Giglio magico o boiardi di Stato?

28 Marzo 2017
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Lucia Pagella


E’ del tutto fisiologico che una persona investita del potere di determinare la politica del suo paese senta l’esigenza di circondarsi di consiglieri fidati che lo aiutino in tale compito. Per tale motivo la capacità di scegliersi i più stretti collaboratori è sempre stata considerata una cartina di tornasole della capacità di governo.
Uno dei migliori team fu quello scelto da John Kennedy quando venne eletto alla Presidenza degli Stati Uniti. Alcuni dei suoi consiglieri gli sopravvissero politicamente e continuarono a svolgere un compito fondamentale per il loro paese : erano uomini di cultura, politologi, scrittori, filosofi ed avevano la schiena diritta.
Le cose sono andate diversamente in Italia dove gli uomini di potere sono sempre stati – o quasi – appunto, solo uomini di potere, più preoccupati del loro destino politico che del futuro del  paese. Il gruppo di collaboratori che li ha circondati non era stato scelto in base al merito  bensì per la loro  capacità di compiacere il leader.
In luogo di migliorare la situazione si è andata sempre più deteriorando e si è cominciato a variare il nome dei più stretti collaboratori a seconda delle circostanze per sottolinearne la subalternità :  “ cerchio magico “, “ giglio magico “ , “ raggio magico “ etc.
Il giglio magico, via via ribattezzato giglio nero e giglio fradicio, è l’espressione ultima di tale tendenza. Non meraviglia quindi che un arrogante provinciale portatore del verbo dell’uomo solo al comando ne abbia dato la versione peggiore. Le persone di cui si è circondato vengono da una piccola parte della toscana fra Pontassieve ed Arezzo passando per Firenze e sono tutte legate al Capo da vincoli familiari più o meno stretti e da rapporti di amicizia ed interesse. Sono tutte persone il cui servilismo è a prova di bomba anche perché dissentire costa  l’emarginazione e, nei casi più gravi, l’espulsione.
Ma oggi, dopo che il Sign. Nessuno, pur nell’imminenza di un cambio di governo, ha provveduto a  dare l’avvio al risico delle nomine si profila un’ulteriore modifica ben più preoccupante. Il giglio magico si è allargato e se si pone mente alle sostituzioni ed alle nomine la tendenza a scegliere degli yes men ne risulta rafforzata. Alcuni managers che a suo tempo non si sono prontamente adeguati alle richieste sono stati sostituiti ed altri sono stati scelti per ragioni misteriose se non si tiene presente che non hanno mai fatto un pio.
Dal giglio magico si è passati alla cosca magica perché i metodi ed i criteri di scelta non sono dissimili da quelli che vengono usati in Sicilia, in Calabria ed in Campania.
Sapere che questi soggetti dovranno condurre alcune delle più importanti aziende italiane con un occhio ai bilanci e l’altro a Pontassieve rischiando lo strabismo è, per usare un eufemismo, preoccupante.
Se contestualizziamo tale evenienza e ci rendiamo conto che ci stiamo approssimando alle urne senza che una nuova legge elettorale sia all’orizzonte e ci rendiamo conto che la cosa non preoccupa affatto il parlamento ed il capo dello stato che - more solito – non fiata, potremmo anche dubitare che ci si prepara ad elezioni farsa e che, come sempre accade quando vi è un vuoto di potere, questo per lo più non viene risolto in modo democratico (il fascismo prese le mosse  da un vuoto di potere che aveva le sue radici nella situazione di caos conseguente alla prima guerra mondiale). Nel frattempo si è predisposto un parterre di boiardi di stato che potrà deformare per sempre la situazione politica ed economica dello stato italiano. D’altra parte nessuno di loro deve preoccuparsi di eventuali conseguenze politico giudiziarie perché i casi Lotti e Minzolini, così speculari fra loro, sono lì a testimoniare che la fedeltà paga anche nella fu patria del diritto.

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