Elezioni regionali in Umbria: considerazioni a caldo

28 Ottobre 2019
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Tonino Dessì

 

La sconfitta della coalizione CSX-M5S ha anche motivi locali che sarebbe stato illusorio pensare di mettere da parte (la legislatura regionale a guida PD è naufragata in uno scandalo nella gestione della sanità).
Ma per converso è il PD a tenere, sia pure in un trend di perdurante debolezza.
Invece si è svuotato il bacino elettorale del M5S, solo in parte disperso nell’astensione, più verosimilmente confluito sulla Lega.
Questo si, che è un dato preoccupante, perché probabilmente segna una tendenza strutturale.
Non mancherà a sinistra chi considererà questo dato una conferma di tesi sostenute fin dall’inizio circa la natura di destra del M5S e della prevalente composizione del suo elettorato.
Una valutazione che originariamente non mi convinceva e che tuttora non mi soddisfa.
Ritengo piuttosto che sia stato un errore soggettivo del gruppo dirigente del M5S, quello di assecondare lo scivolamento del suo corpo attivo e del suo elettorato verso le fascinazioni leghiste.
Considerato l’apporto del M5S al referendum del 2016 era a mio avviso possibile, culturalmente e politicamente, far evolvere il movimento in direzione di una più netta e coerente alternatività democratica e costituzionale senza perderne la radicalità e l’autonomia.
Fino al risultato elettorale del 4 marzo 2018 ciò appariva ancora possibile, al netto di quelle che già allora apparivano concessioni rischiose sui temi della xenofobia.
L’aver fatto tutt’altre scelte durante i 14 mesi di governo giallonero (soluzione resa inevitabile dal veto renziano a un’alleanza col PD all’indomani delle elezioni) alla fine ha concorso allo sgonfiamento del fenomeno M5S e ha messo il suo bacino elettorale nella disponibilità del miglior offerente del momento.
Era del resto questo il calcolo di Salvini quando ha fatto saltare il governo e l’alleanza puntando a elezioni anticipate.
Certo, si potrà dire fondatamente che il precipitare a destra dell’Italia è frutto di un processo materiale più profondo, economico-sociale, anzitutto, che vent’anni di berlusconismo son ben serviti a preparare anche determinate mutazioni culturali e di coscienza, che pesa l’inarrestabile crisi della sinistra e del centrosinistra.
Ma è il crollo del M5S, che sembra sanzionare un esito denso di gravi pericoli per la democrazia e per il clima civile nel Paese.
È un crollo che deriva da responsabilità soggettive, benchè ci sia poco di cui dichiararsi soddisfatti da qualunque parte si guardi ai fatti della politica.

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