In Sardegna vince la conservazione e l’astensione. Le liste fuori dalle due coalizioni maggiori arrancano

25 Febbraio 2019
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Red

Giovedì alle 17,30 presso lo Studium Franciscanum in via Principe Amedeo n. 22 - Cagliari, il CoStat promuove una valutazione a caldo del voto con la partecipazione di esponenti delle varie liste, intellettuali e cittadini. Dopo una breve introduzione, seguirà un libero confronto al fine di individuare linee e indirizzi di sviluppo democratico e sociale delle istituzioni e dell’Isola. Si cercherà di rispondere al quesito: quale governo e quale programma per la Sardegna?

Risultati immagini per elezioni sardegna foto


Bisogna aspettare lo spoglio per sapere chi vincerà in Sardegna. E questo è un bene. Vuol dire che Salvini non ha sfondato, come si temeva, anzi la sua presenza ha avuto un duplice effetto: compattare intorno a Zedda il voto dell’area anti-Lega a danno del M5S, che non riesce a intercettare il disagio profondo dell’Isola. Questo dicono gli exit poll. La partita per la presidenza della Regione si gioca fra Christian Solinas e Massimo Zedda. Il candidato per il centrodestra vede la forbice delle preferenze oscillare dal 37 al 41%. pur a fronte di un voto alle liste della coalizione si va dal 43 al 47%. Un successo per il centrodestra unito trainato dal Lega di Matteo Salvini. Il candidato del centrosinistra, come si prevedeva, è favorito dal voto disgiunto: le liste che lo sostengono avrebbero ottenuto dal 27 al 31% delle preferenze, mentre il sindaco di Cagliari vede i suoi consensi oscillare tra il 36 e il 40%.
Per quanto riguarda i singoli partiti: il M5S dovrebbe essere il primo partito, Il Pd oscilla tra il 13 e il 17%, la Lega tra il 12 e il 16%, Forza Italia tra il 6 e il 10%, Fratelli D’Italia tra il  2 e il 5%.
Rimangono dunque molti nodi da sciogliere attraverso le operazioni di spoglio con inizio alle 7. Anzitutto la proclamazione del vincitore, in secondo luogo con quale percentuale. Elemento questo di assoluta rilevanza perché sopra il 40% scatta il superpremio di maggiornza (il 60% dei seggi), mentre sotta il 40 i seggi saranno “soltanto” pari al 55% dei componenti del Consiglio regionale.
Il dato politico negativo in generale è duplice. Anzitutto l’astensione, leggermente più bassa del 1014, ma altissima, frutto di una scigurata legge elettorale che allontana dalle urne gli elettori estranei alle forze politiche maggiori. Secondariamente, il duopolio che ha sgovernato l’Isola in queste ultime legislature non viene scalfito. Rimane saldo al comando con consorterie, satrapi e clientele.
Il M5S non è riuscito a incidere e si consola con parole di circostanza: “Siamo esordienti assoluti in Sardegna perché è la prima volta che ci presentiamo alle regionali. Questo non sminuisce il problema rispetto alle politiche dove abbiamo ricevuto un risultato molto significativo, ma siamo a un punto di partenza”. Così Pino Cabras, deputato M5s, ha commentato in diretta al Tg3 i primi exit poll, ma non dice che questo tracollo è dovuto principalmente all’insipienza del Movimento, che pure era partito con l’esito esaltante del 4 mrzo (42%). Innanzitutto ha mantenuto la opzione per Mario Puddu, benché in attesa di una sentenza penale ad alto rischio. Poi ha rifiutato l’appoggio di una lista di area democratica, che pure era stata avanzata da un gruppo di personalità note nel dibattito pubblico regionale e non riconducibili ad alcun partito. Inoltre i pentastellati hanno messo in campo una candidatura alla presidenza fatta a posta per perdere. Si è ripetuto l’errore delle elezioni suppletive per la Camera nel collegio di Cagliari. Anche in quel caso il centrosinistra ha avuto buon gioco, mettendo in campo un personaggio già noto, il giornalista Andrea Frailis, mentre il M5S e anche il centrodestra hanno avanzato candidature di sconosciuti, difficili da memorizzare nell spazio di un mese o poco più.
Il terzo quesito da sciogliere attraverso lo spoglio è quello del superamento dello sbarramento del 5% per le liste dell’area natzionalitarai, Sardi Liberi, Autodeterminatzione e Partito dei sardi. Questa costellazione non ha accolto l’appello alla convergenza elettorale, correndo il rischio di rimanere fuori dall’Assemblea.
Stiamo a vedere come finirà. L’unico dato certo è la neutralizzazione del M5S ad opera delle forze della conservazione. Le liste fuori dal serraglio arrancano. La Sardegna, che vota, sceglie la conservazione, buona parte neanche si reca al seggio, rimane a casa.

