Sardegna: PD e PDL uniti a favore del conflitto d’interessi

31 Gennaio 2013
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Andrea Pubusa

Sentite questa! La prima Commissione del Consiglio regionale ha approvato una proposta di legge elettorale. Fra le altre buone cose (es.: eliminazione del listino) questo testo contiene una norma sul conflitto d’interessi. Una disciplina delicata perché, per liberare le istituzioni dalla commistione con gli affari, limita un diritto costituzionale: l’elettorato passivo, il diritto d’essere candidati e votati. Una disciplina ben nota al nostro legislatore. Così, per esempio, l’autista della provincia non può candidarsi al Consiglio provinciale o l’usciere comunale al Consiglio comunale. Ma un grande imprenditore poteva essere eletto, diventare Presidente o assessore e fare affari grazie alla carica. O fare disastri, per non aver svestito l’abito da imprenditore, come qualcuno di nostra conoscenza.  Perciò, molto opportunamente la proposta di nuova legge elettorale sarda affronta la questione del conflitto d’interessi e lo fa con equilibrio agli artt. 42 e 43, che disciplinano la “ineleggibilità per attività d’impresa” e il “negozio fiduciario“. Per una valutazione diretta dei lettori riportiamo il testo di queste norme:

1. Oltre ai casi previsti dall’articolo 38, non può essere eletto Presidente della Regione colui che esercita attività d’impresa o detiene direttamente o indirettamente il controllo di società, se l’impresa o la società ha realizzato un volume d’affari annuo superiore a cinque milioni di euro calcolato sulla media degli ultimi tre bilanci approvati.

2. La causa di ineleggibilità prevista dal comma 1 non ha effetto se l’interessato trasferisce i propri diritti o stipula un negozio fiduciario con le caratteristiche di cui all’articolo 43, non oltre centottanta giorni prima della data di scadenza della legislatura regionale, intendendosi per tale, il termine di cinque anni dalla data delle ultime elezioni.

3. In caso di cessazione anticipata della legislatura, che intervenga prima dei centottanta giorni antecedenti la scadenza naturale, la causa di ineleggibilità non ha effetto se l’interessato trasferisce i propri diritti o stipula un negozio fiduciario entro i trenta giorni successivi alla data del provvedimento di scioglimento del Consiglio regionale.

Art. 43 -Negozio fiduciario1. Il negozio fiduciario è stipulato con un soggetto, d’ora in poi “fiduciario”, scelto da colui che si trova nella condizione di cui all’articolo 42, comma 1, d’ora in poi “stipulante”, su una rosa di tre soggetti con competenze adeguate indicata da un collegio composto da tre magistrati amministrativi.

2. A tal fine il Presidente del Consiglio regionale, entro tre mesi dalla sua elezione, chiede al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa di indicare i tre magistrati che comporranno il collegio e, tra questi, chi lo presiede.

3. Il negozio fiduciario deve necessariamente prevedere:

a) il trasferimento dei beni e diritti dello stipulante al fiduciario almeno per la durata della carica, eventualmente anche con il divieto di procedere ad alienazione, divisione, ipoteca, o modifica sostanziale dei beni e diritti trasferiti;

b) il divieto per il fiduciario di richiedere allo stipulante o di ricevere da lui consigli, direttive o istruzioni;

c) il divieto per il fiduciario di rivelare allo stipulante informazioni relative all’esercizio dei diritti e alla gestione dei beni, salva la possibilità di consultare il collegio di cui al comma 1, al verificarsi di un evento straordinario in grado di pregiudicare gravemente l’integrità degli stessi.

4. Nella vigenza del negozio fiduciario l’impresa o la società di cui all’articolo 42, comma 1, non può stipulare nuovi contratti o accordi con la Regione o con enti, istituti, agenzie, aziende, consorzi regionali o società a partecipazione regionale né prorogare quelli in essere”.

Come si vede, si tratta di una disciplina in cui è palese lo sforzo di bilanciare i diversi interessi in gioco, perché, in fondo, non elimina il diritto d’elettorato passivo per i grandi imprenditori, ma li sottopone ad un serio negozio fiduciario. Si può e si deve discutere sulla efficacia di questa disciplina perché il negozio fiduciario può presentare punti deboli, ma bisogna ammettere che si tratta di un’elementare norma di igiene istituzionale, di civiltà giuridica, volta ad arginare il peggiore cancro della democrazia, la commistione diretta e aperta fra affari e politica. Un obiettivo intensamente voluto dell’area democratica e progressiista del Paese, che ha sempre rimproverato alle forze del centrosinistra nazionale di non averla introdotta per il parlamento, consentendo così l’ingresso in politica di Berlusconi, con tutti i disastri conseguenti, che oggi ancora paghiamo. Orbene, stante questa brutta esperienza, ci saremmo aspettati un sostegno forte del PD sardo a questa disciplina. Ed invece no. Il PD nostrano si è messo di traverso, a tenaglia, contro questa disciplina, con Mario Floris, Randazzo e compagnia bella. Una posizione a dir poco autolesionista, anche se non è difficile intravedere dietro questa stravaganza l’ombra lunga di Mister Tiscali, che, per criticare la nuova disciplina, già ha mandato avanti, a testa bassa, i suoi costituzionalisti. Da Presidente della Regione, Soru, con la legge Statutaria, aveva addirittura tentato di legittimare il suo conflitto d’interessi, fingendo di combatterlo. Aveva anche abbuonato l’incompatibilità ad un consigliere regionale di SEL per everlo dalla sua parte. E si è visto com’è andata. Proprio lì ha sbattuto il muso. Ma del suo muso poco c’interessa, ci duole, e molto!, che lo abbia fatto sbattere dolorosamente anche a noi, elettori democratici e di sinistra. A quanto pare  la lezione non gli è servita. Ma se non ha insegnato niente a lui, che è testardo ed evidentemente non ha dismesso l’idea di tornare (a far danni!), come il Cavaliere che non si ritira mai, dovrebbe essere stata istruttiva per il PD. Questo partito ha interesse a cambiar pelle e dare esempi concreti di coerenza fra il dire e il fare. Ma vive in un altro mondo (detto fra parentesi, si dice proponga Antonello Cabras alla testa della Fondazione Banco di Sardegna!). Il conflitto d’interessi è certamente un banco di prova importante. Anche in vista delle imminenti elezioni. Ma loro pensano che tanto c’è l’uomo nero,  il Cavaliere, che impone a tutti un disciplinato, senza neppure tapparsi l’ormai esausto naso. E senza rivolgersi altrove.

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