Nuxis: sulle tracce di Benedetta di Massa

22 Ottobre 2017
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 Roberto Porrà

Ho chiesto a Roberto Porrà, valente archivista e studioso di cose antiche, di mettersi sulle tracce della misteriosa donna che ha vissuto e soggiornato a Nuxis, mentre era ricercata. Gli indizi portano a Benedetta di Massa, giudicessa di Cagliari, durante il periodo dell’occupazione dei genovesi, nel 1215 circa. C’è un’affermazione dell’Angius e c’è la tradizione locale: si parla a Nuxis de “S’0mu de sa donna” in riferimento a dei ruderi di una importante abitazione esistenti di fronte alla fonte che alimenta il fiume del paese. E soprattuto la tradizione orale ci parla di una “Donna”, domina, che ferrava i cavalli al rovescio per non essere individuata. Una latitante, dunque, una persona che si nascondeva.
Roberto Porrà non ha risolto il mistero, ma ci ha dato un prezioso suggerimento: estendere la ricerca ai documenti notarili conservati all’Archivio di Stato, molto numerosi. E’ in queste antiche carte la soluzione del mistero? Sta in queste ulteriori testimonianze il nome della padrona di casa de “S’omu de sa donna”? Ci vorrebbe un ricercatore disposto a intraprendere la fatica. Un laureando di Nuxis, pieno curiosità e sopratutto di buona volontà? Vedremo.
Ecco ora la lettere che mi ha inviato Roberto Porrà.

