Togliatti e’ rimasto fedele allo spirito resistenziale e costituente, chi lo ha tradito e’ De Gasperi

25 Agosto 2021
1 Commento


Andrea Pubusa

Il post di Sabattini sul ruolo di Togliatti nella storia italiana del dopoguerra secondo la lettura di Macaluso, consente di sottolineare, contro ogni revisionismo, la centralità del PCI nella costruzione dell’Italia democratica. Repubblica e Costituzione sarebbero inspiegabili senza l’azione dei comunisti e dei socialisti. Sono questi partiti, grazie  a Togliatti e Nenni, che hanno diretto grandi masse verso questi obiettivi. In particolare Togliatti è riuscito con la sua autorevolezza a condurre e mantenere strati popolari, altrimenti indisciplinati e ribellisti, entro un orizzonte di costruzione di un’ordinamento democratico. La “democrazia progressiva“, pensata da Curiel e fatta propria da Togliatti, delinea un percorso di profonda trasformazione istituzionale e sociale del paese in direzione di fasi sempre più intense di uguaglianza sostanziale. Un percorso, sempre riproposto da Togliatti e bloccato dalla Dc di De Gasperi su ispirazione statunitense. In effetti, la rottura del fronte resistenziale e antifascista è stato determinato, dopo la morte di Roosevelt, da Truman e dalle successive amministrazioni americane. La rottura della collaborazione USA-URSS, dopo Roosevelt, ha determinato una frattura e una contrapposizione fra forze che, unite, avevano battuto il nazifascismo. E’ la c.d. “guerra fredda“.
La pretesa doppiezza di Togliatti nasce dal fatto che egli ritenesse il mantenimento del rapporto con l’URSS non in contraddizione col leale impegno a trasformare profondamente l’Italia nel segno della Carta, che già conteneva un compromesso alto fra le grandi correnti culturali e politiche del paese, incontratesi nella Resistenza.
Questo è l’esito di una sciagurata politica centrista, moderata e, per molti aspetti, reazionaria, questa sì in netto distacco all’unità resistenziale e dell’impegno in Assembela costituente. De Gasperi non ebbe alcuna doppiezza perché antepose la subalternità agli USA, all’interesse dell’Italia ad una grande trasformazione sociale. Non seppe e non volle mantenere l’autonomia della politica italiana pur nell’ambito di una amicizia con gli americani, che avevano così decisamente concorso a liberare il paese.
Anche il centro-sinistra di Moro  e Nenni, dopo un avvio promettente,  caratterizzato da grandi riforme (nazionalizzazione energia elettrica, scuola dll’obbligo, statuto dei lavoratori e processo del lavoro, etc.), che poteva consentire un inserimento dei comunisti nella dinamica riformatrice, si è arenato presto col ritorno a politiche conservatrici.
E’ il confronto con questa DC che ha determinato le spaccature nel PCi, dando vita alle frange di sinistra, insoddisfatte di una politica attendista e senza prospettiva di reale cambiamento. Berlinguer, col compromesso storico, che richiamaava il patto costituente, ha messo in campo l’utimo tentativo di rilancio di una fase di reale rinnovamento del  paese. Morto Berlinguer viene sancito l’abbandono dell’idea di una democrazia progressiva, protesa ad un ordinamento di forte partecipazione popolare e di incisiva eguaglianza sostanziale.
I nuovi dirigenti del PCI risolvono la questione nel modo peggiore, mandando alle ortiche l’elemento caratterizzante della storia del PCI, e cioè la sua opzione socialista e democratica. Il suicidio del PCI sancisce l’abbandono di questa opzione di fondo, anziché una sua nuova formulazione nel mutato contesto mondiale e una genuflessione  al grande il capitale col dare via libera al neoliberismo, ossia ad una egemonia incontrastata di esso anche in seno ai  residui della sinistra novecentesca. La disfatta è stata così netta che non si vede una via di ricostruzione di una forza e di un progetto democratico e socialista. Esistono movimenti e associazioni che mantengono un orizzonte progressista, ma sempre in chiave difensiva, come nei due referendum anticostituzione del 2006 e del 2016. Si tratta di meritorie mobilitazioni spesso settoriali, senza pero’ alcuna prospettiva generale. La rottura del patto resistenziale, che Togliatti e il PCI hanno difeso e riproposto fino a Berlinguer, sta alla base del  crescente degrado della vita politica e istituzionale del nostro paese.

1 commento

Lascia un commento