Il pensiero gamsciano per uscire dalla dimensione alienante della vita politica

27 Aprile 2009
1 Commento


Francesco Cocco

C’è da chiedersi se Gramsci sia ancora attuale a 72 anni dalla morte. L’interrogativo può sembrare superfluo visto che anche L’Unione Sarda, non certo molto in sintonia col suo pensiero, pubblica in edizione anastatica tutti i “quaderni del carcere”. L’attualità non è certo questa. Per rispondere ad un tale interrogativo occorre verificare la corrispondenza tra la sua elaborazione teorica e l’applicazione della stessa alla vita politica odierna. Non parliamo certo di un’ applicazione pedissequa, ma della capacità dei principi di fondo di quel pensiero d’incidere nella realtà.
Certo l’attualità è data dall’esempio di vita, dalla coerenza, dalla profonda idealità che lo animava e che gli ha consentito di creare quel monumento di pensiero che sappiamo. E’ però un’ altra l’attualità su cui interrogarci .ed attiene per un verso al riscontro della presenza di quel pensiero nell’ odierna dialettica politica, per altro verso alle sue potenzialità per uscire dal pantano nel quale la società sembra sempre più precipitare.
Per quanto riguarda il primo aspetto, vedo una pressoché totale assenza del pensiero gramsciano nella vita politica italiana. Da questo punto di vista attualità zero o quasi. A meno che non scambiano per attualità le celebrazioni ufficiali dei partiti. Ma sarebbe come dire che L’Unione Sarda è un quotidiano d’ispirazione gramsciana perché pubblica i quaderni in edizione anastatica. Invece, per quanto attiene all’altro aspetto, cioè quello delle potenzialità per uscire dal pantano, l’attualità è massima perché è un formidabile strumento d’azione, di organizzazione, di vita politica.
Da cosa nasce questa considerazione? Dalla constatazione del carattere alienante che caratterizza la politica italiana.
Cos’è il leaderismo dominante ai vari livelli se non una riproposizione della politica come fatto che trascende le responsabilità del cittadino, del lavoratore, dei gruppi sociali, delle classi per rivolgersi passivamente al leader politico, nuovo demiurgo al quale affidarsi incondizionatamente per trarci fuori dal pantano? E’ il fenomeno del cesarismo che presuppone situazioni di sostanziale sconfitta democratica quale fu quella del fascismo dopo l’occupazione delle fabbriche negli anni 20.
La novità di Gramsci è nel richiamo ad una visione politica immanente, quindi totalmente laica, calata nella coscienza degli individui. Di qui “quei germi di volontà collettiva che tendono a diventare universali e totali” Da questi germi prende avvio il partito politico, prima cellula in cui si articola una nuova società ed uno Stato “altro” Lettura laica di Machiavelli come condizione per la realizzazione del partito come moderno principe, che basa sé stesso sulle nuove coscienze che si fanno volontà collettiva, e che non possono farsi né partito né Stato alienando sé stesse ad un qualche sovrano delle coscienze stesse.
Questo non significa che per Grasmci il partito “moderno principe”non debba avere un suo leader od una sua guida. Sarebbe la negazione dei principi elementari di organizzazione, ma niente partito-personale, partito-azienda. I processi interni devono essere profondamente democratici. A tal proposito dobbiamo avere sempre presente quanto Gramsci aborrisse le dirigenze caporalesche, chiuse, boriose., autoritarie.
Insomma per Gramsci ogni militante esprime in potenza quella riforma culturale e morale che diventa obiettivo del moderno partito politico. Quindi il partito è lo strumento di un grande progetto ed i militanti sono momento ed articolazione di tale progetto, ed in quanto tali sono degli intellettuali, cioè capaci di una visione generale del mondo non massa di manovra, semplici esecutori passivi.
Trovo che l’elaborazione gramsciana sia della massima attualità in questa fase storica di ribellismo senza progetto. Il sequestro dei manager in Francia, l’attacco ai banchieri in Gran Bretagna sono sostanzialmente forme di ribellismo inconcludente per la mancanza di un progetto espresso da un movimento o partito organizzato di uomini coscienti, capaci di rappresentare in nuce un ordine-altro che realizza una complessiva riforma cultura e morale. Le contestazioni senza progetto finiscono per essere in ultima analisi una minaccia per la democrazia, anche per gli spiragli che esse lasciano aperti agli avventurismi individuali proprie di certe forme di leaderismo.
Com’è stato osservato, il cammino indicato da Gramsci alle classi subalterne è simile a quello individuale che egli stesso compì. Per Gramsci ogni progetto politico è innanzitutto un progetto di vita individuale che si armonizza col collettivo. A questo progetto di vita egli resta fedele durante tutta la sua esistenza. In fondo l i inizio di questa consapevole saldatura tra politica e morale come percorso di vita egli l’assunse con piena consapevolezza nel 1917, quando ventiseienne fonda un club di vita morale. Sappiamo della lettura e commento dei Ricordi di Marc’Aurelio. Oggi tutto questo può far sorridere ma è la chiara consapevolezza che i veri percorsi politici che vogliano incidere sono percorsi di vita che si saldano all’interiorità dei singoli individui. In fondo tutta la biografia intellettuale e politica di Gramsci è un percorso di crescita interiore, voluta come tale e perseguita con somma coerenza e dedizione .
Chi vuole realizzare condizioni di piena liberazione umana non può seguire vie facili evitando la dura fatica :” …occorrerà resistere - scriveva Gramsci - alla tendenza di rendere facile ciò che non può esserlo senza essere snaturato. Se si vuole creare un nuovo strato d’intellettuali, sino alle più grandi specializzazioni, da un gruppo sociale che tradizionalmente non ha sviluppato le attitudini conformi, si avranno da superare difficoltà inaudite”.

