Emilio Lussu ieri si è rivoltato nella tomba, irritato!

27 Febbraio 2018
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Andrea Pubusa

lussu-psiupSecondo voi Emilio Lussu ieri si è rivoltato nella tomba? E siccome l’uomo era incazzoso, avrà anche imprecato? Che senso ha intitolargli una sala se poi si fa tutto il contrario rispetto al suo pensiero? Che il nostro Emilio fosse federalista lo sanno tutti. E siccome l’uomo era tutto d’un pezzo e di sentimenti forti, si sa che non mutò mai opinione. E neppure l’attenuò, federalista era e federalista è rimasto. L’unico vero federalista in Assemblea costituente. Un unicum rispetto anche agli esponenti della sinistra, allora, a dire il vero, perfino tiepidamente  autonomisti. Memorabile la battuta del Capitano dell’Altopiano:  «Lo Statuto che ci diedero somigliava a quello che i sardi avevano sognato per anni come un gatto somiglia a un leone: l’unica cosa che hanno in comune è che tutt’e due appartengono alla famiglia dei felini». In realtà, anche nei settori della Sinistra in Assemblea costituente si pensava che un governo riformatore centrale, con comunisti e socialisti dentro, non dovesse avere intralci o subire ritardi, nell’attuazione del suo programma, ad opera delle regioni meridionali, dominate dai latifondisti e dai gruppi agrari. Lussu, socialista di sinistra,, rimase invece sempre fedele all’idea che la conquista dei diritti, delle libertà individuali e territoriali non può che essere opera degli stessi soggetti interessati, attraverso l’organizzazione e le lotte.
La spettacolo di ieri mattina è stato desolante, coi discorsi di circostanza, l’evocazione profanatrice del nome di Lussu, a fronte della miseria cui è stata ridotta l’autonomia sarda. Di cosa parlano questi sepolcri imbiancati, se i sardi non hanno neppure il diritto d’essere correttamente rappresentati nel Consiglio; a causa di una legge regionale-truffa, Pigliaru ha il 60% dei consiglieri regionali col 19% dei voti del corpo elettorale. Il 50% dei sardi neanche si è recato a votare per non sentirsi preso per i fondelli. Tralasciamo poi che i “lussiani” di ieri a Villa Devoto hanno perfino lavorato ad uccidere quel gattino di Lussu che è l’autonomia regionale approvando la revisione-scasso costituzionale di Renzi.
A fronte di questa ipocrisia, dell’evocazione di spiriti grandi come Lussu per nascondere la miseria della politica di tutti i giorni, non basta, caro Paolo Maninchedda, recarsi alle false celebrazioni e star seduti mentre sale il suono dell’inno di Mameli. Anche tu non puoi essere intimamente democristiano, legato a doppio filo al governo regionale, subalterno a quello centrale, e poi assumere atteggiamenti falsamente antagonistici. Insomma, ci vorrebbe da parte di quanti dicono di volere una soggettività del popolo sardo una coerenza fra enunciazioni e azioni. Un anno ci divide dalle prossime elezioni regionali. Chi volesse avrebbe ancora il tempo per mettere in piedi un largo schieramento unitario sul tema della sovranità, che si esprime anzitutto col dotarsi di una legge elettorale che dia ai sardi una giusta rappresentanza nell’Assemblea regionale. Se non ci si batte subito, ponendo al centro questo come primo obbiettivo, tutte le altre son parole. Propaganda.

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