ANPI Cagliari. Giornata della memoria. Ignazio Meleddu racconta la sua storia di internato militare in Germania

27 Gennaio 2021
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Gianna Lai - ANPI Cagliari

L’ANPI di Cagliari onora quest’anno la Giornata della memoria con il racconto di un internato militare sardo, Ignazio Meleddu, parlando  del suo scritto che ricorda la resistenza dei militari italiani internati in Germania, IMI. I quali riabiliteranno un esercito uscito moralmente sconfitto sia dalla guerra che dalla liberazione. La storia di Ignazio si inserisce nella storia dei 600mila italiani che hanno realmente resistito al nazifascismo, rifiutando di aderire alla repubblica di Salò, dopo “il tradimento delle forze armate”, tale era considerata dai soldati la fuga del re e degli altri capi militari nell’Italia invasa dai nazisti.
Al maggio del 1991 risale il Convegno fiorentino su internati militari e prigionieri di guerra,  per rivendicare con forza, tra i principi della cultura di nuova democrazia italiana, la memoria dell’esperienza di deportazione e internamento dei soldati italiani nella Germania nazista, a seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943.
Da allora memoriali e testimonianze son stati pubblicati, e non semplicemente storie individuali, avendo quell’esperienza coinvolto “un’intera generazione di soldati e ufficiali del regio esercito catapultata nella guerra fascista”. Il campo di concentramento  luogo della battaglia per la dignità del soldato italiano, per la salvaguardia della sua identità umana. E all’orgoglio nazionale calpestato  dall’occupazione nazista il no opposto dagli internati militari, contro l’ideologia fascista fondata su un’Europa terreno di conquista  dell’Asse. E, per molti, la crescita di una nuova coscienza politica e di nuove scelte di campo.
In questo tempo in cui si tende ancora a dimenticare più che a garantire la memoria, ogni testo ha la sua particolarità, come questo di Ignazio, comprese le ragioni della tardiva decisione di narrare.
E così che è nato, nel 1992, anche “l’altra Resistenza”, il libro di memorie di Alessandro Natta, seguito poi da tantissimi nuovi scritti, “un’altra resistenza non armata e combattente ma non per questo meno significativa, nel grande fronte della coscienza antifascista europea”, si legge nell’introduzione di Enzo Collotti. Che ci aiuta oggi a capire, così  le altre testimonianze e lo stesso racconto di Ignazio, la storia di quell’universo concentrazionario: come il Terzo Reich  non riconobbe, per esplicita volontà di Hitler, l’applicazione  della Convenzione  di Ginevra sui  prigionieri di guerra, in primo luogo nei confronti dei soldati dell’Armata Rossa e poi degli italiani  catturati dopo l’8 settembre. Come per essi la prigionia  fosse più simile  ai campi di concentramento, destinati agli oppositori politici e ai lavoratori forzati. “dato il particolare spirito di vendetta che animava i tedeschi nei confronti degli italiani dopo l’armistizio”. E ci aiutano a conoscere la storia della Germania, pensiamo a come si arricchirono gli  imprenditori tedeschi, grazie a  questa massa di soldati  da avviare al lavoro  coatto, che si aggiungeva a tutti gli altri deportati, 8milioni destinati al lavoro schiavile nel ‘44, mentre lo sforzo bellico del Reich assorbiva centinia di migliaia di uomini sui fronti di guerra. E ci aiutano a conoscere la storia del nostro paese, “il mancato rientro in Italia  della stragrande maggioranza di quei militari prigionieri, uno dei momenti di maggior discredito per la Repubblica sociale”, ricorda ancora Enzo Collotti nella prefazione al libro di Natta.
E’ accaduto  per tante altre categorie di deportati, di quella sofferenza non si parlò per lungo tempo,  il rifiuto dei governi italiani, in piena guerra fredda, di andare alle radici del fascismo, non poteva certo riservare sorte migliore a questi uomini che, “traditi  e abbandonati a se stessi dai vertici politici e militari, avevano tenuto fede  all’imperativo di non fare causa comune con i tedeschi e i repubblichini”.
Ecco, fa parte della cultura dell’ANPI parlare di questa storia  e riflettere su questa esperienza in occasione  della Giornata della memoria, non pura celebrazione, ripetitivo  rituale, ma da intendersi piuttosto come processo di conoscenza e volontà di imprimere nuovo impulso allo sviluppo democratico del nostro paese, che  su quei valori ha fondato la sua Carta.
E per questo citavo memoriali e testimonianze e, in particolare “L’altra Resistenza di Alessandro Natta”, con introduzione di Enzo Collotti, perché possano ispirarci nel promuovere una pubblicazione anche dello scritto di Ignazio, tale da farne  memoria  viva e sempre facilmente comprensibile, in particolare per i ragazzi e per i giovani nella scuola italiana.
E dobbiamo ringraziare Ignazio  per il suo intervento alla serata organizzata dall’ANPI lunedi 25 gennaio, dal titolo ‘Verso la Giornata della memoria’,  ringraziamo in particolare quel suo spirito forte che lo porta ancora a  narrare di quei tempi. E ringraziamo insieme Gianfranco, il figlio, per aver dialogato con lui durante la presentazione, e le attrici Cristina Maccioni e  Rita Atzeni e il musicista Roberto Deiana.  Letture tratte dal diario di Ignazio e Canti della Resistenza, a render ancora più suggestivo il racconto di quella deportazione.

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