Varoufakis liquida Di Maio. Ho paura che ripeta il flop di Tsipras

23 Ottobre 2018
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Andrea Pubusa

Casualmente ho visto Yanis Varoufakis, leader del movimento transnazionale Diem25, da Lucia Annunziata. Rispondendo a una domanda sulla possibilità di intese tra Diem25 e M5S, ha detto: “Troppo tardi, Di Maio ha scelto Salvini e adesso viva insieme a lui” e ai suoi alleati Le Pen, Orban, Kurz. Poco prima l’ex ministro delle Finanze greco aveva spiegato che la sua lista si candiderà in Italia “per lottare contro Salvini”, il quale “sta mettendo gli italiani contro gli italiani, gli europei e i migranti”.
Per quanto riguarda la manovra italiana e lo scontro in atto con Bruxelles, Varoufakis, nel corso del suo intervento, ha giudicato “sbagliatissimo” l’approccio della Commissione che insiste sull’austerità in un momento in cui non c’è crescita e quindi c’è bisogno di una politica espansiva. Ma “sbaglia tantissimo” anche il governo Salvini-Di Maio: secondo il leader di Diem25, l’Italia non è la Grecia ed ha tutto il peso e il diritto di andare a Bruxelles e chiedere innanzitutto che vengano cambiate le regole del Fiscal Compact. “Se poi le regole non vengono cambiate allora si ha anche il diritto di non rispettarle”.
Ora, a me è parso che il leader greco, che stimo e seguo con interesse, sia stato fortemente contraddittorio. Sulla manovra finanziaria del governo italiano ha ammesso che l’austerità è il nemico da battere e che le politiche espansive non possono che fondarsi sul debito pubblico. Ha quindi, sostanzialmente, espresso un giudizio di merito positivo, seppure in linea generale, ma poi ha posto una poco comprensibile questione di metodo. Per essere credibile la posizione dei 5 Stelle e del governo Conte, deve prima chiedere il cambio delle regole del Fiscal Compact e solo dopo sforare i limiti del debito. A me pare, invece, che la manovra sia in sé una contestazione del Fiscal Compact. Insomma vedo nell’azione del governo la “pratica dell’obiettivo”, come si diceva una volta. Per dirla con franchezza, a me è parso che Varoufakis, secondo la moda, abbia difficoltà ad una qualsiasi apertura ai pentastellati, anche quando in concreto la pensa, almeno in linea generale, allo stesso modo.
Analogamente, mi sembra fondata su un inutile distinguo, la negazione di qualunque interesse per la proposta di Di Maio che domenica dal palco al Circo Massimo ha detto di voler creare un nuovo gruppo e che pensa “a un manifesto per mettere insieme nuove forze che stanno nascendo ovunque“. Non penso, ovviamente che il leader greco debba subito mostrare entusiasmo e abbracciare Di Maio e, come il figliol prodigo, ricondurlo, con canti e balli, a casa, ma dire che è “troppo tardi”, che  Di Maio ha scelto Salvini e adesso viva insieme a lui” e ai suoi alleati Le Pen, Orban, Kur, mi pare una cavolata. In realtà, anche nella kermesse romana è stata ribadita la netta distanza dalla Lega, e semmai la proposta di Di Maio è quella di spostare la competizione con la Lega in Europa. Se Matteo Salvini ha annunciato di volersi candidare alla guida della commissione Ue, Luigi Di Maio ha detto di voler fare altro. E, dunque, è nella responsabilità di un leader come il greco vedere e capire dove Di Maio vuole andare, mediante un confronto di merito e senza stare alle etichette, di destra e di sinistra. Poi si può anche decidere di andare ognuno per la propria strada. Ma elevare un muro, che senso ha? Ho la sensazione - anche se spero il contrario - che l’ex ministro delle finanze greco voglia limitarsi a raccogliere sparute pattuglie dei resti delle sinistre, sparse quà e là, e ottenere un misero risultato come la lista Tsipras nelle scorse elezioni. E poi i resti della sinistra, piccoli gruppi autoreferenziali, sono la sinistra? Intendo per radicamento e pratica sociale o lo sono - lo dico con rispetto - per un’autoqualificazione? Ho paura che in Europa Salvini andrà bene e  Varoufakis (e di Maio) male. Spero di sbagliarmi!

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