Comitati per il NO. Quale futuro?

31 Gennaio 2017
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Andrea Pubusa

Oggi alle 11 Conferenza stampa di presentazione del “Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria” all’Hostel Marina - Scalette di S. Sepolcro. Ecco un intervento sull’argomento.

riunione-comitato

 

Abbiamo assunto la decisione a Cagliari come a Roma di non rompere le righe. I Comitati per il NO si trasformano per svolgere un’azione incisiva sui grandi temi della democrazia ispirandosi e sviluppando i principi della Costituzione. A Cagliari abbiamo pensato di muoverci anche sul terreno della riflessione e dello sviluppo dello Statuto speciale in sintonia con l’aspirazione storica dei sardi all’autogoverno. Abbiamo così deciso di costituire il “Comitatio d’iniziativa costituzionale e statutaria” per svolgere un’azione dal basso volta all’attuazione della Carta e dello Statuto speciale: leggi elettorali, governo locale, istituti di partecipazione diretta, lavoro, pace etc.
Il programma è ambizioso e già qui si pone una prima scelta realistica. Cosa possono sopportare le nostre esili forze? Tutte le tematiche che il dibattito pubblico pone o solo alcune? La tentazione di inseguire ogni cosa è forte. Ma non è velleitario? Non è più ragionevole impegnarci solo su alcune questioni? Quelle sulle quali siamo meglio attrezzati anche culturalmente. da svolgere sopratutto immettendo nel dibattito pubblico una riflessione alta, capace di orientare l’opionione pubblica democratica. Possiamo farlo con campagne politiche a Cagliari e nei territori dove esistono piccoli comitati o nuclei, a noi collegati, o per mezzo dell’ANPI, che ha una rete organizzativa nelle varie zone dal Sulcis alla Trexenta, da Cagliari a Oristano, a Nuoro e Sassari.
Possiamo fare come abbiamo fatto nella campagna referendaria, nella quale siamo diventati il referente di quanti, nell’area democratica e della sinistra, hanno cercato una sponda di qualità, disinteressata, slegata da logiche partitiche.
Se ci pensiamo bene la nostra forza è stata l’informalità, l’irriverenza delle nostre analisi e dei nostri slogans, l’assoluta libertà di pensiero e di inziativa. In questo modo per tutto il 2016 abbiamo dato vigore ad una campagna che, via via, si è irrobustita, ha acquisito credibilità e autorevolexza, così da travolgere i sostenitori del Sì, che pure contavano sulle istituzioni stali e regionali e sulla grande stampa anche regionale. Abbiamo influenzato i social che hanno sviluppato molte nostre analisi in una campagna di controinformazione formidabile, ironica e accattivante. Le nostre esili forze si sono cos’ moltiplicate attraverso le ali delle nostre idee.  
Se abbiamo vinto una battaglia difficile da far tremare le vene ai polsi, vuol dire che quello sperimentato è il modo giusto per continuare. I comitati e i nuclei locali sono legati dal comune sentire, dal riferimento forte al progranmma che, nei suoi principi, la Costituzione contiene. Siamo uniti dalle comuni battaglie, ma senza vincoli gerarchici, strutture o organismi deputati a dettare linee regionali , provinciali o zonali. Come abbiamo fatto nella campagna referendaria, ci saranno contatti e incontri per coordinare o mettere a punto campagne e iniziative quando sarà necessario o opportuno. Possiamo usare i mezzi informatici come elemento di informazione, scambio e riflessione comune. Ci può essere anche qualcuno nei vari comitati deputato a tenere i contatti, ma niente do più.
Si obietterà: questo è predicare o volere la debolezza. Le molteplici esperienze della nostra milizia tormentata mostrano che, al contrario, questo approccio informale è il miglior antidoto verso ipotesi esplicite o implicite di tipo partitico, che sarebbe l’inizio della fine. Tutte le passate esperienze dal basso sono morte proprio quando hanno preteso di giocare la forza e l’influenza di movimenti in terreni estranei a quelli della battaglia politico-culturale senza fini elettorali. Le divisioni sono sorte quando si è parlato di organismi di direzione, coorinamenti provinciali e regionali formalizzati. Lo sfascio quando si è affacciata la prospettiva elettorale. 
Non siamo soli. Ci sono tante associazioni e gruppi che si battono su vari temoi; contro le baso, per la difesa dell’ambiente, per i diritti. Abbiamo in questo nostro lavoro una sponda importante nell’ANPI, un’associazione prestigiosa, amata dal mondo democratico e della sinistra, con una dirigenza nazionale rigorosa, che ha mostrato grande coerenza e forza nel contrastare i tentativi di condizionamento provenienti da varie parti, dal governo e dal PD. L’ANPI ha una struttura territoriale minima, ma di grande qualità e credibilità. Possiamo insieme superare le difficoltà, le immancabili pause o incertezze di una battaglia di lunga lena, purtroppo senza una sponda partitica, come in passato. Chi dei nostri aderenti vorrà, potrà candidarsi, sempre nel rispetto dell’autonomia del Comitato, avendo la massima cura di mantenerlo fuori da ogni improprio coinvolgimento nell’attività partitica o di istituzioni.
In questi termini e con questi ben definiti orientamenti dobbiamo andare avanti con decisione e convuinzione. Sembra poco, ma è molto. La camapagna referendaria ne è la prova provata. Se diamo stati efficaci? Chiedetelo a Renzi e a quelli del Sì e vedrete cosa vi rispondono.

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