La scuola non si sposta. La scuola al primo posto

19 Dicembre 2015
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Gianna Lai - Rita Sanna 

“La scuola non si sposta. La scuola al primo posto”, con questo slogan, inventato dagli studenti dell’Alberti, si è tenuta un’Assemblea pubblica il 2 dicembre 2015 con la partecipazione di docenti,s tudenti, genitori e amministratori. Si è fatto il putno sulla situazione. Ecco com’è andata.

Alberti Martini Motzo, scuole diverse in luoghi diversi, ma accomunate dallo striscione che annuncia l’Assemblea, organizzata dal CIDI e dal Forum delle Associazioni, ‘La scuola non si sposta. La scuola al primo posto. Che è poi la scritta ben visibile dello striscione, steso nei mesi scorsi sulla facciata del Liceo Scientifico di viale Colombo. E che preannuncia tempo buono se l’Alberti, grazie all’impegno e all’opposizione di studenti, docenti e dirigente scolastico, può restare dov’è, con un contratto ancora lungo cinque anni, firmato dalla Marina Militare Autorità portuale . Quella che accampava diritti sull’edificio. Racconta il prof. Raffaele Rossi, dirigente dell’Alberti, nel suo intervento introduttivo, che dette lui al Collegio l’annuncio dell’arrivo immediato delle ruspe, senza alcuna destinazione possibile per la scuola. Fatto bene, così si tratta la scuola, aggiungiamo noi, dove vivono e lavorano i giovani, così si mette in pratica e si attua il dettato costituzionale della cittadinanza! E sollecitò, il dirigente, un’immediata opposizione al provvedimento, per salvare un luogo importante della formazione di centinaia e centinaia di giovani, provenienti dalla città e da tutto l’hinterland. Che, con l’irragionevole dimensionamento dei 600 alunni, imposto anche alla Sardegna, avrebbe presto portato alla morte della scuola stessa.
Senza essere il dirigente del Martini, trasferito al Besta per la messa in sicurezza dei solai, il prof. Rossi traccia la via da seguire per salvare la scuola, una presa di coscienza seria da parte di chi è interessato alla sopravvivenza dell’Istituto Tecnico cittadino.
Nelle relazioni e negli interventi, il percorso di un venir meno, di un maltrattamento vero e proprio della scuola pubblica in città, a partire dagli anni novanta, fino ai nostri giorni. Prima la città educativa, che apre scuole in bei caseggiati e luoghi centrali e di pregio, facilmente accessibili per la città e per l’hinterland; in cui il diritto allo studio può coniugarsi alla relazione col territorio per dare finalmente ai luoghi i veri connotati della partecipazione e della formazione di nuove classi dirigenti. Oggi lo spostamento demenziale di tutti gli istituti tecnici e professionali nella periferia estrema. In luoghi improbabili e di scarso pregio commerciale, lontani dalla Stazione di piazza Matteotti, e mal serviti dai mezzi pubblici. Senza servizi, ma a bocca delle città mercato, in caseggiati spesso di materiali prefabbricati, fuori anche dall’abitato del territorio ospitante, Pirri e Monserrato.
Addio ai bei tempi in cui piazza Repubblica veniva attraversata tutti i giorni da oltre 11mila studenti, dello Scano, del Michelangelo, del Martini,dell’Eleonora D’Arborea, del Dettori: oggi con lo spostamento del Martini resterebbero solo due scuole, in zona. E nel mentre, Tecnico Agrario da Cagliari a Elmas; Professionali Meucci e Pertini, da Cagliari a Pirri; Scano, da Cagliari a Monserrato; Liceo Artistico da Cagliari a Pirri; Bacaredda, da Cagliari, un pezzo a Selargius, uno alla Mameli-Calvino, oggi chiusa; Martini, da Cagliari, un pezzo al Besta, oggi chiuso, salvati gli altri mille studenti che occuparono, insieme a docenti e preside, la sede di via S. Eusebio; Tecnico Leonardo, oggi smembrato che, come ha annunciato il dirigente Rossi, potrebbe essere accorpato al Martini, per decisione dei burocrati della provincia incaricati dalla Regione: entrambi, Martini e Leonardo, con tutti questi movimenti, in continua perdita di alunni e quindi di autonomia.
