Carbonia. L’operaio Francesco Schirru di 30 anni muore a Nuraxeddu travolto da una berlina. Nuovo direttivo per la Lega minatori mentre, come fanno le aziende nel resto d’Italia, la SMCS non riconosce le nuove Commissioni interne appena elette. Per il Sulcis, pronunciamento favorevole del Comitato Ministeriale Carboni e della Commissione ministeriale industria

7 Maggio 2023
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Gianna Lai

Oggi domenica nuovo post su Carbonia, dal 1° settembre 2019.

A giugno, L’Ufficio Provinciale dell’Industria e del Commercio denuncia con preoccupazione la “pesantezza nel settore estrattivo e metallifero”, dopo aver messo in luce, lo stesso Alto Commissario, il pericolo di ulteriori restrizioni nella produzione di energia elettrica in Sardegna. Grave l’acuirsi della crisi e intanto fa ormai acqua da tutte le parti questa così poco credibile gestione della miniera Carbosarda: molto serio infatti il rischio di una denuncia in Procura, non avendo la direzione saldato “i contributi alle mutue per oltre 200 milioni, sicchè le farmacie rifiutano di dare i medicinali”. Lo annuncia L’Unità del 21 maggio mentre, con la solita notoria arroganza rispetto a maestranze e a rappresentanza sindacale, la direzione vieta il rientro in miniera dei “compagni scarcerati dopo il processo di Oristano”. E resta ferma nel suo attacco alle Commissioni interne, che avevano impostato un’azione operaia contro i licenziamenti e per i diritti sindacali, in relazione agli accordi non rispettati del 17 dicembre 1948, compresa la distribuzione di scarpe ai lavoratori: per la riamissione, quindi, dei minatori scarcerati, nonché contro il mancato pagamento della cassa mutua aziendale. E subito dopo proibisce, in occasione del rinnovo della rappresentanza operaia, tra i candidati anche una donna, “Atzeni Antonietta, cernitrice alla laveria di Serbariu”, l’allestimento dei seggi elettorali nei cantieri. Le urne per le elezioni delle Commissioni interne trasferite nei circoli Enal, una conflittualità accresciuta, secondo L’Unità, per la “campagna d’odio e di violenza condotta dal clero contro i minatori”, dopo la proclamazione dello sciopero di un’ora contro i provvedimenti della direzione. Ora la polizia presidia i pozzi di Serbariu, pur proseguendo le votazioni per il rinnovo delle Commissioni interne presso i circoli Enal cittadini, ove alcuni operai, appena fermati dalle forze dell’ordine, vengono subito dopo rilasciati. Giusto il tempo di dichiararsi solidale, la città, coi minatori di Montevecchio e Guspini: lo sdegno operaio ben rappresentato nell’interpellanza del consigliere regionale Pietro Cocco, all’assessore regionale al lavoro, sui licenziamenti per rappresaglia di minatori che avevano partecipato agli scioperi de i 46 giorni, seguiti da segnalazione alle altre aziende perchè essi non vengano più riassunti.
Così l’esito delle elezioni per il Comitato direttivo nella lega minatori di Carbonia, svoltosi subito dopo elezioni delle Commissioni interne: “Unità Sindacale, Pci, 1.691 voti, sardisti socialisti 673, socialisti 343”. Il richiamo all’unità spinge evidentemente gli operai di sinistra alla partecipazione, la Cgil ancora vera rappresentante operaia, come leggiamo su L’Unità del 1 luglio, che scrive di provocazioni messe in atto da “elementi fascisti, con bombe e pistole”, la polizia tollerante: “invece fermato il compagno Rattu che aveva denunciato”.
