Afghanistan: fin da quando Atene fece una spedizione contro il tiranno di Siracusa, l’esportazione della democrazia e’ un pretesto imperialista che non funziona

21 Agosto 2021
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Andrea Pubusa

Ai tempi dell’invasione dell’Irak, Luciano Canfora scrisse uno dei suoi deliziosi libretti in cui narro’  il precedente della spedizione ateniese del 415 a.c. contro Siracusa e il suo misero fallimento. Gia’ li’ c’erano tutti gli ingredienti delle guerre recenti per l’esportazione della democrazia, propaganda compresa.
In Afghanistan la storia si e ripetuta, nonostante l’opposizione di una parte consistente del mondo democratico e nonostante un illustte osservatore, nientemeno Federico Engels, gia’ nel 1857, descrivendo la disfatta dell’invasione inglese del 1839, avesse detto, in un saggio dal titolo significativo “La trappola del’Afghanistan“, che quel territorio montuoso, impervio e impenetrabile e’ inconquistabile.
Gli Usa hanno prima armato i mujhaidin contro i sovietici  per controllare le vie del gas. Fu facile montare una campagna contro l’invasione sovietica, ma poi i talebani non hanno accettato di fare gli utili idioti in conto terzi. E cosi’ per mettere in sella gli estremisti islamici, fu rimosso un governo, quello garantito dall’Armata rossa, che aveva un’ispirazione “progressista”, perfino con donne nell’esecutivo.
Ora gli USA lasciano mano libera ai talebani, avendo evidentemente avuto garanzie sulla liberta’ non degli afghani, ma delle vie del gas. E cosi’ i talebani vengomo presentati come pacati assertori delle liberta’ perfino delle donne. In fondo,  di queste e del popolo afghano non ne frega niente a nessuno: il metro e’ solo il felido calcolo e  il profitto nonche’ il controllo del territorio. Li’ di rimpetto ci sono nientemeno che Russia e Cina. Cio’ che importa e’ che il nuovo governo non apra loro le porte. Si vedrà, sarà una partita importante e complessa.

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