Regolarizzare la prostituzione, elimina lo sfruttamento?

1 Marzo 2019
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Red

Lo scorso 7 febbraio, il senatore leghista Gianfranco Rufa ha presentato una proposta di legge volta alla riapertura delle cosiddette case chiuse, “un gesto di civiltà nei confronti delle prostitute che si trovano per strada, per il decoro e l’immagine delle stesse strade”. Pochi giorni dopo, al Consiglio regionale del Veneto è arrivato un progetto di legge leghista per la creazione di appositi albi di iscrizione, registrati nei comuni, con l’identità di chi pratica la prostituzione.
L’obiettivo è rendere  le prostitute lavoratrici autonome, con l’obbligo di avere una partita Iva, emettere fattura e pagare le spese sanitarie, previdenziali e fiscali. Proposte di questo tipo mirano a superare la legge Merlin del 1958, con cui si chiudevano le case chiuse.
La regolarizzazione della prostituzione è considerata dalla Lega la via migliore per risanare un settore basato sulla sfruttamento e la tratta di essere umani.
Ma è così? O la proposta leghista rischia di portarci indietro di decenni? Punta a dare decoro alle strade italiane o a difendere i diritti delle lavoratrici? E l’idea della creazione di un albo comunale è o non un meccanismo di schedatura di massa? Quesiti i questi di grande rilevanza sollevati dall’iniziativa legislativa.
La proposta della Lega si fonda su un mito, ossia che negli anni Cinquanta, le case chiuse fossero luoghi protetti per le donne. In realtà, erano solo apparentemente sani, dietro le loro mura si nascondeva una realtà di sfruttamento e violazioni dei diritti umani. “Prigioni, istituzioni disciplinari dove i diritti e le libertà individuali erano sospesi”, ha spiegato Giorgia Serughetti, ricercatrice dell’Università di Milano-Bicocca, “A parte i ritmi e le condizioni di lavoro, molto faticose, le prostitute erano schedate, sottoposte a controlli sanitari obbligatori, recluse nei sanatori se portatrici di malattie veneree”.
La materia è complessa e controversa. Non a caso anche il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, organizzazione italiana, che difende i diritti di queste persone, è contrario alla riapertura di centri di questi tipo.
Si obietta che la creazione di case per  prostitute ritirerebbe migliaia di lavoratrici di strada, liberandole dagli sfruttatori. Si omette di considerare però che oggi queste ragazze sono irregolari, disperate senza documenti e incastrate nel giro della tratta per guadagnare pochi euro. In queste condizioni, l’ingresso nei circuiti legali sono molto problematiche con due alternative poco promettenti: continuare a operare clandestinamente o uscire allo scoperto, con tutte le conseguenze del caso in termini di rimpatri ed espulsioni post-decreto sicurezza Salvini.
Insomma, senza approfondimenti e affinamenti la proposta della Lega, più che a difesa dei diritti della persona, appare una misura per il decoro delle città, dimenticando le vulnerabilità di queste lavoratrici.
Le voci critiche mettono in luce l’impermeabilità dei racket alle proposte di legalizzazione. Può essere utile per chi pratica il mestiere per scelta. Ma omette di considerare in modo concreto il disagio e le condizioni di marginalità in cui gran parte delle prostitute si trovano, quelle che svolgono questa attività sotto costrizione e ricattate dalle mafie. In assenza di normative a tutela della persona, quella leghista rischia così di trasformarsi nella solita misura che fa distinzione tra persone: fra le prostitute che guadagnano migliaia di euro al mese e sono disposte a pagare le tasse, e le altre, quelle che fanno parte del mondo dello sfruttamento, della costrizione e dell’irregolarità. Questo nodo non può essere risolto in modo semplicistico, soltanto spostando le prostitute dalla strada a un appartamento. Ma parlare del problema aiuta a risolverlo.

2 commenti

  • 1 Aladin
    1 Marzo 2019 - 09:20

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=94039

  • 2 roberto murgia
    1 Marzo 2019 - 14:05

    Il problema è serio, ma ce n’è uno più inquietante: per quanto tempo ancora il Governo di un Paese in un una crisi economica senza precedenti, con una società disgregata e animata da risentimenti, violenze e rigurgiti razziali, potrà inserire in agenda, tra i problemi prioritari, la riapertura delle case chiuse, la riforma del diritto di famiglia in chiave Pillon, il referendum propositivo, la tav e non tav, la legittima difesa. Tutti diversivi per nascondere l’incapacità di risolvere e, prima ancora, di individuare i problemi reali del Paese.
    Intanto la flat tax sta creando seri problemi concreti di concorrenzialità nelle gare delle tra imprese e i professionisti che hanno il regime agevolato e chi non lo ha potuto ottenere. Infatti, l’offerta dei primi ha sempre il 22% in più ed è quindi fuori mercato. la scelta premia sempre chi ha il fatturato inferiore a discapito di chi ha più esperienza e offre migliori garanzie. Un’altra soluzione acchiappa voti del governo del popolo che non ha bisogno di studiare le cose e che le promuove senza valutare le conseguenze reali sugli operatori e sul sistema.

    Risposta

    Precisazione: la proposta di legge sulla prostituzione e quella di Pillon sono semplici iniziative di parlamentari, fuori dal c.d. contratto di governo.

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