Scuola: cosa nasconde il decreto legge di attuazione del PNRR!

30 Maggio 2022
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Rosamaria Maggio

Oggi sciopero della scuola in Sardegna.  Gravi misure contro la scuola nel decreto legge di attuazione del PNRR. Ecco un riflessione critica.

Mentre si avvicina il termine per la conversione del decreto legge 36/22 del 29.4.22, attualmente in esame nelle commissioni competenti e che modifica la legge 59/17 in tema di accesso all’insegnamento e di formazione docenti nella scuola secondaria, mi sorgono spontanee alcune osservazioni.
Intanto apparenti piccole modifiche normative, rappresentano vere e proprie riforme occulte, preparate quando la scuola è impegnata al massimo per la fine dell’anno scolastico o come spesso succede, quando la scuola è chiusa e cioè in estate.
Periodi buoni per non avere critiche e far passare tutto in sordina.
Altra prassi è celare importanti riforme dietro parole che distraggono.
In questo caso il decreto legge si chiama” Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Qualcuno direbbe “che ci azzecca”, ma soprattutto bisogna stare sempre attenti perché in questi calderoni c’è sempre di tutto. Infatti dentro il decreto n.36 non c’è solo la scuola.
Ma qui vogliamo parlare di scuola.
Siamo di fronte, ancora una volta, ad “Armi di distrazione di massa”!
Mi voglio soffermare sull’aspetto della formazione iniziale perché per quella in servizio ha preso fortemente posizione il sindacato.
Siamo di fronte, con l’art. 44 del decreto, all’introduzione di “un modello integrato di formazione e di abilitazione dei docenti delle scuole superiori di primo e secondo grado” (perché per la primaria esiste un percorso universitario ad hoc).
Il sistema di formazione iniziale e di accesso al ruolo prevede nel DL 36:
a)  un percorso universitario e   accademico   abilitante   di
formazione iniziale con prova finale, corrispondente a non meno di 60
crediti formativi universitari o accademici, di seguito denominati
CFU/CFA, nel quale sono acquisite dagli aspiranti docenti competenze
teorico-pratiche;
b) un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o
interregionale;
c) un periodo di prova in servizio di durata annuale con test
finale e valutazione conclusiva.
Il percorso di formazione iniziale è impartito dalle Università o dalle alte istituzioni artistiche o musicali.
Il Ministero comunica alle Università il fabbisogno annuale di docenti al fine di consentire la programmazione del numero degli abilitati alle Università.
E’ l’introduzione del numero chiuso anche nelle facoltà di formazione per l’insegnamento!
E’ una riforma universitaria occulta perché i percorsi disciplinari delle singole facoltà verranno integrati da insegnamenti specialistici (pedagogia, psicologia ,ecc), propedeutici all’insegnamento con l’acquisizione dei CFU.
Dice il decreto che si può accedere all’offerta formativa dei centri universitari e
accademici di formazione iniziale  dei  docenti  anche  durante  i
percorsi di laurea triennale e magistrale o della laurea magistrale a
ciclo unico, secondo i margini di flessibilità dei relativi piani di
studio.
Due sono le preoccupazioni: la prima che venga indebolito il percorso disciplinare  specialistico e lo studente possa trovarsi a fine percorso, qualora la sua formazione non abbia sbocco nell’insegnamento, nell’impossibilità di svolgere professioni specificatamente legate all’indirizzo universitario scelto.
Ad esempio un giovane che si laureasse in biologia, con indirizzo per l’insegnamento, potrà continuare a fare il biologo di laboratorio?
Uno studente di giurisprudenza ad indirizzo per l’insegnamento, potrà fare il percorso per l’avvocatura, magistratura o notariato? E così via..
La seconda preoccupazione è che si continuino ad allungare i tempi per la conclusione della formazione dei nostri ragazzi.
Mi preoccupo che i nostri studenti vengano parcheggiati all’Università per anni. Già soffriamo di un ritardo rispetto agli altri studenti europei, che concludono prima dei nostri i percorsi scolastici ed universitari.
Inoltre diventare insegnanti diventerebbe una strada per giovani che possono contare su famiglie che si potranno far carico di questi lunghi e aleatori percorsi.
Perché invece non mantenere, là dove sono previsti, corsi universitari triennali cui far seguire una specialistica per l’insegnamento o altre specialistiche a scelta dello studente?
In questo caso anche un cambio di prospettiva, consentirebbe al ragazzo di tesaurizzare la triennale e farla seguire da altra specialistica.
La proposta di emendamento del PD va nel senso di prevedere la specialistica per l’insegnamento solo dopo la laurea magistrale.
Aggravando quanto precedentemente evidenziato e cioè la scarsa attrattività del percorso per l’insegnamento, poiché i tempi si allungherebbero fortemente.
Vogliamo insegnanti fortemente motivati e preparati, ma dobbiamo restare con i piedi per terra ed essere consapevoli che l’insegnamento è anche una professione, un lavoro che deve consentire alla persona di perseguire un obiettivo scelto, amato, in modo realistico ed in tempi congrui.
L’altra questione che è fortemente dibattuta in sede sindacale e che porta allo sciopero del 30 maggio, attiene alla formazione in servizio, che viene mercificata in funzione di una visione meritocratica che può portare solo a dividere la categoria senza comportare un miglioramento della qualità dell’insegnamento.
Desideriamo insegnanti preparati e aggiornati per tutti gli studenti, non insegnanti di serie A e di serie B… chi vorrebbe per i propri figli insegnanti di serie B?
Il lavoro degli insegnanti è un lavoro di ricerca, un laboratorio quotidiano con gli studenti.
Questa è la formazione in servizio che vogliamo.

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