3 commenti

  • 1 aldo lobina
    25 Febbraio 2019 - 08:23

    Questo non è un epitafio, ma quasi: Il fenomeno 5 Stelle, pur essendo rimasto fortunatamente nell’alveo della Costituzione, ha rappresentato un movimento di protesta pacifico, che ha coagulato il malcontento crescente di cittadini delusi da una classe politica arroccata nei privilegi e spesso confusa nelle scelte di governo. Diretta da Grillo e Casaleggio di piattaforma memoria, si è alimentata di fanatismo e a tratti di comportamenti totalitari al suo interno; ha coltivato il superamento della democrazia rappresentativa a vantaggio di una pseudo democrazia webete, priva di una classe dirigente riconoscibile. Si è prodotta in scelte e comportamenti discutibili, difficilmente capaci di generare sviluppo. L’abbraccio mortale di una alleanza di governo con la Lega ne ha determinato l’attuale cospicuo ridimensionamento, facendone affiorare le contraddizioni.

  • 2 Aladin
    25 Febbraio 2019 - 08:47

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=93862

  • 3 roberto murgia
    25 Febbraio 2019 - 22:22

    Caro Red,

    non potendo essere presente giovedì prossimo, approfitto di questo spazio per sottoporTi una letture del risultato elettorale alternativa alla Tua.

    1. L’astensione è attualmente la piaga del sistema democratico: la democrazia si esercita soprattutto attraverso il voto, e quando quasi la metà degli elettori rinuncia a scegliere significa che il sistema è gravemente malato. Tuttavia, non si può dire che in queste elezioni abbia vinto l’astensionismo. Ha invece vinto la destra; e se molti elettori non si sono recati a votare non è certo per la legge elettorale, ma perché è veramente difficile, per uno che ogni mattina deve alzarsi per andare a lavoro, scovare qualcuno in cui identificarsi nella pletora dei candidati, dove i senza arte né parte sono numerosissimi.
    2. Il Movimento 5 Stelle ha perso. La ragione della sconfitta non risiede nell’ambiguità, come titola oggi La Repubblica, ma, al contrario, proprio nell’aver dissipato i dubbi: i grillini di area democratica non hanno apprezzato la svolta a destra del Movimento, gli altri - quelli che già guardavano e destra - hanno invece preferito l’originale.
    3. Il colpo di scopa rivolto contro il PD, considerato dai 5 Stelle come il vero nemico da abbattere e non come un patrimonio da riconquistare e ricondurre a sinistra, ha favorito Salvini e ha reso la Sardegna un feudo della Lega Nord.

    4. Ciò nonostante, il risultato non mi sfiducia: ho avuto la netta impressione che la gente stia cominciando a comprendere che per amministrare un Paese, una Regione, un Comune, non basta essere bravi ragazzi, ma bisogna essere anche capaci. Questi mesi di governo giallo- verde ci hanno mostrato un tale svilimento del valore della competenza da lasciarci senza parole.
    Per arrivare al vero colpo di genio: riuscire a sostenere che lasciare 70 poveracci a cuocere sul ponte di una nave risponderebbe ad una esigenza di salvaguardia dell’interesse nazionale.

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