No a chiusure nazionali per un’Europa democratica e aperta

25 Settembre 2018
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Roberto Mirasola

Leggo con interesse, e per la verità con qualche preoccupazione, il dibattito che si sta sviluppando su questo blog riguardo alcuni pezzi della sinistra che interrogandosi sulla inadeguatezza culturale e la derivante marginalità politica della sinistra stessa, si dà risposte pericolosamente vicine alla destra xenofoba. Il mio interesse nasce dalla piacevole constatazione che qualcuno con i suoi scritti ha fiutato il pericolo, e con mio grande stupore si trova sotto critica con ragionamenti che io stesso ho difficoltà a comprendere, da parte di intellettuali di notevole spessore.  Da qui nascono le mie personali preoccupazioni. Io non so quanti siano a conoscenza, in questo blog,  della nascita nelle settimane scorse dell’associazione “Patria e Costituzione”, così come non so quanti siano andati a leggersi l’introduzione del suo ideatore: Stefano Fassina, tra l’altro esponente del mio stesso partito. Ad ogni modo Fassina ritiene che le difficoltà presenti oggi non siano figlie della crisi del 2007/2008 ma bensì abbiano origini nel tempo, e precisamente risalgano alla caduta del muro di Berlino con successiva crisi organica dell’U.E. Sotto attacco il lavoro con la sua svalutazione.  Egli ritiene che il rapporto nazionale/internazionale debba essere rivisto all’interno della stessa Unione, con delle affermazioni a mio parere molto forti e da me non condivise. Si sostiene che la riforma dei trattati sia una strada che non esiste e che quella da seguire sia la riattivazione dello Stato Nazionale capace di dare risposte a diversi bisogni tra i quali la domanda di comunità e quello di protezione. Si rievoca dunque la parola Patria che per Fassina dovrebbe essere quella custodita nel quadro Costituzionale. Il senso di una comunità nazionale implica il confrontarsi anche con le migrazioni, e qui si dovrebbe essere consapevoli che l’accoglienza va messa in relazione alla capacità di integrazione, quindi il governo dei flussi diventa una necessità. La prospettiva Europea a suo dire sarebbe un’unione intergovernativa di sovranità democratiche.
Ho già detto che non condivido queste posizioni che sembrano guardare al passato piuttosto che al futuro. Il sogno degli Stati federali d’Europa a mio parere non può e non deve essere messo nel cassetto, ma per raggiungerlo vi è necessità di prospettiva, di una visione d’Europa e della politica. Come non condividere allora la proposta di Varoufakis contenuta nel manifesto Diem25? Un movimento composto da Europei che si propongono di lottare contro le politiche di austerità, per un eguale redistribuzione del reddito e per una politica sull’immigrazione. La prospettiva e’ un Parlamento sovrano che rispetti il principio di autodeterminazione degli Stati e che condivida il potere con i parlamenti nazionali, le assemblee regionali e i consigli municipali. Dunque una prospettiva Europea con una linea politica ben precisa.
Altro punto che mi preoccupa nelle tesi di Fassina e l’idea dei flussi migratori. Ho già scritto al riguardo che sarà ben difficile controllarli secondo i desiderata di noi Europei. Mi spaventa poi l’idea che la cosiddetta comunità nazionale si debba confrontare con le migrazioni. Il rischio che vi sia l’ennesima contrapposizione con l’altro diverso da noi e’ grande, soprattutto se non si coglie l’importanza non dell’integrazione fino ad oggi conosciuta  ma dell’interazione come prospettiva futura. Un rapporto di arricchimento reciproco nel rispetto delle culture con il limite del rispetto dei diritti umani universalmente riconosciuti. Il fatto che i modelli di integrazione siano oggi falliti non significa che non vi possano essere delle prospettive. Non è integrazione quella che mortifica i  diritti dei migranti relegandoli nelle periferie, come succede in Francia, Belgio e Inghilterra, ma soprattutto non è integrazione quella che nega il diritto di cittadinanza a coloro che sono nati nel suolo Italiano, come succede da noi. L’art. 3 della nostra Costituzione potrebbe dare notevoli spunti di riflessione.  Certo oggi questi concetti sono difficili da far passare visto il crollo culturale avvenuto negli ultimi anni. Oggi che il mantra delle false invasioni, dei migranti che ci rubano il lavoro, dei 35 Euro al giorno e via dicendo e’ passato. Eppure gli sbarchi mai come in questi ultimi due anni sono così diminuiti. E come non ricordare poi che la Lega non ha partecipato alla modifica degli accordi di Dublino che avrebbe alleggerito la posizione dell’Italia?
Noi  uomini di buona volontà siamo chiamati a dare il nostro contributo, consapevoli che l’alternativa alla nostra posizione sarà un’Europa ipernazionalista chiusa, con pericolose vicinanze al passato recente, che non dovremmo mai dimenticare.

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