Sardegna. Il Movimento per la pace c’è, ottiene risultati e cresce

27 Maggio 2022
1 Commento


Andrea Pubusa

In Sardegna i movimento per la pace ha antiche radici. Quando esisteva la sinistra, i comunisti hanno sempre sviluppato un’azione contro l’installazione delle basi e la critica verso la presenza USA a La Maddalena è stata costante. Ai tempi della Presidenza di Mario Melis, introdotti nella legislazione sarda i referendum d’indirizzo (prima legge di questo tipo in Italia), si avviò l’iniziativa referendaria per chiedere la soppressione della base americana nell’arcipelago maddalenino. La richiesta fu dicharata inammissibile dall’organo di controllo perché -  a suo dire gli effetti della consultazione travalicavano l’ambito regionale, con implicazioni nazionali e internzionali, ma non ci arredemmo. Andammo alla Corte costituzionale, facendoci rappresentare alla Consulta da Valerio Onida (non ancora giudice costituzionale), non la spuntammo, ma la battaglia fu fatta e investì la comunità sarda, avendo dalla sua anche Mario Melis, che, unitamente ad altri componenti dei gruppi del Consiglio regionale, si confrontò con gli amministratore dell’Isola.
La battaglia non si è mai fermata ed ha avuto risvolti anche nelle sedi giudiziarie dove si è proceduto per l’inquinamento ambientale e gli effetti cancerogeni di tante materie nocive sparse nei territori. I processi non hanno avuto esiti positivi perché la responsabilità penale è personale e spesso è difficile individuare singoli responsabili in azioni che hanno come protagonisti una pluralità di soggetti, che si avvicendano nel tempo. La battaglia tuttavia è stata ininterrotta ed ora ben cinque generali andranno alla sbarra per l’inquinamento terra-mare di Capo Teulada.
C’è stata ed è in atto la meritoria opposizione alla produzione di bombe della RWM a Domusnovas per massacrare le popolazioni yemenite. Qui il Comitato per la conversione della RWM ha ottenuto risultati sorprendenti. Intanto sul piano politico. Il Governo Conte, applicando le leggi, ha vietato l’esportazione delle bombe nel Quatar, perché zona di guerra. Poi il ricorso al Tribunale amministrativo per cassare il raddoppio delle installazioni, prima rigettato in primo grado, è stato accolto dal Consiglio di Stato che ha annullato le autorizzazioni date illegittimamente dal Comune di Iglesias in combutta con la Regione. Un esito clamoroso che ha paralizzato il raddoppio, portato la vicenda agli onori della cronaca nazionale e della lotta del movimento pacifista italiano.
Ora cresce la mobilitazione contro il riarmo e la vendita o invio di armi in zone di guerra (Ucraina anzitutto) e si è sviluppata una significativa campagna contro la esercitazione di guerra nei mari sardi. Sit-in e manifest6azioni a Cagliari e marcia S. Anna Arresi Teulada. Il movimento “Prepariamo la pace” tiene il campo e non molla. Ora si sta formando il Comitato NO ARMI-Trattativa subito, che non vuole sovraporsi o sostituirsi a queste iniziative, ma collegare e coordinare le forze pacifiste sparse nel territorio sardo in modo da estendere la mobilitazione dalle città (sopratutto Cagliari) alle altre zone.
Insomma, la battaglia contro il riarmo, per la trattativa e per la pace trova nuovo stimolo ed è in fase di crescita anche nell’Isola.

1 commento

Lascia un commento