Caro Andrea,
Da quando mi hai cortesemente chiesto di occuparmi delle rovine presenti nel territorio di Nuxis, denominate comunemente in loco “S’omu de sa donna”, come precisi in un tuo intervento sul sito www. democraziaoggi del 25 giugno 2017, ho cercato di dare una risposta al quesito posto, cioè se esistano fonti storiche, oltre ovviamene all’Angius, che supportino la tradizione che dietro questo nome ci sia quello della giudicessa Benedetta di Massa. Dico subito che finora non ci sono riuscito.
Comunque ritengo opportuno renderti edotto di quanto finora ho trovato in merito alla questione.
Mi sono indirizzato su due filoni di ricerca paralleli, sia sul personaggio storico della giudicessa, che, sia pure sporadicamente, avevo già incontrato nelle ricerche in occasione della pubblicazione nel 2011 di un mio libro sulla storia medioevale e moderna di Soleminis, sia sul luogo, cioè Nuxis, che invece sinora non avevo mai occasione di studiare.
Su Benedetta, che nei documenti da lei prodotti, si definisce quasi sempre “domina” e giudicessa di Cagliari, sono stati recentemente stampati almeno tre saggi molto importanti tali da dissipare molti punti oscuri sulle vicende che l’hanno vista protagonista, saggi, almeno i primi due basati su documenti inediti e assolutamente veritieri.
Il primo di Bianca Fadda, docente universitaria di paleografia a Cagliari, (“Un nuovo documento su Benedetta, marchesa di Massa e «domina» del giudicato di Cagliari” in Annali della Facoltà di Lettere 2005), ripercorre la biografia di Benedetta e pubblica un documento inedito del 1227, conservato all’Archivio di Stato di Pisa, in cui la giudicessa, ormai esule a Massa, nella dimora avita, concede una sorta di licentia invadendi nei suoi (ex) territori cagliaritani, in mano da anni ai pisani, a un certo Ranieri Bocci, suo creditore.
Il secondo, forse ancora più importante, di Carla Piras, allieva della D’Arienzo (“Benedetta di Massa e le pergamene malaspiniane relative alla Sardegna negli Archivi di Stato di Firenze e di Massa” in Archivio Storico Sardo, 2013) in particolare cita due documenti, dai quali si deduce che Benedetta nel luglio del 1218 si era rifugiata nel castello di Quirra e che sempre nel luglio ma del 1230 era sicuramente già morta, probabilmente a Massa.
Dunque il giudicato di Benedetta è durato dal 1214 al 1230; durante questi anni la donna ebbe tre mariti (Barisone di Arborea alias Torchitorio IV come giudice di Cagliari, Lamberto Visconti e Enrico di Ceole), due figli, una femmina e un maschio, Guglielmo, quindi un erede, dal primo consorte, e, cosa per lei più dolorosa, perse definitivamente i suoi domini sardi a favore di Pisa.
Da questi nuovi documenti peraltro non emerge una permanenza della “domina” nel territorio sulcitano.
Un terzo saggio di Corrado Zedda nell’ambito del suo libro appena pubblicato “Il giudicato di Cagliari. Storia, società…” vuole dare una nuova interpretazione della personalità di Benedetta, come quella di una donna spregiudicata e calcolatrice, avida di potere, anche sulla scorta di quanto riferito da un giurista toscano a lei contemporaneo, Boncompagno da Signa, che accusò in uno scritto la giudicessa di aver fatto uccidere dai suoi amanti il primo marito Barisone. A parte questo aspetto, certo non secondario, e un inquadramento ampio negli equilibri politici nel Mediterraneo del Duecento, il testo non offre spunti per la questione che ci preme.
Quanto a sa domu, partiamo dal dato pacifico della pagina 331 del volume VIII dell’edizione del Dizionario geografico storico – statistico – commerciale, stampata a Torino nel 1841, dove Vittorio Angius afferma che le rovine della costruzione presenti presso la fonte a Nuxis venivano dette in quel periodo, cioè la prima metà dell’Ottocento, “su palaziu de sa marchesa” o “de donna Binita”.
Purtroppo non risultano finora altri riferimenti né documentari né letterari precedenti mentre la tradizione é rimasta viva sino a noi.
Comunque si possono fare alcune considerazioni che perlomeno rendono la tradizione ragionevole.
In primis il contesto geografico - antropico, cioè la presenza di una chiesa bizantina del valore di S. Elia e quella del toponimo S’arcu e’ Barisoni, entrambi indicativi di importanza del luogo nell’epoca giudicale.
A proposito di questo toponimo va detto che, a mio parere, è da riferirsi molto probabilmente al primo consorte di Benedetta, in quanto è l’unico giudice di Cagliari che ebbe questo nome. Inoltre, sempre nei territori del giudicato di Cagliari, il toponimo Barisoni è presente nel Sulcis e in Ogliastra e proprio relazionati a queste ultime due zone sono conservati all’Archivio storico diocesano di questa città i documenti in originale e in copia (le cosiddetta carte volgari) emanati da questo giudice e da sua moglie Benedetta a favore della Chiesa di San Giorgio di Suelli e del vescovado di Sulcis, che in quegli anni trasferiva la sua sede da S. Antioco a Tratalias.
Tra questi documenti io segnalo uno del 1216, studiato solo da Solmi nel lontano 1905 e non più ripreso successivamente, almeno a quanto mi risulta. Si tratta del documento XV, per precisione del 21 giugno di quell’anno: in esso a un certo come riferimento di un confine si cita “sa billa de Pardu”, nome che ricorda assolutamente quello che secondo il Vidal, come riferito da Bullegas, aveva anticamente Nuxis, “oppidum Pardi”.
Termino queste note che sintetizzano le mie ricerche, compiute insieme a Nicola Settembre, facendo presente che ho trovato un unico libro su Nuxis, pubblicato nel 2010 ad opera di Maria Paola Pinna su incarico del comune. Il testo, abbastanza gradevole sul piano tipografico, ha però dei limiti evidenti soprattutto sul piano archivistico in quanto si basa per il periodo moderno solo su alcuni documenti seicenteschi di proprietà di un privato di Nuxis, peraltro non trascritti sempre bene (si inventa la presenza di una donna di cognome Porrà mentre si tratta di Porcu) e neppure integralmente, ma per fortuna ben riprodotti in fotografia.
La ricerca va estesa ai documenti notarili conservati all’Archivio di Stato, molto numerosi, e non è escluso  che nell’ambito di queste antiche carte si possano ritrovare ulteriori testimonianze su “S’omu de sa donna”. Si tratta però di un lavoro lungo che va inquadrato in una ricerca che abbia come obbiettivo proprio una nuova opera sulla storia di questo paese.
Ciao. Roberto

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