24 Maggio. Grande Guerra, l’inutile strage. Gli studenti parlano di guerra pensando alla pace.

24 Maggio 2015
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Gianna Lai

Protetta dalla penombra del grande portone c’è, all’ingresso del Tecnico Pietro Martini di Cagliari, in via Sant’Eusebio, una lapide di marmo che ricorda la morte di 37 studenti dell’Istituto, nella Prima Guerra Mondiale.  Tre sono medaglia d’oro, a testimoniare di una condizione esistenziale tra le più sfortunate, perché se eri giovane in quegli anni, in quei tempi bui, il tuo destino era già definito dall’alto e per sempre, dovevi andare a fare la guerra.  La distruzione di intere generazioni di ragazzi è il dato più significativo di tutte le guerre, quello che crea maggiore coinvolgimento negli  studenti e motivazione all’apprendimento. L’inutile strage, secondo il monito di Benedetto XV,  evoca esperienze inedite, eppure così strettamente contigue alla gioventù di tutti i tempi, perché solo i popoli che hanno più numerosa gioventù possono mettere in campo la propria forza e fare la guerra. Lo ha denunciato Olmi questo tradimento, dedicando ‘Torneranno i prati’, ‘ai milioni di giovani e di civili morti in quella guerra senza che sapessero il perché’.
Avevano al centro questo dato i lavori di ricerca sulla Prima Guerra mondiale, che il 6 Maggio gli studenti delle scuole di Cagliari hanno presentato all’Auditorium del  Convitto Nazionale di via Vesalio, in un incontro organizzato dal Cidi e dagli insegnanti delle classi partecipanti. E si è trattato di un confronto sugli eventi del ‘14-’18, partendo dalle cose che di più interessano i giovani: le condizioni dei militari in trincea e della popolazione civile, bambini e  donne stretti tra la fame e i bombardamenti; i sardi in guerra; le nuove terribili tecnologie e fabbriche di morte, che si chiamano gas e lanciafiamme, carri armati e aerei di distruzione, in quella che De Luna definisce ‘la prima spaventosa carneficina di massa‘.
Nell’inquadramento storico del  tempo, ad opera del giovane studioso cagliaritano Maurizio Cocco, un vero  processo di conoscenza si è avviato, grazie alla riflessione sulle Lettere dal fronte e sulla documentazione dell’Archivio di Stato, presentata dalle classi dell’Alfieri. E poi attraverso le poesie, i canti di guerra, l’opera di Emilio Lussu e la condizione femminile in Inghilterra, nel lavoro delle tre classi della  Colombo. E i  testi poetici letti in inglese dal Liceo Siotto, e  le divise di guerra e i costumi e la moda del tempo, secondo le due classi del Professionale Pertini. Armi e tecnologia della guerra, per il Convitto e il Liceo Euclide. Il teatro, infine, nella drammatizzazione di Mille papaveri rossi, rappresentata dagli studenti del Liceo Alberti e  curata da Rita Atzeri.
In quel conflitto, non di eroi si trattò, dicono gli studenti coinvolti, ma di popoli costretti alla guerra, secondo i rapporti di forza stabiliti fra le potenze imperialiste, tutte responsabili del genocidio (come lo chiamò De Gaulle). E pronte, possiamo aggiungere, a raccogliere i frutti della guerra nell’avventura fascista e nazista, in nuovi devastanti conflitti necessari a fronteggiare i processi rivoluzionari, che il ‘14-’18  stesso aveva innescato nell’Est dell’Europa sovietica.
 ”Gli studenti parlano di guerra pensando alla pace”, recita la locandina dell’Incontro, lo sguardo rivolto all’articolo 11 della Costituzione italiana, che continua a suonare  polemico ancora rispetto all’oggi, contro le guerre in atto e contro i sempre nuovi pericoli di guerra. Ma richiamarsi all’articolo 11 della Costituzione significa, per il Cidi e per i docenti delle scuole che hanno promosso questa iniziativa, anche netto rifiuto di ogni forma di retorica celebrativa  della memoria, così come avviene spesso in occasione di anniversari importanti, se privata della giusta contestualizzazione storica. Allora  gli studenti divengono massa amorfa e inconsapevole, da trasferire a classi intere nei grandi saloni dove si officia il rito  della commemorazione (ad esempio in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia), per lasciare più spazio a stanchi, burocratici e non disinteressati cerimoniali. Non celebrazione ma conoscenza storica il lavoro di queste ragazze e di questi ragazzi, nella ricostruzione  di un evento che dà significato a tutto il Novecento. Essi hanno dimostrato un sapere ampio e buone capacità di rielaborazione e di approfondimento: per questo l’esposizione è risultata chiara, documentata e vivace, se non fosse per il tempo tiranno che ha tolto a taluni l’opportunità di esprimersi ancora meglio. Molto bello l’insieme degli interventi, ciascuno espressione di temi diversi sulla guerra, e tutti affrontati in modo critico, tale da far emergere un pensiero autonomo e ben motivato. Crediamo sia la via giusta per  radicare conoscenze, attraverso l’uso della ricerca e della lettura dei documenti, e sviluppare una memoria responsabile che induca a chiedersi perché è successo, di chi la responsabilità. Cosi come hanno fatto i due storici che hanno seguito questo lavoro, Gianluca Scroccu prima di Maurizio Cocco, nell’analisi del processo storico relativo alla Prima Guerra Mondiale.    
  

1 commento

  • 1 Cristina Pinna
    24 Maggio 2015 - 21:08

    È stato sottolineato il pregio maggiore dell’iniziativa del CIDI: il rifiuto di ogni forma celebrativa della memoria e, in sua vece, la promozione di un lavoro di ricostruzione storica in cui studentesse e studenti si sono impegnati sentendosi parte attiva e non semplici e passivi spettatori di anniversari di eventi privi di contestualizzazione storica
    Il doveroso richiamo all’art 11 della Costituzione è stato in linea con il titolo della manifestazione ”Gli studenti parlano di guerra pensando alla pace”
    Complimenti ai docenti che hanno curato questa iniziativa.

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