Gramsci-Pertini a Turi, uniti nella lotta per la democrazia

22 Maggio 2009
5 Commenti


Gianluca Scroccu

Nel 1979 l’allora Presidente della repubblica Sandro Pertini visitò il carcere di Turi dove era stato rinchiuso dai fascisti. In cella nacque l’amicizia tra Antonio e Pertini, un legame profondo che superò le divisioni di comunisti e socialisti, allora bollati come “socialfascisti” dalla Terza Intenazionale. Tale condanna sommaria non teneva conto delle peculiarità di taluni partiti socialisti, come quello italiano che non aveva votato i crediti di guerra nel 1914 ed aveva mantenuto una linea di ferma opposizione al fascismo. Gramsci, per natura allergico ai giudizi sommari, non aveva mai condiviso quel giudizio infamante e la storia gli avrebbe dato ragione. I socialisti italiani (e non solo) furono una forza importante della Resistenza, in Assemblea costituente (nella quale furono il primo partito della sinistra) e nella ricostruzione democratica. PSI e PCI furono legati dal patto di unità d’azione e anche dopo la rottura, con la formazione del centrosinistra, all’inizio degli anni ‘60, i legami unitari furono molto estesi, dalle amministrazioni locali, alla CGIL e a molte associazioni di massa. Nel PSI uomini come Lombardi, Pertini, De Martino, Fernando Santi e tanti altri furono sempre aperti al dialogo nella convinzione che bisognava lavorare alla riunificazione dei due grandi partiti della sinistra italiana. Chi ruppe questa prospettiva fu Craxi, che, defenestrato il vecchio De Martino, sembrò puntare ad un rinnovamento della sinistra italiana, senza però lavorare al superamento della scissione di Livorno, di cui ormai erano caduti tutti i presupposti dopo lo strappo di Berlinguer da Mosca. Senza quell’obiettivo generale  il PSI si trasformò in una micidiale macchina di potere, ricettacolo di avventurieri di ogni risma, che andò in frantumi per la spoporzione tra la sua forza (mai molto superiore al 10%) e la sua presenza nei posti di governo (superiore al 30%). Da parte sua il PCI, dopo la morte di Berlinguer (ma forse già col “compromesso storico”), anziché puntare alla creazione di una grande forza unitaria della sinistra italiana, ha preso altre strade fino alla fuoriuscita dall’alveo socialista in una deriva senza futuro, come oggi la vicenda del PD palesa. 
E ’  importante, dunque,  ricordare vicende unitarie come quella che caratterizzò sempre l’azione di Pertini (ricordate la sua partecipazione commossa ai funerali di Belinguer? E ricordate la manifesta contrarietà di Craxi?) e rievocare l’episodio di Turi. Sono fatti che  mostrano come sullo spirito unitario si può fondare una prospettiva positiva di crescita delle forze lavoratrici e delle classi subalterne, mentre il settarismo rissoso porta solo allo sfaldamento. Oggi, la miriade di partitini della sinistra lo provano senza tema di smentita.
Con questo spirito pubblichiamo questo scritto di Gianluca Scroccu sul legame fra Gramsci e Pertini, un comunista e un socialista che credevano e combattevano per  l’unità della sinistra perché avevano a cuore la condizione dei lavoratori e la sorte della democrazia (a.p.).

