Donne di Sardegna… fra Abdullah, ayatollah e sharia

21 Dicembre 2015
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Amsicora

Si sa, le donne sono sempre e comunque un problema, streghe o sante, puttane o sorelle e madri. Oggetto del desiderio, oggetto pronto all’uso delle religioni, dei governanti. Per gli ayatollah di tutte le confessioni non devono parlare, non devono mostrarsi, non devono guidare, pensare manco a pensarlo, non hanno cervello. E votare? Quando mai! Non sia mai detto! Però succede che le donne possano essere utili a questo o a quello. Ricordate la storia patria? Le sinistre, comunisti e socialisti, in nome della sacrosanta eguaglianza, si batterono per il voto delle donne, ma furono i moderati, non pochi contrari all’eguaglianza, la democraziacristiana sopratutto, a trarne profitto. Nel mitico 18 aprile del ‘48 fu Degasperi a vincere e Togliatti e Nenni a perdere. Le donne, ahi le donne!, dalla parrocchie alle urne il passo, in quella lontana primavera, fu breve…e, per la sinistra, fu un disastro!
E in Arabia saudita? Che c’entra l’Arabia? C’entra, c’entra. Non siamo in tempi di contaminazioni, d’aperture di porte, di mulitculturalità? Non c’è un ponte aereo diretto Elmas/Riyad per trasporto di bombe ed altro materiale esplodente? E a Mater Olbia, coi nostri soldi non è l’emiro del Katar a fare affari con la Regione? Se poi quelli hanno intelligenze ed altro con l’Isis poco importa. E’ il mercato, bellezze! Parola di Pinotti! Ergo, l’Arabia c’entra. Li il compianto re Abdullah, recentemente scomparso, era ai ferri corti con gli ayatollah. I soliti scontri fra potere temporale e potere religioso, che però lì è anche temporale: controllano giustizia ed altro. E che c’entrano le donne? Li non votano, non guidano e hanno il velo. Non contano una mazza. Appunto. E allora? Allora il re ha avuto una pensata. Creare assemblee locali elettive e dare il voto alle donne. Liberate dal giogo clericale, non parlano, non guidano, hanno il velo, ma alle urne possono tornare comode per ridimensionare il potere del clero. Detto fatto! Ecco un gruppetto di donne nelle assemblee elettive. Non possono parlare, ma fanno maggioranza. Che serve a loro parlare, parlano i maschi, loro approvano. Sia ben chiaro queste assemblee non contano una mazza, neppure loro: istituite nel 2005 si occupano di spazzatura, strade secondarie e parchi di quartiere. Ma è un terreno per misurare la forza della monarchia e del clero.
Leggendo queste notizie, l’altro giorno mi è venuta una strana sensazione. Un déjà vu, un già visto, dove non so, ma una situazione conosciuta. Non vi è mai capitato di intuire di aver già visto una persona e non ricordare dove? Vi arrovellate, e poi, all’improvviso, tac!, ricordate tutto.  Ecco, tac!, ci sono! Le donne d’Arabia, le ho viste … in Sardegna, a casa nostra. Si proprio così! In Consiglio regionale, alle ultime elezioni, l’anno scorso non un secolo fa, ne sono state elette quattro su sessanta consiglieri. Non parlano, sono silenziose, votano, anche se contano poco tanto son poche. E il Consiglio? Anche questo tra accentramento governativo e genuflessione spontanea al capo del governo conta poco più delle assemblee locali del buon Abdullah, Allah lo abbia in gloria!.
Che miracolo, che capolavoro! Gli  Abdullah e gli ayatollah sardi dei partiti maggiori (e dei loro acari) sulle donne hanno fatto più o meno come i loro omologhi d’Arabia. E i tribunali nostrani? Beh… applicano la sharia! Investiti della questione di costituzionalità della legge elettorale sardo-islamica, neanche sono stati sfiorati dal dubbio che una disciplina che manda solo quattro donne in Consiglio regionale non sia proprio in linea con la Costituzione, che proclama l’eguaglianza uomo/donna. No, questi giudici, Tar o Consiglio di Stato, più che alla Legge fondamentale sono legati al fondamentalismo maggioritario, imperante qui come da Abdullah: poche donne, ubbidienti, poca opposizione ubbidiente, meglio, molto meglio non distubare il manovratore. Ci mancherebbe, un’opposizione vera a far casino in Consiglio! Ne va della governance! Non sia mai! Ma perché stupirsi se qui si fa come in quel d’Arabia? Siamo per la contaminazione delle culture, per le aperture. Che diamine! Se diamo loro le nostre bombe, vuol dire che siamo più che amici. Vuol dire che abbiamo la stessa visione del mondo, la medesima weltanschauung. Se diamo bombe e prendiamo soldi, possiamo dare e prendere anche idee. Sulla presenza delle donne nelle assemblee elettive siamo avanti nella contaminazione, l’asse Cagliari/Ryad funziona, stessa weltanschauung, non vi pare?  

1 commento

  • 1 Lucia Pagella
    29 Dicembre 2015 - 13:15

    Ero fuori per Natale. Peccato! Sarei intervenuta subito per esprimere tutto il mio consenso all’articolo che precede. Una sola annotazione : non funziona solo l’asse Cagliari/Ryad ma anche quello Roma/Ryad. Anche in parlamento le donne sono merce rara e poiché sono accuratamente scelte da un sinedrio sono i pupazzi del nostro porno ministro che le ha volute belle e possibilmente grate di essere state nominate ministre. Io voglio donne vere al governo, non cloni! Comunque grazie per questo articolo che considero un regalo di Natale.

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