Guai ora, per il Martini, ad affidare le chiavi dell’Istituto all’impresa, non rientrerebbe più in via S. Eusebio, come già successe all’Artistico e al Michelangelo! Per una Cagliari Città Capitale della cultura, slogan su cui si fonda la prossima campagna elettorale, non c’è proprio male! Immiserita dall’indifferenza nei confronti della scuola, tenuto conto che la crisi economica spinge i giovani a iscriversi a tecnici e professionali, non è bastata la stabilizzazione delle iscrizioni per ridare respiro a queste scuole. La sopravvivenza viene loro negata proprio dalle amministrazioni, il diritto allo studio e alla scuola da chi lo dovrebbe garantire e sostenere per le fasce più deboli della popolazione che vengono brutalmente estromesse dalla città, che i poveri che frequentano la scuola vadano altrove. Si disorientano studenti e famiglie, dispersione, bocciature, abbandono, le piaghe che Amministratori locali e regionali dicono di voler combattere, perlomeno in campagna elettorale, son loro a provocarle.
Contro questa grave emergenza della messa in sicurezza delle scuole, che ne provoca la crisi, studenti, insegnanti e genitori di Alberti, Motzo e Martini, hanno auspicato l’intervento degli amministratori comunali, presenti in Assemblea, ciascuno con le proprie richieste. Così Esmeralda del Motzo di Quartu, contro lo smembramento della sua scuola in sei sedi lontane l’una dall’altra, e poi tutti gli altri, la signora Pistis madre di una ragazza del Martini, denunciando la lunghezza del viaggio, fino a un’ora e mezzo da Serramanna al Besta, e la docente del Martini nel dire quanto sia stato preso alla sprovvista il Collegio, e quanto si sia impegnato il ‘Comitato per salvare il Martini’ a opporsi al dictat del Commissario.
Volevano sapere in che modo gli amministratori intendessero agire, auspicando un’intesa con la Regione che ponga fine a questo calvario delle scuole di Cagliari e garantisca sicurezza e stabilità della sede.
Il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, nel suo intervento in assemblea, dà garanzie per l’Alberti, perché andrà modificato il Piano portuale quando ci sarà la Città metropolitana, ma per quanto riguarda il Martini si trincera dietro la questione delle competenze del Comune, che si limitano alle scuole dell’obbligo. Ma al Sindaco della città capoluogo non si chiede un intervento amministrativo quanto di far valere il suo ruolo politico nei confronti della Regione, di rivendicare il suo diritto di intervento a nome dei cittadini, cagliaritani e non solo, sulle scelte che riguardano la presenza delle scuole in tutto il territorio cittadino, per come garantiscono i diritti degli studenti della città e dell’hinterland.
Un intervento della Regione, che ha competenza sul dimensionamento della rete scolastica e sulla dislocazione degli istituti, di tutti gli ordini, nel territorio, andrebbe perciò sollecitato in tempi brevi (prima del 7 gennaio, data ventilata in via ufficiosa per il trasloco a Monserrato), perché al Martini venga destinata una sede dentro la città. Anche gli studenti intervenuti hanno messo in evidenza questo aspetto e hanno chiesto che venga riconosciuto il ruolo svolto dalle scuole per la città, come luoghi di conoscenza e di confronto, dentro e fuori dalle aule scolastiche
Del resto, a chi spetta decidere? Come ha messo in evidenza un docente del Liceo Alberti, non ad un ente commissariato ma a politici nel pieno delle loro funzioni, che non allontanino le scuole pubbliche dal centro mentre questo viene occupato dai diplomifici delle scuole private.
Come ribadito anche da Giorgio Palmas (già assessore comunale a Monserrato, comune recentemente commissariato), deve essere la politica a governare le situazioni, a programmare ed è responsabilità della Regione Sardegna garantire finanziamenti e destinazione vincolati.
Perché l’antico palazzo rimanga alla città come scuola, come negli ultimi 150 anni, perché anche gli edifici testimoniano e rinforzano la memoria storica di una città.

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