlamentari (specificamente dei senatori) diminuisce anche la spesa. È la stessa banalità dell’affermazione che otto fagioli sono meno di dieci! Ma questa banalità non dimostra che senza la riforma retrograda sotto referendum il nostro parlamento resterà il più costoso dell’Occidente. Matteo Renzi non ha mai detto con sufficiente precisione quanto si risparmia in valore assoluto e quanto in percentuale sulle nostre spese totali per il Parlamento, non ha mai fatto riferimento palese alle spese per gli altri Parlamenti dell’Occidente, non ha proposto criteri per rendere confrontabili le spese nostre e altrui sulla base di aggregati omogenei, cioè non ha fatto nulla per essere in grado di affermare che il nostro è «il Parlamento … più costoso dell’Occidente».
Al nostro politicante dell’antipolitica interessa solo accreditare l’idea menzognera che tutti coloro che si oppongono alla sua riforma della Carta in chiave di restaurazione oligarchica siano contrari a una diminuzione del numero dei Parlamentari, che vogliano conservare il bicameralismo paritario e che non siano disponibili a prendere in considerazione una soluzione monocamerale neppure davanti alla sua proposta di “bicameralismo scemo”. Ad esempio, io trovo ancora troppo alto il numero totale dei parlamentari (630 deputati e 100 senatori) quale risulta dalla riforma costituzionale sotto referendum e troverei troppo alto anche il numero di 630 deputati nel caso di una soluzione monocamerale.

2. «Se vince il Sì, per fare le leggi e votare la fiducia sarà sufficiente il voto della Camera come accade in tutte le democrazie; se vince il no continueremo con il ping-pong tra i due rami del Parlamento».
Intanto occorre distinguere tra procedimento legislativo e il luogo dove nasce ed è sottoposto a verifica il rapporto fiduciario tra governo e parlamento. Il fatto che il voto di fiducia venga dato in una sola Camera (quella bassa dei deputati) o in entrambe non influisce di per sé sul procedimento legislativo, che dipende invece dal tipo di differenziazione delle due camere, dalle loro funzioni e dalle loro competenze. Dunque non è vero che, se vince il Sì, «per fare le leggi … sarà sufficiente il voto della Camera»; non è vero che ciò «accade in tutte le democrazie»; non è vero che “solo in Italia” con la vittoria del NO «continueremo con il ping-pong tra i due rami del Parlamento». Anche in Germania il ping-pong ha un peso non trascurabile e la stessa riforma renziana che pretende il Sì non lo ha eliminato prevedendo diversi procedimenti legislativi nel rapporto tra Camera e “Senato mostriciattolo”.
Per quanto riguarda gli USA basta prendere in mano un manuale di diritto costituzionale comparato per sapere che entrambe le camere del Congresso partecipano al procedimento legislativo in modo sostanzialmente paritario, essendo solamente la materia tributaria riservata all’iniziativa della camera dei rappresentanti (ma con la possibilità comunque da parte del senato di apportare emendamenti); che prima di arrivare alla firma del Presidente le leggi devono essere approvate da entrambe le camere “nell’identico testo”; che nel caso di difformità nei testi approvati nei due rami del Congresso e qualora non si arrivi a un accordo tra le due camere, si ricorre a una commissione per trovare un accordo su un testo comune. Tutto ciò nonostante che né la camera bassa né quella alta votino la fiducia all’esecutivo del Presidente.
Insomma, quello che M. Renzi vorrebbe far passare definitivamente con una sua vittoria nel referendum non accade affatto in tutte le democrazie del mondo.

2 commenti

  • 1 Votiamo NO nel referendum costituzionale! | Aladin Pensiero
    27 Maggio 2016 - 09:15

    […] di Gonario Francesco Sedda […]

  • 2 Lucia Pagella
    27 Maggio 2016 - 19:05

    Ottimo, però mettiamoci nei panni di coloro che di diritto non hanno neppure un’infarinatura ed a cui, secondo i sondaggi,della riforma costituzionale interessa poco o niente. Per costoro uno slogan breve e di pancia va bene. Molto più difficile é seguire i ragionamenti che dimostrano che lo slogan é menzognero.
    A mio avviso a messggio semplice bisogna rispondere con uno che lo sia altrettanto o, meglio, precedere i messaggi del si con i messaggi del no. Sostenere una tesi é sempre più facile che smontarla. Sono preoccupata per il ritardo e sarei del parere di studiare un bignamino in cui le tesi del no vengono esposte in pillole e subito!!!.

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