E, come se quella campagna sindacale imperniata sulla salvezza delle miniere, avesse sollecitato l’intervento immediato del governo, dal Comitato Ministeriale Carboni viene, poco dopo, una nota a sostegno della “necessità di aumentare la produzione Sulcis” e di utilizzare “in loco i minuti in una centrale termoelettrica, di cui è stata deliberata la costruzione”. Stesso orientamento nella Commissione istituita presso il ministero, che “ha espresso parere favorevole sulla fabbrica di azotati, allorquando la produzione avrà raggiunto un livello medio di 2 milioni di tonnellate annue”, come annuncia L’Unità del 20 luglio. Non sembrano invece muoversi nella stessa direzione la SMCS e l’Associazione degli Industriali della provincia, la denuncia ancora nella stessa pagina dello stesso quotidiano, quasi a voler invece precludere il futuro della miniera, con una circolare che viola gli accordi sulle Commissioni interne. E rifiuta ogni trattativa, l’azienda, e sospende “il pagamento dei premi resa e di rendimento” e procede a squalifiche del personale, capisquadra e sorveglianti, e riprende i licenziamenti tra i dirigenti sindacali e i dipendenti delle bonifiche. In un contesto di attacco alla rappresentanza operaia in provincia, che coinvolge anche altri settori industriali, l’Italcementi ad esempio, come apprendiamo da L’Unità del 21 luglio 1949.
Nessuna volontà di intervenire sulla produzione, dunque, se mai la Carbosarda avesse avuto indicazioni dal governo in tal senso: modificare cioè l’unico piano industriale in atto, ovvero dello sfollamento, ribaltando la linea produttiva fino ad allora seguita, per raggiungere i 2 milioni di tonnellate annue necessarie al decollo dell’attività industriale. E son per primi i minatori a capire molto bene che non dare respiro a quel piano, non aprire a quella prospettiva, porta alla chiusura dei pozzi, di qui la ripresa della mobilitazione, fin dai 500 operai di Tratalias addetti alla costruzione della diga di Montepranu, in sciopero contro il mancato pagamento del salario. E poi dell’intero bacino, l’azienda pronta a richiedere l’intervento massiccio delle forze dell’ordine, “arrivano a Carbonia contingenti di carabinieri che presidiano la città e le strade che portano ad Iglesias”, su L’Unità degli ultimi di luglio.
Ma è forse la morte dell’ operaio Francesco Schirru di 30 anni, travolto da una berlina a Nuraxeddu il 21 luglio, e la immediata protesta dei compagni, che scendono subito in sciopero, a indurre l’azienda a una breve tregua con le Commissioni interne: i temi di quella mobilitazione di nuovo contenuti nell’ordine del giorno mensilmente apposto nelle bacheche, come da consuetudine. Per trovare subito dopo nuovo pretesto, ancora la SMCS, di interruzione delle trattative, mancando a quell’o.d.g. la firma del rappresentante, tale Mocci, dei liberini, i quali, nel mentre, già “approvano l’azione della SMCS sui licenziamenti recenti”, come denuncia L’Unità del 30 luglio. E dichiara l’azienda, così come l’Associazione degli Industriali in provincia, di non essere disposta a riconoscere le Commissioni interne appena elette dai minatori, affiggendo un manifesto in città per invitare gli operai a desistere dalle agitazioni, dopo aver appena licenziato un membro di Commissione interna proprio a Nuraxeddu.
Licenziamenti e diffide contro la rappresentanza, una prima delegazioni di protesta, in difesa delle Commissioni interne, viene ricevuta dall’Assessore all’industria, e un’altra poi dal Presidente della Regione Crespellani, ai quali si denuncia come, avendo il governo stanziato “800 milioni per la SMCS”, essa sia ancora “debitrice per 200 milioni alla Cassa mutua malattie, gli operai senza assistenza medica”. E come “i soldi delle multe comminate ai minatori nei 72 giorni”, che avrebbero dovuto essere “versati alla cooperativa popolare”, siano ancora invece nelle casse dell’azienda. E si impegna il Presidente a convocare Spinoglio, direttore generale, anche sul mancato riconoscimento delle Commissioni interne elette nel Sulcis, e da parte della SMCS e da parte del rappresentante provinciale degli industriali.

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