Turi 1979. Il settimo presidente della Repubblica italiana, Sandro Pertini, è in visita ufficiale in Puglia. Fa tappa a Turi, provincia di Bari. Qui il capo dello Stato è stato detenuto dal 1930 al 1932 per la sua coraggiosa opposizione al fascismo. Ad un certo punto a Pertini viene chiesto se gradiva visitare la cella di un altro carcerato famoso, Antonio Gramsci. «Senz’altro, ma vado solo», rispose il presidente, avviandosi con passo fermo verso la cella del comunista sardo. Il suo addetto stampa, Antonio Ghirelli, non resiste alla tentazione e osserva dalla serratura quella che avrebbe definito «la scena più bella della sua vita»: Pertini, seduto, accarezzava commosso il letto che era stato del suo amico Gramsci.
Un rapporto straordinariamente intenso, quello fra queste due grandi personalità della nostra storia, capace di superare le divisioni e le lacerazioni della sinistra. Il futuro inquilino del Quirinale era arrivato nel carcere pugliese, unico socialista, nel dicembre del 1930, giovane ma indomito oppositore della dittatura fascista, condannato nel 1929 dal Tribunale Speciale alla pena di quasi quattordici anni fra galera e confino. Fra comunisti e socialisti la divisione era totale: Stalin aveva appena lanciato la teoria del “socialfascismo”, sicuro com’era che la crisi del ‘29 avrebbe presto portato il capitalismo alla rovina e che pertanto i comunisti, per arrivare alla rivoluzione proletaria, avrebbero dovuto lottare contro i fascisti ma anche contro l’antifascismo democratico e soprattutto i socialisti, colpevoli di ingannare le masse con la politica della “transizione democratica”.
Togliatti sposò in pieno la linea staliniana, facendo espellere quei compagni che erano contrari. Gramsci, invece, dissentì. Una presa di posizione che gli avrebbe provocato molte amarezze e l’isolamento dei compagni detenuti a Turi. Riteneva, infatti, che il fascismo sarebbe durato a lungo e che la prospettiva rivoluzionaria era totalmente fuori dalla storia; la linea giusta era l’alleanza con i partiti democratici per combattere il fascismo nella prospettiva di una “fase transitoria”: la Costituente democratica. È in questo clima che Pertini arrivò a Turi. Il giovane socialista, una mattina, vide nel cortile quello che avrebbe definito «un corpo da pigmeo con una bella testa alla Danton», e gli si avvicinò: «Mi scusi, Lei è l’onorevole Gramsci, vero?».«Che fai, mi dai del Lei? - gli rispose Gramsci, ridendo - Non sei un antifascista anche tu? Non sei anche tu vittima del Tribunale Speciale?». «Sì, mi chiamo Sandro Pertini, ma sono socialista…». «Perché dici “ma”»? «Perché per voi comunisti quelli come me sono dei “social-traditori”».
Gramsci sorrise di nuovo, ma stavolta amaramente: «Lascia perdere, quell’insulto è un’aberrazione, io non l’approvo». Iniziò così un’amicizia serena e leale, impressa nel cuore del futuro presidente, a cui avrebbe spesso fatto riferimento durante le visite delle migliaia di giovani che affollavano i saloni del Quirinale. Consolidatasi allora, durante le passeggiate carcerarie con il comunista sardo, da lui definito «il cervello politico più forte, l’uomo di più vasta cultura da me mai conosciuto». Un legame che poteva avere anche dei momenti di tensione, come quando Gramsci proferì un giudizio ingeneroso su Turati e Treves, colpevoli, a suo avviso, di aver preferito l’esilio alla lotta. Pertini rispose ribattendo che il suo maestro Turati non era fuggito, ma evaso, grazie ad un’azione beffarda di cui proprio lui era stato protagonista insieme a Rosselli e Parri, da quel grande carcere che era diventata l’Italia di Mussolini. E del resto, se era fuggito Turati, cosa aveva fatto Togliatti? Non era andato via anche lui dall’Italia, come altri dirigenti comunisti? L’indomani sarebbe stato Gramsci ad avvicinare l’amico, scusandosi con il compagno che aveva difeso senza indugi la sua fede politica socialista. Una lezione importante, tanto che Pertini, pur rimanendo fermo nel difendere l’autonomia dei socialisti dai comunisti, avrebbe sempre appoggiato la prospettiva unitaria della sinistra, anche in età repubblicana.
Nonostante il duro regime carcerario l’amicizia tra i due si rafforzava quotidianamente. Come in occasione della Pasqua del 1931, quando Gramsci ricevette un pacco di viveri con dentro un maialetto cotto allo spiedo e chiese al direttore di poter ospitare in cella Pertini per dividerlo con lui. Una richiesta che venne vista negativamente dagli altri comunisti, scandalizzati che il loro capo avesse potuto invitare un “socialfascista”. A Pertini, durante le passeggiate, Gramsci parlava con tenerezza dei figli e della moglie, oltre che della Sardegna e dell’ammirazione che provava per Emilio Lussu. Il legame tra i due s’interruppe nel 1932, quando Pertini venne trasferito a Pianosa.

5 commenti

  • 1 Antonio Ghirelli - Radio-People
    27 Maggio 2009 - 12:05

    […] Gramsci-Pertini a Turi, uniti nella lotta per la democrazia http://www.democraziaoggi.it - PeopleRank: 55 - 22-05-2009 …Antonio Ghirelli, non resiste alla tentazione e osserva dalla serratura quella che avrebbe definito «la scena più bella della sua vita»: Pertini, seduto, accarezzava commosso il letto che era stato del suo amico Gramsci. Un rapporto straordinariamente… Persone nome : Antonio Gramsci  Emilio Lussu  Sandro Pertini  + vota […]

  • 2 Rosalia Grande
    23 Giugno 2009 - 15:25

    In tempi come questi, in cui, nonostante molte e pesanti somiglianze con il periodo fascista, ancora la divisione tra componenti della ‘ sin- istra’ contin ua, spesso con malevolenze e giudizi affrettati, questo incontro tra Gramsci e Pertini è un esempio luminoso che porterò nelle situazioni in cui opero, con la speranza che qualcosa si muova.
    Grazie per il lavoro che avete fatto
    Ciao
    R. Lia

  • 3 Rosalia Grande
    23 Giugno 2009 - 17:56

    Ho trovato un altro spazio libero.
    Coglierei l’occasione per segnalarvi
    il convegno, aperto, dei Radicali a Chianciano
    il 26-27-28 giugno prossimi.
    Serebbe interessante per voi partecipare?
    Per infromazioni:
    http://www.radicali.it

  • 4 Giuseppe
    16 Marzo 2012 - 12:37

    Ho trovato questo articolo cercando l’episodio di cui Pertini parlò in un’intervista. Questi uomini sono i miei esempi.
    Un saluto

  • 5 Da San Vittore a Turi: quando prigioni di Napolitano riportano a Pertini e Gramsci | Il Serale
    6 Febbraio 2013 - 22:58

    […] divenuto capo di Stato: “Non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà”. Entrato da solo nella cella di Gramsci, quel giorno del 1979, Pertini allora si sedette, e commosso accarezzò il letto che era stato del suo […]

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