25 aprile. Un forte vento pacifista ha avvolto l’Italia contro le pulsioni di guerra

27 Aprile 2022
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Andrea Pubusa

Un forte vento di pace ha attraversato l’Italia il giorno della Liberazione e il 24 nella marcia Perugia-Assisi e nelle altre iniziative dei francescani. L’isteria bellicista ha dovuto tacere e nessun esito hanno avuto i tentativi di ostacolare o inquinare la mobilitazione per la pace, ad opera di chi con l’invio di armi e uomini sta portando irresponsabimente il mondo verso il baratro di una guerra generale.
Il popolo pacifista, guidato dall’ANPI e dalle altre associazioni democratiche, tiene ferma la barra perché mantiene un rigoroso ancoraggio alla Costituzione, nata proprio dalla Resistenza e dalla Liberazione dal nazifscismo. Ripudio della guerra come mezzo di offesa della libertà del popolo ucraino, ma soluzione del contrasto entro gli organizmi internazionali preposti al raggiungimento e al mantenimento della pace. La Costituzione non lascia spazio ad altre soluzioni, e l’invio di armi costituisce una violazione di essa e un pericoloso precedente, che nel diritto costituzionale sono più stringenti che nelle altre branche del diritto.
Si obietta che questa posizione è debole ed imbelle. Lo dicono i guerrafondai vecchi e lo ripetono i neofiti, come sempre più arrabbiati dei veterani. Costoro tuttavia non considerano la forza diplomatica che possono esprimere le potenze e gli stati che hanno dato solidarietà all’Ucraina e condannato l’invasione russa. Sono tanti. Una quarantina fino al Giappone e all’Australia a Ramstein sotto la guida del ministro della difesa Austin! Bisogna essere cechi per non vedere che gli USA e la Nato perseguono finalità di potenza che utilizzano il popolo e i governanti ucraini più a propri fini che per la loro salvaguardia, mentre l’Europa, retta invero da persone poco avvedute e autorevoli, si è tagliata ogni possibilità di intervento pacificatore, accodandosi agli Stati Uniti, all’Inghilterra e alla Nato contro il suo stesso interesse.  Ha così avviato una politica di sanzioni, in cui la punizione è rivolta anzitutto ai ceti popolari, ma anche imprenditoriali dei suoi stessi paesi, e oggi insiste su una strada ultramilitarista in fondo alla quale c’è una crisi di dimensioni mai viste, dagli esiti pericolosi e preoccupanti. Iniziative di armamento offensivo dell’Ucraina che proprio in queste ore hanno evocato, senza ferma smentita, la stessa possibilità di un conflitto atomico continentale.
Non è un caso che il Papa ripeta con angoscia le stesse parole dei pacifisti, invitando ad un realismo che non sta nell’invio di armi e in un riarmo mai visto, ma semmai nell’esatto contrario. Il contrasto Russia/Ucraina ha ragioni e oggetti definiti e non irresolubili. Queste questioni vanno messe sul tavolo e discusse fino a trovare una soluzione di compromesso accettabile. Chiedere all’Ucraina di arrendersi è altrettanto irrealistico che chiederlo alla Russia. E non giovano le umiliazioni, che presto o tardi portano a reazioni devastanti, come la storia purtroppo insegna. Occorre una composizione giusta e ragionevole e nella ricerca di questa l’Ucraina non è sola.
Le manifestazioni pacifiche e pacifiste di questi giorni ci indicano la via da seguire e da intensificare. In Italia, se del caso, fino a delimitare l’azione del governo ad aiuti strettamente difensivi, come ha fatto Conte ieri, o fino a far cadere il governo se persiste nella politica subalterna e confusa, e tornare alle elezioni. Sarà il giudizio popolare a dire se hanno ragione le caste politiche e mediatiche disposte a correre le più pericolose avventure o se dagli italiani viene un chiaro indirizzo politico per la composizione giusta della crisi con garanzie di indipendenza e sicurezza per il popolo ucraino e quello russo.

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