Il partito non solo fatto organizzativo ma percorso di vita, di crescita spirituale può sembrare fuori tempo. Ma a renderle fuori tempo è l’imbarbarimento delle coscienze indotto dalla video-crazia.
In fondo seguire oggi il metodo e la lezione gramsciana per uscire dal pantano vuol dire seguire esclusivamente un percorso di libertà rifiutando i vassallaggi e gli infeudamenti politici.
Rispetto alla situazione degli inizi del Novecento grazie alle grandi lotte democratiche del secolo scorso, molto del duro sforzo al quale si appellava Gramsci è stato fatto. Il problema oggi è quello di non regredire, pericolo presente nella grande confusione del presente momento storico. In nome di un facile “nuovismo” è facile smarrire il senso della lezione di chi ci ha preceduti nella lotta.
Dobbiamo essere capaci di capire che i principi che si rifanno al pensiero di Gramsci non vanno applicati in maniera cristallizzata, ma nel contempo dobbiamo avere la capacità di farli vivere avendo il senso di continuità dei valori.

1 commento

  • 1 Efis Pilleri
    27 Aprile 2009 - 13:22

    La Sardegna è sempre più marginale perchè non ha più una organizzazione politica degna di questo nome e dotata di un minimo di forza che si ponga come un “intellettuale collettivo”. Non è stato sempre così. Negli anni ‘80 del secolo scorso partiti che si chiamavano DC, PCI e PSd’Az, svolgevano con autorevolezza questo ruolo. Nel 1984 e nel 1989, alle elezioni europee, con sostanzialmente la stessa legge elettorale, nel collegio Sicilia - Sardegna, venivano eletti tre parlamentari sardi. Dalla DC Ligios poi Contu, dal PCI Raggio e precedentemente Cardia e dal PSd’Az, grazie ad un patto federativo con le minoranze etniche italiane, Michele Columbu e poi Mario Melis.
    A partire dalla discesa in campo del Berluska, resistibilissima se la sinistra lo avesse voluto, e grazie all’azione di personaggi come Mario Segni ed alle connivenze degli attuali “democratici”, oggi abbiamo solo partitini oppure “partiti di plastica” oppure “partiti del leader”. In Sardegna stiamo sperimentando anche qualcosa di peggio: il “partito call-center” che si fa e si disfa a seconda delle esigenze dell’imprenditore politico. Ricordate Progetto Sardegna? avete sentito parlare di Sardegna Democratica?
    Caro Francesco, invece di meravigliarti della meritoria pubblicazione anastatica dei Quaderni dal carcere” da parte dell’Unione Sarda io mi meraviglierei di quella dicitura “giornale fondato da Antonio Gramsci” che dovrebbe quantomeno essere preceduta dalla frase “guardate come è finito il…”

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